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SIAS Autodromo, la pentola a pressione sta per esplodere


Ivan Capelli (a sinistra) ed Enrico Radaelli, dimissionari dal CdA Sias, la società che gestisce l'Autodromo Nazionale di Monza

Ivan Capelli (a sinistra) ed Enrico Radaelli, dimissionari dal CdA Sias, la società che gestisce l’Autodromo Nazionale di Monza

In SIAS, la società che gestisce l’Autodromo Nazionale di Monza, ci hanno messo un pò a far uscire la sorpresa dall’uovo di Pasqua, più che altro perché la materia prima lasciava le mani sporche. Alla fine, ormai passate le festività pasquali, con molta fatica, sono riusciti ad estrarre il classico coniglietto di pezza miseramente imbrattato: Ivan Capelli, vice presidente della SIAS, e il consigliere Enrico Radaelli si sono dimessi dal consiglio, con tanto di chiara motivazione “Mancanza di fiducia nei confronti del presidente Andrea Dell’Orto e del procuratore Francesco Ferri”.

E adesso? Diciamo che finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di prendere l’iniziativa e soprattutto ha tirato fuori i “cabbasisi” come direbbe il commissario Montalbano.

Nella serata di oggi, 7 aprile, è circolato un comunicato stampa ufficiale targato SIAS, emanato da una nota società, la SEC Relazioni Pubbliche e Istituzionali. Ovviamente, racconta la verità di chi è rimasto e non di chi ha deciso di abbandonare il campo.

Eccolo qua, integralmente (ripreso dal sito Motori no limits, anche perchè noi non abbiamo avuto il piacere di ricerlo) con i suoi toni, che palesano una feroce diatriba interna e aprono certamente un periodo non facile per la società di gestione dell’Autodromo, con il rischio di compromettere definitivamente il rinnovo del contratto per il Gran Premio d’Italia di F1 in scadenza quest’anno.

“Il consiglio di amministrazione di SIAS spa, nel corso della riunione di questa mattina, ha preso atto delle dimissioni dei consiglieri Ivan Capelli e Enrico Radaelli in quota rispettivamente ACI e ACI Milano, e della contestuale richiesta di convocazione dell’assemblea dei soci finalizzata alla revoca del presidente e amministratore delegato. L’assemblea sarà convocata nei prossimi giorni in una data da definire. Fino ad allora l’attuale management e il consiglio di amministrazione rimangono operativi con i medesimi poteri.

Il presidente Dell’Orto, in base a quanto stabilito dallo statuto di SIAS spa, al fine di non interrompere l’operatività dell’azienda e per rafforzarla, ha indicato per la sostituzione dei due membri dimissionari il Dott. Gianangelo Bravo, direttore internazionalizzazione delle imprese, e la Dott.ssa Cristina Colombo, direttore dello sport presso Regione Lombardia, che hanno dato la propria disponibilità, a ulteriore conferma dell’interesse di Regione Lombardia in SIAS per il rilancio dell’autodromo. Su tale decisione il Collegio Sindacale ha espresso a maggioranza parere negativo, data l’imminente convocazione dell’assemblea dei soci. Il presidente ha invece ritenuto di fare la proposta di cooptazione, dato che non è ancora definita la data dell’assemblea e per non bloccare il piano di sviluppo di SIAS spa.

Andrea Dell'Orto, Presidente SIAS

Andrea Dell’Orto, Presidente SIAS

L’ingegnere Andrea Dell’Orto, presidente e Ad di SIAS spa ha commentato: “La richiesta di revoca non ha una reale motivazione ed è perciò incomprensibile e infondata. Anche con il supporto e condivisione di quegli stessi consiglieri che oggi hanno rassegnato le dimissioni e chiesto la nostra revoca, da oltre un anno siamo al lavoro per rilanciare l’Autodromo, che abbiamo ereditato in condizioni economiche e organizzative disastrose.”

Abbiamo sempre lavorato con onestà e trasparenza, nell’esclusivo interesse dell’Autodromo di Monza così da garantirgli il ruolo che gli spetta, cioè quello di punto di riferimento mondiale per gli sport motoristici. Abbiamo lavorato all’ampliamento della stagione sportiva, all’allargamento e al potenziamento dell’offerta in campo dell’entertainment; abbiamo cominciato a proporre nel mondo l’Autodromo sia come destinazione turistica che nel mercato degli incentive aziendali, valorizzando la bellezza e la capacità attrattiva del territorio.”

In questo senso SIAS spa è sempre più impegnata non solo per il rilancio dell’Autodromo ma anche per fare in modo che dal 2017 si corra ancora il Gran Premio di F1 a Monza. Proprio a tal fine, oltre a mettere a disposizione parte delle risorse economiche per il rinnovo del contratto, in questi giorni stiamo lavorando intensamente con istituzioni e partner per arrivare a una soluzione positiva della vicenda e supportare la trattativa in corso. E’ pertanto da respingere ogni interpretazione maliziosa che attribuisce a SIAS ritardi o impedimenti nel rinnovo dell’accordo.”

Riguardo alla richiesta di convocazione dell’assemblea dei soci per la revoca del presidente, ci sarà tempo per discuterne internamente: sono sicuro che troveremo una soluzione insieme ad ACM e ACI, all’insegna non solo dei buoni rapporti societari, ma soprattutto per unire le nostre forze per ottenere il grande obiettivo comune che è la conferma della F1 a Monza.”

Insomma, Dell’Orto non ha nessuna intenzione di mollare, oppure, se molla, vuole trascinarsi dietro tutti. Come per certi versi sarebbe pure giusto. Con tutto il rispetto, però, almeno due passaggi appaiono distonici nel comunicato che leggiamo: il primo, considerare Ivan Capelli un “semplice” consigliere, tenuto conto che fino ad ieri era il Vice Presidente di SIAS, ma soprattutto è ancora il Presidente di AC Milano; il secondo, relativo ai nomi proposti per la cooptazione, che – sempre con tutto il dovuto rispetto – non capiamo onestamente quale valore aggiunto possano portare in questo delicato momento ad una società che dovrebbe essenzialmente occuparsi di motorsport e raggiungere in fretta un accordo per le cui delicate trattative è stata da tempo esautorata da ACI e dal suo presidente Angelo Sticchi Damiani.

Abbiamo la netta sensazione di essere difronte ad una resa dei conti che lascerà nei pressi dello storico albero davanti alla direzione dell’Autodromo Nazionale diversi “cadaveri”, con il rischio di un pesante fallimento e tanta preoccupazione da parte dei dipendenti della SIAS che rischiano il posto di lavoro. Potrebbe slittare infatti la convocazione dell’assemblea per l’approvazione del bilancio, che per prassi va indetta entro il 30 aprile. Intanto il capitale sociale SIAS si è dimezzato (da 1,1 milioni di euro e 550mila) e le perdite sono state ripianate grazie alla rinuncia dei crediti (1,270 milioni) da parte del socio di maggioranza ACMilano. L’odierna riserva sarebbe oramai di soli 300mila eurini. 

Il piano industriale triennale, varato in pompa magna il 31 marzo dello scorso anno dal procuratore Ferri, si è rivelato un fallimento con un passivo che sfiorerebbe ad oggi i 2 milioni di euro. E con capitale e riserva ridotti all’osso, va decisa in fretta una nuova ricapitalizzazione, ma anche il socio di maggioranza non sta messo bene e lo spettro sempre più incombente è davvero quello di finire con i libri in Tribunale.

Ritorniamo allora a quanto già scritto. Se le cose son queste, come è stato possibile arrivare a tale stato di fatto? Chi doveva controllare e non lo ha fatto per tempo? Perché è stata permessa una gestione che si è rivelata via via sempre più disastrosa? Perché sono stati concessi lauti emolumenti al management a fronte di risultati evanescenti?

Si parla di 80mila euro ricevuti dal presidente Andrea Dell’Orto per operazioni utili al rinnovo del contratto con la FOM di Ecclestone (?) e di altri 55mila (?) ricevuti per la ricerca di fondi straordinari (??) per garantire il pagamento di 6,5 milioni di dollari per il rinnovo del contratto (il patron inglese ne vuole in totale 19 all’anno, gli altri 12,5 li metterebbe l’Automobile Club d’Italia). Su questi emolumenti ci sarebbe adesso una richiesta di spiegazioni da parte del Collegio sindacale, che peraltro andrebbe a decadere dopo l’approvazione del bilancio. Ma non avrebbe fatto meglio – sempre se tutto ciò è vero – controllare prima?

Speriamo di ascoltare la viva voce dei diretti interessati, nella speranza che abbiamo qualcosa di convincente da raccontarci, per il bene di Monza, che poi, alla fin fine, è la sola cosa che ci preme.

Carlo Gaeta 

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