Da nativo brianzolo, monzese per l’esattezza, mi sono sempre chiesto perchè la bella realtà della vita di corte, di cascina, era stata totalmente azzerata dalla moderna e spesso ottusa “civiltà” industriale, che aveva abbattuto costruzioni storiche per dare spazio ad anonimi e spesso orripilanti palazzi. Perchè le famiglie avevano col tempo deciso di separare le loro vite per vivere distanti, chiuse in asettici appartamenti, senza più condividere i valori che pure ancora forti rimangono in realtà di origine rurale come quella della Brianza?
Certo il progresso e le rinnovate necessità abitative. Quale progresso? Quello che ha permesso lo scempio indisturbato di intere aree della nostra verde e fertile terra. Quello che ha ottusamente cancellato il passato, parte della nostra storia e delle nostre tradizioni, con scelte di politica territoriale scellerate, con piani regolatori da continua denuncia, motivati dalla modernità e varati da amministrazioni comunali conniventi con gli interessi dei palazzinari locali e anche con quelli dei piccoli proprietari (elettori) votati solo al mattone e non al minimo rispetto dell’impatto ambientale. Senza mai un impeto di saggezza e di visione. Erano proprio quelle le aspettative di chi chiedeva nuove residenze per vivere meglio la propria vita? O i moderni alveari servivano più che altro ad aumentare le cubature ed arricchire i soliti noti? La risposta oggi appare scontata, laddove tanti ormai ritengono che molti errori macroscopici siano stati commessi, a partire dal palazzo dell’ex Upim di Monza che ha cancellato una piazza bellissima con tanto di fontana e giardini.
Purtroppo non è il solo. Basta guardarsi in giro in Brianza per vedere quante mostruosità ci sono. Orribili fungacci di cemento, autentiche “merdacce” estetiche partorite con il solo interesse di far soldi. Magari prossimamente una carrellata ve la mostriamo, così tanto per rendersi conto di quanti “cervelli” hanno partorito “a piede libero” obrobri che andrebbe davvero abbattuti, se ce ne fosse una minima possibilità. E purtroppo a piede libero forse rimangono ancor oggi in molti, pronti a fare altri danni.
Quella che ci racconta l’amico Pierfranco è una bella storia che merita davvero una sottolineatura, per la scelta degli amministratori locali, e un plauso alle famiglie di amici che hanno intrapreso questa strada che oggi può apparire innovativa, non facile, ma che contiene la grande bellezza di riportarci ad un passato nel quale il valore della condivisione era patrimonio di tutti. E bello sapere che anche i bambini in questo progetto hanno fatto la loro parte. Perché il nostro futuro è nelle loro mani e presto pure nelle loro teste, speriamo ben educate al rispetto della libertà, che non è solo quella personale.
c.g.
A Vimercate da alcuni mesi il cohousing è una realtà. Sono 14 le famiglie che hanno scelto di vivere questa esperienza innovativa dell’abitare, dove determinante sono le dinamiche di gruppo, ne la Corte dei Girasoli inaugurata il 22 maggio scorso.
Questa realtà vive la sua quotidianità, per certi versi innovativa, come la vivevano i contadini nelle grandi corti lombarde dei primi del 900. I problemi di una famiglia diventavano momenti di partecipazione, di adesione da parte di tutti. La nuova residenza è ubicata in via Fiume, nel quartiere nord della città.
Il progetto, che ci riporta ai bei valori della condivisione, nasce nel maggio 2010 e per tutti questi anni ha tenuto uniti nella fase di progettazione 14 famiglie di amici, con 54 persone fra genitori e figli. Famiglie che insieme hanno affrontato la burocrazia, hanno seguito la costruzione, sino ai primi mesi di quest’anno quando sono entrati nelle loro case.
Il cohousing nasce dalla scelta dell’amministrazione comunale guidata dal Sindaco Paolo Brambilla di assegnare ad un prezzo agevolato, 100 mila euro, un’area di proprietà comunale ubicata nei pressi delle scuole don Milani per dar vita ad una iniziativa abitativa di cohousing. Il progetto prevedeva di realizzare un condominio che aggregasse e favorisse il dialogo e la condivisione fra famiglie che volevano vivere in modo attivo e partecipe il territorio e si facevano promotrici, anche attraverso gli spazi architettonici a disposizione, di iniziative e servizi alla cittadinanza, il tutto nel rispetto dei criteri della sostenibilità ambientale. Oggi tutto questo è realtà.
La Corte dei Girasoli è il primo modello vivente di co-residenza partecipata in Brianza e un punto di riferimento aperto al dialogo per coloro che volessero intraprendere un’esperienza simile. Il fabbricato, prevalente è il legno, è in classe energetica A+ con pannelli fotovoltaici e un sistema di pompe di calore che garantiscono un forte risparmio energetico. Una residenza con spazi aperti per la vita quotidiana, altri più riservati per la notte, caratterizzata da gli spazi comuni. Al piano terra c’è una cucina aperta, una biblioteca, spazi dove vivere con gli altri il dialogo. All’ultimo piano c’è una grande serra. Completano gli spazi comuni la lavanderia e nel seminterrato un salone per ospitare le assemblee di quartiere, ma soprattutto, in accordo con la direzione didattica cittadina, un doposcuola aperto ai ragazzi delle scuole vimercatesi. In un cortile aperto, in spazi dove si vive l’accoglienza, è stato ricavato anche un monolocale in grado di offrire una temporanea sistemazione a persone in stato di necessità. Per tutti poi c’è un grande parco che in futuro sarà a disposizione del quartiere.
Pierfranco Redaelli
https://www.facebook.com/lacortedeigirasoli