San Giovanni non ha fatto il miracolo! Mentre la città di Teodelinda (così la chiama lo storico dell’arte monzese Professor Bertazzini, dall’alto della sua veneranda età) festeggia il suo Santo patrono, è giunta dal Tribunale di Monza la ferale notizia della “morte” del Calcio Monza che dovrà ripartire dai gironi dilettantistici.
Non ha portato buono nemmeno il giorno del Santo protettore ai biancorossi monzesi che hanno visto la quinta asta andare inevasa proprio nel giorno della ricorrenza del patrono. I due curatori fallimentari, in assenza di offerte, hanno gettato la spugna e hanno ufficializzato che il povero Monza non potrà iscriversi alla Lega Pro e finirà in Serie D, sempre se arriverà qualcuno con in mano almeno 300mila euro a fondo perso da investire, oppure addirittura scivolerà in Eccellenza. Insomma, la gloriosa storia calcistica monzese finisce nei gironi infernali, complici proprietà che è fin poco definire maldestre.
Le notizie brutte non ci piacciono, abbiamo ripetuto da questo sito, ma non potevamo non riportare questa ai tanti appassionati biancorossi. Ha il sapore della beffa sapere che lunedì ci sarà una nuova asta per l’acquisizione del marchio e per il misero patrimonio mobiliare compresi i trofei della bacheca di via Ragazzi del ’99.
Il disastro calcistico era annunciato e quindi c’è poco da piangere.
C’è da piangere invece su questa Brianzuccia , parliamo di quella monzese, non capace di tutelare i suoi gioielli, sportivi e non. Ben pochi sono stati i profeti in patria, anzi addirittura adesso per tenere in piedi il pallone nostrano speravamo in un pakistano, non di quelli che si fumano, ma forse – mi vien da aggiungere per fortuna – si è già fumato da solo.
Se mi guardo in giro, da “vecchio” monzese emigrato da un pò in alta Brianza, sono giusto giusto un tantinello preoccupato: il Calcio Monza “l’è già mo andà a da via i ciapp”, il Gran Premio “l’è indrè ad andà”, la storica associazione degli industriali di viale Petrarca “l’ha tirà giò i bragh inans a Milàn” (pure i signori dell’intrapresa sono in ballo col Tribunale per venire a capo di una serie di beghe interne associative che si potevano evitare prima di finire sui giornali in bella mostra). Meno male che l’hockey a rotelle è tornato in Serie A dopo quasi vent’anni. Almeno quello. Ma gioca a Biassono, mica nella capitale briantea. E poi abbiamo il Vero Volley, a ribadire che qualcosa di vero ci è rimasto.Se non altro la fede.
Insomma, per tirarci fuori dalla “molta”, qui ci vorrebbe una bella coalizione patronale tra San Giovanni, l’odierno festeggiato, e San Gerardo dei Tintori, celebrato tra le ciliegie in mezzo al Lambro il 6 di giugno. Ma forse manco bastano le raccomandazioni dei due celesti potenti perché “ghe voren i danè”. Quelli buoni! perchè “San Giuan fa minga ingann”, ovvero come si legge in “Tutto Misteri”…
San Giovanni non vuole inganni
“Il famoso detto usato più o meno in tutta Italia con le dovute varianti dialettali. L’origine è però Fiorentina e risale al Medioevo quando la città era già famosa per i suoi commerci soprattutto nei cosiddetti banchi. La moneta in uso all’epoca era il Fiorino d’oro che su una delle due facce recava impresso il Giglio simbolo della città, mentre sull’altra l’effigie di San Giovanni Battista patrono appunto di Firenze. Proprio questa immagine era la garanzia del peso e dell’autenticità della moneta. Da qui l’espressione “San Giovanni non vuole inganni!” che avvertiva che la falsificazione del denaro, oltre ad essere un reato era anche un’offesa alla moralità”.
E dalle parti di Monza di gente che è venuta a prenderci per i fondelli ne abbiamo davvero un pò piene le…tasche.
Carlo Gaeta