Nella galleria dei ristoranti caratteristici fuori Brianza, inseriti in scenari di verde e di pace, tipici di casa nostra, con cucina genuina ed innovativa, uno spazio di primo piano va riservato, senza dubbio, al ‘Bue d’Oro’ di Valeggio sul Mincio, pittoresca località a circa un’ora e mezza di macchina da Monza, nota per il suo Parco Giardino Sigurtà, uno dei più belli d’Europa, del quale parliamo in altra parte del nostro magazine, completando così la bella gita fuori porta tra verde, fiori ed enogastronomia. Per non farsi mancare niente e concedersi una giornata davvero memorabile.
La storia, per certi versi avvincente, è quella di persone con una grande passione per la ristorazione, che hanno lavorato per diversi decenni, con grande impegno ed abnegazione, per dar vita ad un accogliente locale, in un luogo incantevole, tra romanticismo e modernità, dove sentirsi come a casa propria e trascorrere un po’ di tempo in compagnia, assaporando i piatti della tradizione, con un occhio al futuro. Il ‘Bue d’Oro’, in novant’anni di vita, è sorto due volte, sempre con fascino e naturalezza.
Fondato nel 1927 da Caterina Zara, donna, imprenditrice e madre di famiglia, era, un tempo, una vecchia osteria, molto frequentata, grazie alla sua strategica ubicazione, nel centro storico della cittadina, proprio di fronte alla piazza dove, anticamente, si svolgeva il mercato dei buoi, da cui il nome. Allora, l’osteria era composta da due stanze ed un camino centrale, davanti al quale Caterina, per tutti ‘Mama Catina’, preparava tortellini, trippe e baccalà per i suoi clienti.
I quattro figli Giuseppe, Gastone, Elios e Giuseppina, attraverso una conduzione a carattere familiare ed una oculata amministrazione, riuscirono nel tempo ad ampliare il locale, aggiungendo una grande sala per banchetti, una taverna e, per finire, 40 stanze d’albergo. Coniugando sapientemente il gusto delle ricette tradizionali, tipiche di un’osteria veneta, con un’ambientazione ricercata e raffinata, portarono, così, il ristorante al top.
Con il trascorrere degli anni, ciascuno dei fratelli prese, però, la propria strada, chi per gestire nuovi ristoranti e chi un’azienda agricola ed il ‘Bue d’Oro’ rimase nelle mani di Giuseppe, il maggiore e della consorte Giuseppina. Con loro e con i tre figli Mariella, Cinzia ed Andrea, iniziò un’era di grande splendore per il ristorante, che, a poco a poco, divenne sempre più grande, con 300 posti a sedere e popolare, anche fuori dal paese. Tutto filò liscio sino alla notte del 6 gennaio del 2000, quando, a causa di un mozzicone di sigaretta mal gestito, il ‘Bue d’Oro’ fu distrutto dalle fiamme, fortunatamente senza problemi fisici per le persone, ma con un danno di circa 3 miliardi delle vecchie lire, con salvo solo l’albergo, la cucina ed una stanza.
Con l’aiuto di parenti ed amici, con dignità e tenacia, i proprietari non si lasciarono abbattere dalla terribile sventura e, ben presto, rimisero in piedi il celebre locale, con nuove sale, nuovi arredamenti, ma la stessa cortesia e la stessa qualità di prima.
Con Mariella ed Andrea, chef ai fornelli, Cinzia, sommelier e capo sala, con il compito di accogliere nel miglior modo i clienti e di farli sentire a proprio agio, Gianni, gestore ed amministratore dell’azienda e la mamma Pina a coordinare il tutto, con grande esperienza e sapienza, il ‘Bue d’Oro’ tornò ad essere il punto di riferimento in zona per gli amanti della buona e genuina cucina.
Ora il locale si presenta luminosissimo, con pezzi d’arredo vintage e tanto verde nelle modernissime sale, con riferimenti a metà strada tra il rustico e l’urbano, con uno stile che trova espressione nel design d’interni, tipico del Nord Europa. Quasi un ‘giardino d’inverno’, con la sala principale che ospita una composizione di tavoli ed un bancone, circondata da vasi di piante, felci e fiori secchi, con grande richiamo alla natura, con i pavimenti in resina e i controsoffitti in listelli di legno sbiancati. La cucina con cibi all’insegna della stagionalità e della territorialità dei prodotti, è completamente a vista, per offrire al cliente la possibilità di veder nascere piatti gustosi ma sempre leggeri, con grande creatività e professionalità, sposando l’innovazione con la tradizione.
Mariella e Gianni, rimasti, con le figlie Alessandra ed Anna Chiara, soli, al timone del ‘Bue d’Oro’ stanno dando al locale una nuova ventata di freschezza e di signorilità, sempre nel rispetto della storia e della tradizione, che sembrano far sempre più presa sulla clientela, giovane ed anziana.
Ed eccoci ai piatti, partendo dall’antipasto ‘Italiano’ con burratina di Fior di Latte su concassé di pomodoro e basilico; ‘La Pinsa’, su antica ricetta di pane a lievitazione naturale concarpaccio di pesce spada, datterini ed olio d’oliva; ‘Torretta di Melanzane’, composta da pomodoro, basilico e, ovviamente, melanzane, accompagnate con pane al latte di soia aromatizzato al sesamo; ‘Salmone e Av ocado’, con salmone affumicato, concassé di pomodoro ed avocado su crostone; ‘Carpaccio Valtellinese’, basato su bresaola fresca della Valtellina, con misticanza, scaglie di Monte Veronese, miele ed olio aggrumato; ‘Spizzicheria Veneta’, formata da Crudo di Montagnana, salame nostrano con Murlacco al cucchiaio e Ubriacone, verdure in agrodolce, pane al papavero e semi di lino; ‘Scomposta di mare’, con salmone marinato al ginepro, gamberi in pasta kataifi, alici all’olio, burro di crostacei, maionese al wsabi e rape rosse in salsa aioli, e ‘Le Tre Tartare’, con ombrina agli agrumi di Sicilia, branzino al sale nero di Cipro e salmone con olio ed aneto.
Per i primi, non possono certo mancare i tortellini di Valeggio, i celebri ‘Nodi d’Amore’, con ripieno di carne, al burro spumoso e salvia croccante, oppure in brodo, il tortello di zucca, pasta ripiena di zucca mantovana, mostarda, amaretto, noce moscata e condita al burro crudo; lo Stracon, triangoli di sottile sfoglia dorata, ripieni di delicato stracchino fresco; l’‘Orto Sottosopra’, crema di patata e topinambur con chips, julienne di carota e sedano, rapa rossa, aneto ed olio bio; la ‘Calamarata’, padellata di mezzi paccheri, con code di gambero e filangè di carciofi; la ‘Trenetta Mediterranea’, fettuccia di pasta all’uovo ruvida, condita con straccetti di branzino ai sapori mediterranei; il ‘Fusillone Verde’, pasta Garofalo trafilata al bronzo, padellata con fagioli cannellini e pesto di basilico fresco, e la ‘Macedonia Veggie’, dadolata di verdure croccanti, con insalatina di finocchio, farro, orzo e riso Basmati.
I secondi variano tra carne e pesce. Si va dal canguro alla senape antica alla tagliata di Angus, dalla battuta di Fassona all’Ombrina fusion, dal trancio di tonno alla tagliata di coniglio, dal croccante di ceci al black burger, dalla limousine su pietra allo scottadito alla tagliata di cavallo.
Per il dessert la Casa presenta: spumone allo zabaione, il tiramisù, il semifreddo agli agrumi, la rosellina aranciata, la creme caramel, il gelato stregato, la panna cotta al pistacchio e la cheescake.
I prezzi sono decisamente nella norma, nel giusto rapporto tra qualità e prezzo.
Enzo Mauri