Venerdì 13 maggio alle 21, presso l’auditorium delle scuole di Sulbiate, organizzato dall’associazione ”Le Radici”, è in programma un incontro sul tema “La donna tra arte e letteratura”. Relatori due fra i più importanti studiosi lombardi della storia e dell’arte, il professor Giovanni Fighera, docente del liceo del Collegio S. Antonio di Busnago e suor Gloria Riva, esperta d’arte e di Sacra Scrittura.
“La serata – dice Andrea Cavenaghi presidente dell’associazione Le Radici – nasce dal desiderio di presentare al pubblico ritratti di donna affascinanti e belli, ben distanti, però, dalle miriadi di immagini che ci bombardano quotidianamente in mille modi (dai film ai romanzi, dalle riviste agli articoli giornalistici) che inneggiano all’edonismo sfrenato e ad un becero carpe diem”.
“Abbiamo bisogno di figure di donne sane, di modelli femminili credibili, di riferimenti ideali, di storie e di testimonianze che ci permettano ancora di credere che esiste l’amore vero. – aggiunge il professor Fighera – Prima dobbiamo, però, ripartire dalla natura dell’animo umano per comprendere meglio la natura dell’amore. L’uomo, infatti, come ci racconta Manzoni nell’ultimo capitolo de I promessi sposi, anche quando ha trovato l’amore, anche quando ha raggiunto l’obiettivo tanto agognato, è come un infermo che desidera cambiare letto, guarda quello altrui e lo vede più comodo e confortevole. Quando finalmente riesce a trovare un altro giaciglio, lo trova con una lisca o «un bernoccolo che lo preme. Siamo, in somma, a un di presso, alla storia di prima».
“Questo accade, come ci insegna Leopardi – prosegue Fighera- perché il nostro animo desidera una felicità infinita, che non potrà mai essere colmata da un bene finito. A noi capita spesso di trattare la realtà in maniera inadeguata, perché nel momento in cui ci si rende conto che essa non sazia il desiderio infinito di felicità, la si accusa di insufficienza. Per questo i volti di donna più convincenti non sono quelli delle eroine irraggiungibili, impossibili e idolatrate di cui è disseminata anche la grande letteratura, a partire dalla tradizione cortese fino ai nostri giorni. Mi ha personalmente sempre affascinato nella letteratura l’immagine della donna come presenza salvifica e compagna di viaggio nella vita verso la meta. Offro qui solo qualche spunto di questi volti femminili. Su tutti i ritratti di donna brilla senz’altro quello della Beatrice dantesca, bella e buona, ma mai incline a quella superbia che deturperebbe la sua persona. Nel Paradiso lei compie davvero la sua missione di portare alla salvezza il poeta. Nel primo canto Beatrice invita Dante a non soffermarsi sui suoi occhi, ma a rivolgersi verso il Cielo. La donna alza lo sguardo verso l’alto e il poeta, come per osmosi, la imita. Beatrice e Dante iniziano a salire attraverso la sfera del fuoco. Amare significa indicare il bene e il vero alla persona amata. Protagonista dei Promessi sposi, Lucia è un altro volto di misericordia. La forza di Lucia sta tutta nella sua salda fede. Sarà proprio la sua frase «Dio perdona tante cose per un’opera di misericordia» a salvare la vita dell’Innominato e a gettare in lui il seme della speranza nella notte in cui medita il suicidio. E nella conclusione de I promessi sposi, quando i due popolani cercheranno di cogliere «il sugo della storia», sarà Lucia ad insegnare a Renzo l’insufficienza del moralismo e l’importanza della fede che addolcisce i guai e li rende utili per una vita migliore. Così sarà la compagna della vita del suo amato Renzo”.
Con queste premesse, la serata di Sulbiate si annuncia interessante per approfondire il prezioso ruolo che la donna ha avuto nei secoli accanto all’uomo. Figure femminili capaci di trasformarsi in autentiche icone d’opere d’arte.
Pierfranco Redaelli