Il Resto del Carletto Teatro

Teatro Manzoni, 60 anni di “spettacolari” ricordi monzesi


Teatro Manzoni salaLa storia del cineteatro Manzoni, oggi solo teatro, è un pezzo di vita della Monza dal Dopoguerra ad oggi. Nel 1953 Gino Cardin e Ambrogio Moro si unirono per costruire un moderno cineteatro nel cuore della città di Monza. La struttura venne completata e aperta ufficialmente un paio di anni dopo, il 9 settembre 1955 con la proiezione del film “Sette spose per sette fratelli”, musical hollywoodiano di grande successo, che vinse pure l’Oscar come miglior colonna sonora.

Erano gli anni della risalita. Lasciati alle spalle i dolori e le distruzioni della guerra, il Paese voleva rinascere e crescere e Monza, grazie ad alcuni illuminati imprenditori, si candidava ad essere polo attrattivo al centro della grande e produttiva aree briantea. Il cineteatro Manzoni, moderno e accogliente, divenne subito polo culturale, tra grande cinema e grandi spettacoli teatrali. Entrare al Manzoni era sempre un’emozione ed in parte lo è ancora oggi a 60 anni di distanza. Gli ampi spazi dal foyer d’ingresso, completamente vetrato che portava verso lo scalone d’ingresso alla sala, con gli ornati dei controsoffitti e la colonna dello sculture Oliva di fianco al botteghino, al secondo grande foyer nell’ammezzato che porta alla parte superiore della galleria con il grande quadro che ci fa rivivere un capitolo della storia di Monza e della sua Regina Teodolinda, opera del pittore toscano Ghino Baragatti. Bella l’illuminazione e accogliente tutto il grande salone.

Nel Manzoni da qualsiasi parte ti siedi vedevi bene, anche in alto, dove noi giovanotti andavamo con la nostra lei, non certo per vedere il film, ma per trascorrere qualche momento di intimità, interrotto spesso dal passaggio della “maschera”. Molti fidanzamenti sono nati sulle poltrone del cineteatro monzese.

Il Manzoni era soprattutto cinema in quegli anni. Personalmente i miei ricordi di ragazzino vanno alle proiezioni d’anteprima nazionale al pari della grande Milano. Emozioni “terribili” per noi giovanissimi monzesi appassionati di motori quando nel 1967 venne proiettato per la prima volta il film “Grand Prix”, girato all’Autodromo nazionale e in città l’anno prima, con un cast stellare tra cui James Garner e Yves Montand, nella parte di due grandi piloti di formula uno dell’epoca. Poi nel ’70 il capolavoro di Sergio Leone “Giù la testa” e tanti altri. Senza dimenticare le domeniche mattina dedicate ai bambini, con la proiezione dei classici animati della Disney accompagnati dalla vendita di qualche enciclopedia o gioco. Tempi quasi epici, sicuramente memorabili per chi ha avuto la fortuna di trascorrerli in quella Monza bella e vivibile dove il cinema ci faceva davvero sognare.

Sonoro di altissima qualità, proiezione sull’avvolgente grande schermo contribuivano a calarti in un’altra dimensione laddove con esisteva ancora la proiezione in digitale con gli effetti del surround e a casa il televisore era uno scatolone con un tubo catodico che faceva uscire approssimative immagini in bianco e nero. 

Emanuele Banterle

Emanuele Banterle

Il Manzoni era anche teatro. Non a caso venne progettato per ospitare le grandi compagnie che arrivavano a Monza presentando il loro repertorio di prosa, avanspettacolo, operetta, lirica. Negli Anni Novanta questa vocazione teatrale diventa piena con la trasformazione della struttura, che mette totalmente da parte il cinema e si dota di tutte le necessarie strutture per garantire la messa in scena degli spettacoli teatrali. Nel 1992 nasce la società di gestione Teatro di Monza srl che vede come direttore artistico il grande Emanuele Banterle, allievo di Testori, purtroppo prematuramente scomparso, al quale nel 2012 è stato intitolato il foyer. Nel 2003 il Manzoni diventa di proprietà comunale e dalla scorsa stagione l’azienda speciale di formazione Scuola civica Paolo Borsa ne ha l’affidamento. 

Ricordi che attraversano 60 anni di vita monzese, con ancora uno personalissimo legato alla presenza del Commissariato di Polizia che da via Regina Teodolinda (Casa degli Umiliati) venne spostato in via Manzoni, proprio davanti al Manzoni, all’inizio degli Anni Settanta. Per me, figlio di questurino, un occasione per andare a trovare al lavoro il mio caro babbo e andare al cinema. E li incontravo sempre tanti carissimi amici. 

Carlo Gaeta

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