Lei è la simpatica e avvenente Laura Golin, figlia del brasileiro, al secolo Lino Golin, attaccante del Milan del “paron” Nereo Rocco. A Monza, in realtà in molti la conoscono come la “lady dello Sporting Club”, moglie del presidente Carlo Cappuccio, noto avvocato monzese. Milanista dentro nell’anima, per geni paterni, pur essendosi innamorata di un baùscia interista. Un derby della Madunina in versione familiare, acceso e vibrante, ma si sa che “l’amore non è bello se non è litigarello” e il calcio, fortunatamente in questo caso, serve solo ad alimentare focosi dibattiti con insospettabili esiti “caldi” atti a sostenere sentimenti nobili.
La Signora Laura in Cappuccio, figlia di tale padre dai piedi buoni e dal buon cuore, si è meritata gli onori della cronaca per una decisa presa di posizione “social” contro la finale di SuperCoppa italiana in programma il 16 gennaio prossimo a Gedda in Arabia Saudita. Una partita “per soli uomini”, visto come da quelle parti vengono trattate le donne.
“Non potrò mai credere che il mio Milan, ma soprattutto il calcio italiano, giocando per meri interessi economici una partita così importante in un luogo con limitazioni di accesso alle donne, contribuisca a concretizzare un sopruso a danno di decennali conquiste civili» ha dichiarato la bella Laura, impegnata in attività sociali, culturali e di solidarietà a più livelli, dopo aver respirato da piccola il profumo dell’erba di San Siro ed essere convolata sposa nella città di Teodolinda.
Insomma, questa SuperCoppa per soli uomini, finale araba fra Milan e Juventus proprio non le va giù.
“Tutte le donne di qualsiasi appartenenza politica, ma ovviamente anche gli uomini, si dovrebbero indignare se la prossima finale di Supercoppa italiana dovesse disputarsi in uno stadio con forti limitazioni di accesso alle donne, se non accompagnate da un uomo….addirittura si parla di recinti e/o gabbie riservate alle donne….se i miei giocatori del Milan dovessero giocare in condizioni simili, con me chiuderebbero….sarebbe un insulto alla nostra civiltà ! p.s. non sono una femminista, ma una donna schifata” ha scritto in un eloquente post pubblicato il 3 gennaio scorso sul suo profilo Facebook, sollevando una questione non da poco, che ha subito sollevato attenzione e scatenato commenti, finendo poi per essere ripresa sulle pagine del quotidiano Il Giorno a firma dell’attenta collega Monica Guzzi.
«Mi rendo conto che, in realtà, l’indignazione per i diritti negati delle donne in molti paesi del mondo non dovrebbe nascere da una partita di calcio disputata tra due squadre italiane in un paese che di fatto discrimina le donne e che dovremmo tutti prestare maggiore attenzione alle tante discriminazioni nel nostro pianeta – ha detto Laura Golin – ma penso si debba cominciare dalle piccole cose, boicottando, per esempio, la prossima finale di Supercoppa italiana».
Per concluderla “alla Carletto”, alla fine credo proprio che la signora Laura stia facendo un bel regalo all’amato consorte avvocato, che così potrà tenere la televisione spenta e, sotto sotto, farsene un baffo (nerazzurro) della finale. Un boicottaggio che all’omonimo Carlo va a pennello come un abito di sartoria napoletana. Alla faccia di rossoneri, bianconeri e arabi pure che mal trattano le donne. Lui la sua signora la ama assai e la rispetta tanto (lo ha ricordato recentemente pure su FB) e quindi le concede, pacifico e sereno, il boicotaggio tv.
Pare però che in caso di finale con l’Inter in campo, l’avvocato avesse già pronta una dishdasha, la tradizionale tunica che indossano gli uomini in Arabia, per camuffarsi meglio nello stadio di Gedda. E forse avrebbe lasciato fuori dallo stadio la moglie milanista.
(PS Gentile Laura, come al solito, ironizzo. Che ci vuoi fare, è più forte di me).
c.g.