A dirla tutta, Valentino Giambelli è stato il “mio” Presidente. Quello con il quale ho fraternizzato di più e per più tempo durante l’allora mia assidua presenza allo stadio, prima al Sada e poi al Brianteo. Per 18 lunghi anni. Anni belli, conditi da sana passione. Quella che oggi mi manca, anche perché certi personaggi giunti a Monza dopo di lui hanno lasciato il nulla o poco più. Alcuni solo danni e grossi pure. E meno male che al timone del Monza sono tornati suoi fraterni amici, prima Colombo e adesso Adriano Galliani. Con grande tristezza per lui che non si è potuto gustare i tempi del rilancio biancorosso a causa della malattia che gli ha distrutto gli ultimi anni di vita.
Per Valentino Giambelli, novantun’anni, cinquanta di successi e di grandi soddisfazioni che lo hanno portato nell’olimpo dei costruttori edili, con opere che hanno lasciato il segno non solo nella sua amata Brianza. Prima fra tutte l’avveniristico complesso delle Torri Bianche di Vimercate fino ad arrivare allo splendore del pluristellato hotel Palazzo Parigi di Milano. Tanti immobili, tante realizzazioni. Caratterizzate sempre da classe, stile, buon gusto e raffinatezza. Anche quando si trattava di semplici appartamenti.
Il gruppo Giambelli è oggi uno dei simboli riconosciuti di questa Brianza, capace di tante eccellenze spesso non “santificate” come si dovrebbe.
La case-history aziendale ci racconta delle unicità del vulcanico geometra di Omate: il centro Ikea di Carugate, il restauro di Villa Trivulzio di Omate (antico borgo rurale che ne ha visto i natali), il Cosmo Hotel Palace di Cinisello Balsamo, la sede della Cisco Photonics, piazza Unità d’Italia a Vimercate (la sua Vimercate). L’elenco sarebbe davvero troppo lungo. Così come sarebbe lungo ricordare i trascorsi sportivi di Valentino Giambelli, attaccante del vecchio Monza dal 1949 al ’52 (portato per la prima volta in B), poi consigliere della società e infine Presidente dal 1980 al 1999. Navigando con dignità nella Cadetteria con soli tre scivoloni tra i semiprof.
Oggi nel sapere della sua morte si affollano nella mia mente tanti bei ricordi di quell’uomo dall’intraprendenza unica. La fotografia perfetta del self made man brianzolo. Uno che si era fatto da solo, con sacrificio, animato sempre da sana passione, per tutto. Anche per i fiori e gli alberi, oltre che per il mattone e il pallone. Un uomo capace di inventarsi un’azienda quasi dal nulla e di portarla ai vertici. Con capacità, vivacità e visione.
Il testimone, con la sua malattia, è già passato da tempo ai figli Michele, Elio e Paola che oggi lo piangono insieme all’amata moglie Beatrice e a tutti i tifosi biancorossi che lo porteranno sempre nel cuore.
Casualità ha voluto che per un paio d’anni, dal 1999, dopo la sua cessione del Monza Calcio al friulano Fazzolari, mi trovassi nel ruolo di addetto stampa della società. La vita, il più delle volte, non riesce a farti concretizzare i sogni. E così, a parte per il “Brianteo”, il “giornalino” della società uscito a fine Anni Ottanta, non ho avuto il piacere di avere collaborazioni dirette con il buon Valentino per il quale ho sempre nutrito grande stima ed epidermica simpatia. Al di là di qualche vivace e simpatica discussione che nel gioco delle parti ci stava.
Non posso dimenticare i numerosi incontri e le telefonate, per meglio dire le irruzioni telefoniche, ai tempi delle mie collaborazioni con varie testate nazionali e locali, a partire da “Il Giornale” che allora aveva pagine dedicate alla “metropoli” nelle quali lo sport locale, soprattutto al martedì trovava spazio. E l’articolo sul Monza non mancava mai. Così come era diventata consuetudine l’animata chiacchierata del dopo partita o del lunedì con il Pres Giambelli, che quando si trattava di Monza mollava pure il lavoro, sacro in Brianza. Le sue battute erano manna per uno “scrivente” come me. Alcune non sempre riportabili.
Nel momento dell’ultimo saluto, sto correndo con la memoria sulla sua Mercedes 500 SEL mentre in compagnia di un giovane DS Beppe Marotta, del collega Mario Bonati e di un amico del Valentino, si viaggiava per una trasferta in terra toscana, credo a Livorno. Favorito dagli oltre 200 cavalli della vettura tedesca, il Presidente, che intratteneva amabilmente noi viaggiatori, pigiava di brutto sull’acceleratore per arrivare in tempo a salutare la squadra prima della gara. Immersi nella piacevole conversazione, mentre il panorama a lato sfuggiva, io e Beppe ad un certo punto guardammo preoccupati il contachilometri e nel contempo ci rendemmo conto che eravamo in pratica già arrivati. Perché Valentino ha sempre corso e puntato in alto. Come le dita bianche di quei suoi grattacieli che solcano il cielo di Vimercate.
Carlo Gaeta
Ps i funerali si svolgeranno domani sabato 30 marzo a Vimercate, alle 11, nel Santuario della Beata Vergine del Rosario.