Taglio dell’erba e biodiversità sono temi alla moda sui social, e il mugugno sulle aiuole malgestite è oggi unitario e trasversale, violento come non mai e diffuso in ogni comune e rivolto contro ogni amministrazione di qualsiasi paese o città, destra o sinistra che sia.
Si “urla” alla maniera social al decoro, alla bellezza, alla civiltà e ognuno, sul tema, usa il paio di occhiali preferito.
A volte l’amministrazione non risponde, altre volte, come a Milano e altrove, il tema messo in campo per spiegare l’erba troppo alta è la biodiversità.
Taglio dell’erba e biodiversità sono argomenti strettamente correlati, poiché il modo in cui viene effettuato il taglio dell’erba può influenzare l’ecosistema locale e la diversità delle specie presenti.
I temi che mettiamo in campo con la biodiveristà sono;
- Frequenza e altezza del taglio: la frequenza e l’altezza del taglio dell’erba possono avere un impatto significativo sulla biodiversità. Il taglio frequente e rasente può influire negativamente sulle piante selvatiche e sulle specie di insetti che dipendono da esse per il cibo e l’habitat. Al contrario, un taglio meno frequente e a un’altezza maggiore può favorire la crescita di piante più alte, creando più habitat e risorse per una varietà di specie.
- Pianificazione stagionale: la pianificazione del taglio dell’erba in base alle stagioni può essere cruciale per la biodiversità. Ad esempio, posticipare il taglio fino alla fine dell’estate o all’autunno può consentire a molte piante selvatiche di fiorire e produrre semi, fornendo risorse alimentari per gli insetti e mantenendo la diversità delle specie.
- Conservazione delle aree di vegetazione selvatica: riservare negli spazi più ampi alcune aree di vegetazione selvatica, senza taglio regolare, può contribuire alla conservazione della biodiversità. Queste aree possono fungere da rifugi per piante e animali che dipendono da habitat naturali e offrire una maggiore diversità ecologica all’ecosistema circostante.
In sintesi, il modo in cui viene eseguito il taglio dell’erba ha sa sempre un impatto sull’ambiente e la vita. Che la gestione del taglio sia cambiata per tutte le città, è sotto gli occhi di tutti. Il prato inglese non sempre è rispettato, con le conseguenti rimostranze che fanno appello al decoro, all’ordine, alla bellezza.
Che il mondo, per suo vantaggio, debba cambiare, è un dato di fatto e questo cambiamento si chiama sostenibilità.
Cambiamento o rivoluzione? Non importa. Entrambi i termini implicano un cambio di visione e con esso, anche un cambio in ciò che riteniamo decoroso, bello e giusto.
Noi Sapiens siamo stati una razza devastante, ma anche meravigliosa: proprio mentre nelle Americhe innescavamo un genocidio di milioni di persone, con il Rinascimento varcavamo confini di perfezione e bellezza universale.
Sappiamo sbagliare noi sapiens, ma anche cambiare.
E un giorno capiremo che armonia non è per forza un prato inglese, ma magari poter godere l’armonia di zone che all’asfalto a noi tanto caro possono far convivere fiori selvatici, insetti e natura.
Questo non vuol dire trasformare le aiuole del centro in foreste distruggendo una estetica, ma imparare che può essere decoro anche la meravigliosa sorpresa di scoprire la vita dove non ce la saremmo mai aspettata e neanche meritata, che sia un fiore di camomilla, un papavero, una coccinella, una farfalla o un coleottero.
l caos della vita mischiato alla nostra efficiente e devastante geometria. Se questo, un giorno, diventasse un nuovo orizzonte di bellezza, davvero ci perderemmo?
Si tratta di costruire una nuova visione estetica, dentro e fuori di noi. Proviamoci, si chiamerebbe possibilità di vita per ogni diversità. E il concetto di sostenibilità sarebbe diverso dall’essere solo una parola
CC