La Monaca di Monza, la giovane sventurata Marianna De Leyva poi suor Virginia Maria la ribelle, rivive a Monza in una interessante mostra al Serrone della Villa Reale di Monza dal 1 ottobre 2016 al 19 febbraio 2017.
Per la prima volta e proprio nella città di Monza, il luogo simbolo per le vicende storiche di Marianna e manzoniane di Geltrude (Virginia Maria), viene presentato un progetto espositivo che propone un percorso di conoscenza inedito della monaca, tra verità storica e trasposizione letteraria, per proseguire con una sezione, di notevole interesse didattico, diretta ad indagare il tema delle malmonacate nella storia.
Indubbiamente fu il Manzoni responsabile primo della fama e del tormentone della Monaca di Monza, protagonista di una storia triste, per certi versi pruriginosa, tra i misfatti e i delitti perpetrati nel convento, già peraltro narrati in precedenza, ma romanzati nei Promessi Sposi. Ed ecco che oggi la vicenda amara della monaca riprende forma nei quadri che ci riportano essenzialmente ad una giovane donna costretta adolescente a diventar suora, come spesso accadeva in quel tempo oscuro. Per volere di un padre vedovo condottiero, in giro per l’Europa, risposatosi in Spagna, e lei orfana di madre, privata dalla matrigna dell’eredità e quindi della dote spirituale con la quale pagarsi il vitto nel convento Santa Margherita a Monza nel quale era stata forzatamente relegata.
La presenza della monaca in uno dei romanzi italiani più noti al mondo, porta alla ribalta Virginia (diventata Geltrude per Manzoni), ma crea non pochi fraintendimenti, inesattezze, ipotesi che non rispecchiano la vera storia della sventurata fanciulla costretta alla monacazione forzata. Un fatto è certo: la Monaca di Monza ha due volti, quello di vittima e poi di peccatrice e carnefice, un personaggio complesso, dove trovare gli equilibri è difficile. Una donna ribelle e innamorata quando sulla sua strada arriva un bel giovane, il conte Gian Paolo Osio, diventato Egidio nei Promessi Sposi, con il quale per una decina d’anni intrattiene una relazione dalla quale nascono due figli, un maschio nato morto o deceduto durante il parto ed una bambina, che Osio riconobbe come propria figlia. L’amante di suor Virginia, che già in precedenza era stato condannato per omicidio, uccise tre persone per nascondere la tresca, ma fu scoperto, condannato a morte in contumacia e poi assassinato il giorno prima della sua condanna da un uomo ritenuto suo amico. Virginia partecipa a queste “esecuzioni”.
L’arcivescovo Federico Borromeo, messo al corrente della vicenda, ordinò un processo canonico nei confronti della “Signora”(stralci degli atti del processo sono riportati nel catalogo della mostra edito da Bellavite) al termine del procedimento la religiosa fu condannata a essere “murata viva” nel Ritiro di Santa Valeria, dove trascorse più di vent’anni chiusa in una stanzetta (1,50 x 2,50) priva quasi completamente di comunicazione con l’esterno, ad eccezione di una feritoia che permetteva il ricambio di aria e la consegna dei viveri indispensabili. Sopravvissuta alla pena, rimase a Santa Valeria fino alla morte, avvenuta a 75 anni nel 1650.
Grazie ad un allestimento immersivo ed emozionante, il percorso espositivo presenta una selezione di importanti dipinti, incisioni, documenti, suggestivi video e originali illustrazioni create ad hoc per la mostra al fine di indagare la vita, la storia, le passioni di uno dei più importanti personaggi manzoniani, ma anche il tema della condizione femminile nella prima età moderna.
Attraverso le opere pittoriche – provenienti da prestigiose sedi tra le quali la GAM di Milano, l’Accademia di Brera, i Musei Civici di Pavia, i Musei Civici di Brescia, le Civiche Raccolte Grafiche e Fotografiche e il Gabinetto dei Disegni del Castello Sforzesco di Milano, i Musei Civici di Monza, l’Archivio Diocesano di Milano, la Casa Manzoni – viene affrontato il tema dell’ingresso in convento come espediente economico adottato dalle famiglie dell’epoca per limitare la dispersione del patrimonio. I dipinti mostrano anche la realtà del mondo conventuale, la disperazione delle monache talora ma anche le strategie pensate per vivere la loro condizione al meglio come il rapporto con la natura.
Un compendio grafico, con illustrazioni realizzate da Jacopo Vecchio e Amalia Mora, fa leva sui momenti meno noti della storia di Gertrude e sul tema della malmonacazione in letteratura.
Nella sala della rotonda dell’Appiani il pubblico può assistere, attraverso dei contributi video, alla ricostruzione del processo che condannò la Monaca ad essere “murata viva”.
“La Monaca di Monza”, a cura di Simona Bartolena e Lorenza Tonani, è un progetto promosso dal Consorzio Villa Reale e Parco di Monza, prodotto e organizzato da ViDi in collaborazione con la Fondazione Gaiani e il Comune di Monza.
La mostra si inserisce nel programma “Sulle Tracce della monaca di Monza” che coinvolgerà tutta la città con mostre, spettacoli teatrali, incontri e itinerari per celebrare questo straordinario personaggio.
c.g.
Aperture e costi
Orari
Lunedì chiuso
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