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Riconversione digitale aziende: consigli per delocalizzare in rete


L’emergenza del Coronavirus verrà ricordata a lungo in quanto data spartiacque nella storia non soltanto dal punto di vista della sanità, ma anche per quello che riguarda l’economia e l’organizzazione produttiva. Uno tsunami che si abbatterà sul sistema produttivo italiano cambiandone radicalmente il funzionamento.
Per la ricostruzione si parla tanto di riconversione digitale delle aziende: ovvero, di delocalizzare in rete la propria attività, un qualcosa che tutti i liberi professionisti, gli imprenditori di piccole e medie dimensioni dovranno trovarsi ad affrontare. Cerchiamo di capire come affrontare al meglio questo passaggio con i consigli di chi si occupa di Web Marketing a livello professionale: Pierfrancesco Palattella, di Professionescrittura.com.

In questo momento si parla molto di riconversione digitale: è la soluzione migliore per superare la crisi?
“Purtroppo di certezze non ce ne sono. Quello che stiamo affrontando è uno dei momenti più delicati degli ultimi decenni, anche dal punto di vista dell’economia e del mondo lavorativo. Il distanziamento sociale necessario per combattere il virus e che, da quanto ci dicono, durerà anche dopo, deve necessariamente portare a ridisegnare profondamente il funzionamento del comparto lavorativo. Ovviamente è al web che si guarda per arginare tutte queste criticità: riconversione digitale significa cercare di spostare, per quanto possibile, il mercato del lavoro in rete delocalizzando le attività (quelle che lo possono fare) in un contesto multimediale.”
Un discorso che non vale per tutti, varia a seconda delle attività. Corretto?
“Ovviamente si. Anche se va fatto un discorso legato ai vari passaggi di una attività: pensiamo a che impasta la calce o produce ceramiche. Il suo lavoro non potrà mai diventare virtuale. Ma il modo di trovare clienti e di mantenere con loro i contatti si. Quello è un processo che può essere portato in una dimensione virtuale semplificando qualche passaggio. Ci sono poi altre attività per le quali il discorso è totalmente differente: pensiamo a palestre, centri estetici, studi medici o dentistici, bar. Per quanto si possa ricorrere alla rete, l’essenza stessa della attività si esplica necessariamente su un piano fisico, che prevede il contatto.”
Quali sono gli strumenti per una riconversione digitale?
“Ce ne sono diversi: il sito internet aziendale è la base di partenza, anche se oggi si può pensare di fare business senza, magari con una presenza assidua ed efficace sui social. Il concetto di riconversione in rete implica la promozione online, e si parla quindi di Web Marketing, per pubblicizzare la propria attività, di Seo per salire sui motori di ricerca. Per chi vuole vendere in rete tramite e-commerce, i negozi online, ci sono poi da approfondire le questioni più squisitamente tecniche come la scelta e la predisposizione dei sistemi di pagamento virtuali. Dipende sempre dalla tipologia di attività. Quello che non può mancare è un processo di pianificazione attenta e di analisi approfondita del mercato onde evitare di fare un buco nell’acqua.”
E per chi parte da zero?
“Questo è un altro discorso. La crisi può essere anche un’occasione per lanciare nuovi progetti o idee. Certo è che, anche qui, è importante farlo con cognizione di causa per evitare il famigerato salto nel buio. In questo periodo mi sta capitando di essere contattato, in quanto consulente di Wb Marketing, da tante persone che pensano di lanciare nuovi business online per reinventarsi: talvolta si tratta di progetti che non hanno concretezza, per non dire che mancano di aderenza con la realtà. Bisognerebbe pianificare ogni passaggio, dalla nascita dell’idea alla analisi del mercato di riferimento. Con la mia agenzia ProfessioneScrittura sto cercando, per quanto possibile, di fornire un contributo dando una prima consulenza gratuita a chi abbia necessità di riconvertire la propria attività o lanciarne una nuova in rete. Ovviamente un consulente può fare la sua parte ma, come dicevo, dietro ci deve essere un progetto non campato in aria.”
Come potrebbe cambiare il mercato del lavoro post Covid-19?
“Il concetto di multimediale sarà sempre più presente. come si diceva: magari il ristoratore dovrà puntare maggiormente sul delivery; i concessionari di auto, proseguire nel discorso di sfruttare la rete ed il sito internet per consentire ai clienti di personalizzare la propria vettura online limitando all’osso il contatto fisico; chi opera nel settore del benessere potrebbe lavorare molto a livello informativo, con Content Marketing ad esempio, per non perdere il contatto con il cliente in attesa di tornare a vendere. Sono solo ipotesi ovviamente, idee che servono per entrare meglio nell’ottica futura di lavoro. E poi ci sarà molto spazio per lo Smart Working: per tutte le aziende che potranno farvi ricorso, pensiamo ai tanti uffici pubblici e privati, diventerà pane quotidiano.”

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