L’ultima vittima dei cinghiali è Andrea Lombardi, il 28enne di Castelnuovo in provincia di Modena che la settimana scorsa è deceduto a causa delle lesioni riportate in un gravissimo incidente sull’autostrada A1 nei pressi di Lodi causato proprio dall’attraversamento di un branco di mammiferi artiodattili. Una carambola che ha provocato anche una decina di feriti tra cui la fidanzata di Andrea.
I funerali del giovane si sono svolti questo pomeriggio alla presenza di una folla che non si dava pace pensando all’assurda fatalità. Serve a poco consolare parenti e amici del giovane ricordando loro che purtroppo i cinghiali da qualche tempo sono diventati davvero un pericolo sulle nostre strade. Anche dalle nostre parti. Non a caso oggi la Coldiretti Como – Lecco ha emanato un comunicato di vera e propria allerta.
Pericolo cinghiali, intervento della Coldiretti
“I cinghiali rappresentano un grave pericolo per le nostre imprese agricole, ma anche per la sicurezza dei cittadini e il problema è fuori controllo”, ha detto il presidente di Coldiretti Como-Lecco, Fortunato Trezzi. In particolare nelle province di Como e Lecco, ma anche nella Bergamasca sono stati centinaia gli incidenti causati da questi mammiferi negli ultimi anni. “Il rischio maggiore si ha nelle ore notturne e nelle prime ore del mattino – ha detto Trezzi – Incidenti gravi non sono mancati, purtroppo, nemmeno sulle strade lariane, dove l’incisività di questi sinistri è altissima. Siano censite le zone e le strade più a rischio e si intervenga con decisione, una volta per tutte”.
Pericolo cinghiali, il parere dei Cacciatori Toscani
Ma come? Proprio ieri la Confederazione Cacciatori Toscani (e qui potrebbero insorgere gli animalisti) ha fatto sentire la propria voce con un articolo e un interessante approfondimento sul sito Caccia Passione.
“Diffidiamo delle risposte semplici o semplicistiche, con effetto a scaricabarile (della serie è colpa dei cacciatori, è colpa dei parchi, è colpa degli ambientalisti) – si legge nel testo – perché l’incremento dei cinghiali in Italia, per la verità non solo di quelli ma di tutti gli ungulati selvatici, è un fenomeno naturale complesso, che avviene su di una scala biogeografia Europea ed è legato a una miscela esplosiva e sinergica di fattori naturali, sociali e macroeconomici che agiscono da almeno 50-70 anni e che non può e non deve ridursi all’individuazione di colpevoli di turno o capri espiatori (per esempio dei cacciatori) come colpevoli del misfatto”.
Pericolo cinghiali, serve controllo
Insomma, come si risolve questo pericoloso sovraffollamento di cinghiali che ha portato ad una serie di incidenti stradali e a rilevati danni per l’agricoltura? Nell’approfondimento di Federico Morimando,
Dottore in Scienze naturali e dottore di ricerca in Zoologia, troviamo alcune risposte.
Il vero nodo del problema è il controllo (tecnicamente gestito) costante delle crescenti popolazioni di cinghiali (e di ungulati). Diventa quindi essenziale definire: tempi, modi, luoghi in cui intervenire. Bisogna programmare interventi coordinati a 360° gradi (abbattimenti, catture, prevenzione etc…) e su tutto il territorio, aree protette comprese, non tralasciando ma valorizzando il contributo importante che può e deve essere dato dal mondo venatorio, che ovunque in Europa rappresenta la principale fonte di manodopera gratuita nella gestione del cinghiale e della fauna selvatica in generale.