Com’erano i giardini della Reggia di Monza ai tempi in cui l’architetto Piermarini la costruì? Per la prima volta un libro e un dvd con ricostruzione in 3D svelano come doveva essere lo spazio verde disegnato intorno alla Villa all’epoca dei primi abitanti, Ferdinando d’Asburgo e Beatrice d’Este. Si è finora creduto che Giuseppe Piermarini realizzò a Monza i primi giardini all’inglese. Gli studi recentemente condotti dagli autori di una interessante pubblicazione, confrontando mappe, disegni, registri di cassa e diari, hanno invece messo in luce una storia molto diversa.
Gli indizi c’erano già e sono nell’acquerello dell’Albertolli che ritrae Eugenio di Beauharnais e una maestosa scalinata sul fondo, due quadri di Martin Knoller apparsi ad un’asta di Christie’s solo nel 1998 con una veduta inusuale dei giardini della Reggia di Monza. Solo ora c’è la conferma che quei giardini sono realmente esistiti, Piermarini, fin dai primi mesi di cantiere della Villa, aveva previsto di realizzare per l’Arciduca Ferdinando, una piccola Versailles con parterre fioriti, vasi d’agrumi, un labirinto, il roccolo e un giardino lunare.
Fino ad oggi si pensava che i disegni conservati nel Fondo Piermarini di Foligno fossero rimasti solo sulla carta e che le tavole, conosciute come “tavole di Vienna” fossero di “progetto” e non riproducessero invece una realtà esistente. A confermare l’esistenza di questi giardini c’è un promemoria del 1784, ritrovato all’archivio di Stato di Modena, in cui l’Arciduca Ferdinando scrive al fratello Giuseppe, diventato Imperatore, in cui elenca i lavori eseguiti per i giardini di Monza e vi allega una pianta.
La scoperta affascinante ha portato alla realizzazione del volume e del Dvd che per la prima volta racconta e visualizza i giardini di Piermarini, di cui non è rimasta quasi più traccia dopo l’intervento del Canonica.
Gli autori del volume sono: Valeriana Maspero, che propone un ritratto di Ferdinando d’Asburgo; Ivano Galbiati, a cui si deve la scoperta del documento conservato a Modena che mette in luce i difficili rapporti tra Ferdinando e il fratello; Giorgio Mollisi, che indaga la figura dell’incisore ticinese Giacomo Mercoli a cui Piermarini chiese sei incisioni che rappresentassero i lavori eseguiti a Monza; Marina Rosa, che propone un saggio sulle incisioni di Vienna e Bellinzona e un altro sul cantiere di costruzione dei giardini; Pierluigi Tagliabue, che racconta la storia della casa di campagna di Ferdinando; Giuliana Ricci approfondisce il progetto del verde del Piermarini e Giorgio Grossi tocca gli aspetti botanici che hanno permesso la ricostruzione in 3D realizzata da Guido Bazzotti con testo di Rosella Redaelli, che da anni collabora con il Corriere delle Sera.
“I giardini arciducali di Monza” ( AAVV. I Giardini Arciducali di Monza, pp.290, ed Il Libraccio, euro 53)