Note a margine

Tutto pass … e se ne va! ma Billot va sempre di moda

Brianza Acque

Gli aforismi sul tempo che passa si sprecano, usciti dalla mente di poeti e scrittori e fermati con l’inchiostro su fogli di carta a beneficio dei posteri. Il tempo trascorre veloce ed è sempre tiranno. E ricordare i tempi andati serve a ben poco. Come tali, sono andati. Non tornano più!

Cambiano i tempi, cambiano le modalità e gli approcci. Pure le persone se ne vanno. Chi come me scrive da ormai quarant’anni ha toccato con mano radicali cambiamenti e spero di vedere tanto altro ancora. Possibilmente di buono, ma già da qualche anno ho seri dubbi in proposito. Soprattutto per quanto riguarda la mia professione, finita nella cloaca web dentro la quale si fa prima ad annegare che distinguersi. Fortunatamente ho fatto in tempo a conservare nella memoria immagini belle, alcune epiche, che nessuno potrà togliermi e che al massimo potrò raccontare alle future generazioni, ai nativi digitali che in tempo di “sveltine” social voglia di leggere non hanno. Dovrò forse fermarmi alla sintesi estrema di un titolo con al massimo una foto.

Insomma, cambia tutto. Ed è giusto così, almeno nella media.

Ogni tanto però ricorrere alla storia fa bene alla memoria. Se non altro per non ripetere gli errori. Ebbene, poco più di duecento anni fa dalle parti nostre girava tale Generale Jean-Baptiste Billot, comandante della piazza di Monza ai tempi dell’invasione napoleonica. Era avvezzo a decisioni spesso senza senso e a proclami che destavano ilarità. L’amico Felice Camesasca, storico monzese, ci racconta che tra i progetti di Billot, che più destarono scalpore in città, c’era quello di far realizzare una via diretta di collegamento tra la Villa Reale e il castello di Versailles, forse per non essere da meno degli austriaci che avevano edificato la Reggia sull’asse Milano-Vienna. Per farla breve, ne faceva e ne sparava grosse tanto che a Monza il popolo oppresso coniò il termine “bilòtt” per identificare qualcuno che era portato a far cazzate tanto che le stesse divennero per tutti “bilottate”. Ergo il primo vero Bilòtt de Munscia è stato indubbiamente lui, il Generale. Poi ne sono seguiti a frotte. Ancora oggi a piede libero ne incontriamo diversi.

Guarda caso, più o meno sull’asse che volge verso nord, è stato costruito nel parco reale l’autodromo nazionale, fino a ieri governato dai lombardi e da qualche tempo passato in mano a Roma, perché dalle nostre parti i danè non li cacciano e quindi è dovuta intervenire l’Automobile Club d’Italia per salvare la gloriosa pista e il “suo” Gran Premio. Adesso siamo in mano ai cugini di Giulio Cesare che prendono, giustamente, le loro opportune decisioni.

Monza è cambiata. E’ passata di mano nel giro di un paio d’anni, complici sventurate scelte nostrane. Non è più l’Autodromo Nazionale ma è diventato Monza ENI Circuit, in onore allo sponsor. Sono cambiati i gestori e via via i personaggi al timone dell’impianto. Tutto il vecchio è stato mandato al macero. Facce nuove e prassi diverse. Anche quelle di accreditamento che coinvolgono gente che là dentro ci ha passato una vita e ci ha lasciato il cuore. I “vecchi” sono diventati emeriti sconosciuti. “Rimbambiti” da tenere fuori perché alla fine disturbano il nuovo che avanza fatto per lo più da personaggi rampanti che ben poco sanno della storia di Monza, di uomini e motori. Delle gesta dei campioni.

Autodromo pass permanentiQualche giorno fa è stata inviata una comunicazione nella quale si legge che, a partire da quest’anno, per meglio regolare l’accesso al circuito e consentire all’Ufficio Stampa un’ottimizzazione del servizio, i pass permanenti Stampa/Press, nominativi con foto e codice a barre univoco, non verranno più rinnovati. Stessa cosa pare sia accaduta per altre categorie di permanenti stagionali. In buona sostanza, chi va all’autodromo per lavorare deve accreditarsi per ogni singolo evento in calendario. Attenersi al formulario, attendere la conferma di accredito, andare a ritirare il titolo d’ingresso e via di questo passo per una ventina di volte l’anno. Che vuoi che sia, con tutti i problemi che ci sono in questo strano Paese. Che c’entra in tutto questo il Generale Billot?

Posso dire che mi pare proprio un’autentica “bilottata”, inutilmente ripetitiva, pure di scarsa economia, visto che il tempo, non solo in Brianza, è denaro? Me lo date ancora il pass se scrivo che trattasi di idea alla Billot? Riesco ancora a entrare visto che il mio attuale peso mi impedisce di scavalcare la cinta come quando ero ragazzino?

La citazione del Generale napoleonico mi pare quanto mai opportuna e sempre attuale. Per carità, non è una questione di “casta” e di personali agevolazioni, ma chi deve lavorare con periodicità (e penso che anche all’ufficio stampa ACM finiscano per sbattersi di più) non può perdere tempo per ogni singolo accredito dato ad ogni corsa in calendario, compilando le stesse schede ogni volta. Burocrazia romana? Controlli fiscali? Siae da pagare? Di tutto un po’. Bilottate.

Bastava semplicemente raccogliere le richieste di accredito annuale, come si è sempre fatto, controllare il pedigree del richiedente, magari attuando controlli più rigidi per l’accreditamento, e consegnare una bella tessera con tanto di foto, punzonatura Siae e codice Iva impresso per lo scarico fiscale. Abbastanza semplice, ma forse costa troppo. Lo fanno le società di calcio, pure quelle in serie C, per le gare casalinghe. Al Monza ENI Circuit invece non si può fare! Forse perché spesso proprio con tessere e biglietti hanno combinato casini “neri”, tanto che è intervenuta la GdF e pure la magistratura. Così adesso è arrivata la mannaia.

Sapete che vi dico: ripiango assai i tempi epici dell’ing. Bacciagaluppi e del rag. Tavoni e, quasi quasi, pure quelli di Ferrari e Beghella Bartoli. Che voleve? Sono vecchio del mestiere e certe balle mi indispongono perché non ci trovo tutto ‘sto senso. Sono rimasto al tempo in cui all’autodromo ci andavo ogni weekend per passione e per lavoro; e anche per andare a incontrare tanti amici. Quando c’era il Gran Premio, senza nulla chiedere, in direzione trovavo la busta con un paio di biglietti per la famiglia, segno di tangibile riconoscenza per il lavoro svolto nell’anno che, infondo, promuoveva, senza personale tornaconto, la SIAS, l’ACM e la “mia” Monza. Era un omaggio sincero, frutto di rapporto tra amici che svolgevano il proprio lavoro a contatto di gomito, con professionalità e rispetto dei ruoli. Tutto qui. Senza scomodare l’etica della professione, perché se entriamo in quell’ambito mezzo Ordine dei giornalai (e dico giornalai) oggi dovrebbe essere radiato d’un botto.

Sogno dicendo che, approfittando dei più rigidi controlli e dell’annullamento dei permessi permanenti, mi piacerebbe non vedere in giro politicanti e personaggi in cerca d’autore che sfilano per i box con il pass al collo solo per farsi vedere con la nuova fiamma di turno. Pia illusione: per loro i pass ci saranno sempre! Senza manco l’invio della richiesta di accredito. Forse è il caso di ricordare a questi simpatici raccomandati che da quest’anno non potranno più ammirare la silhouette delle ragazze sulla griglia di partenza. E’ cambiata anche questa moda “maschilista” per lasciare spazio all’ipocrita scelta dei bambini. Altra solenne bilottata. Così nei box ci troveremo le famiglie dei pargoli, nonni compresi. Vuoi che stiano a casa mentre il loro fortunato nipotino viene esposto (alla faccia della tutela dei minori) davanti agli obiettivi per soddisfare questa becera ondata di finto moralismo?

Non mi resta che conservare come storici cimeli le oltre 30 tessere annuali che ho nel cassetto, raccogliere in un album le foto delle miss e ricordare il 2018 come l’anno del ritorno di Billot. Perché le “bilottate” sono sempre di grande attualità. Purtroppo.

Carlo Gaeta

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