A tavola con gusto

Per un buon condimento c’è anche l’olio EVO Made in Lombardia


A qualcuno potrà sembrare strano ma la Lombardia produce oltre 627 tonnellate di olio extra vergine d’oliva ed una buona fetta di questo prodotto “Made in Lombardia” viene esportata in Germania, Francia, Usa, Emirati Arabi. A Brescia, Bergamo, Como, Lecco, Varese e Mantova ci sono aziende che vivono grazie alla produzione di olio d’oliva. Le DOP, le produzioni che possono vantare questo marchio di qualità, sono 2 (Laghi Lombardi e Garda), mentre ci sono 7 varietà autoctone. Negli ultimi anni, ad esempio, si è affacciata sul mercato nazionale e europeo anche la provincia di Sondrio con uliveti autoctoni, che produce un olio con sapori particolari.Olio EVO Made in Lombardia

L’olio EVO prodotto sulle rive dei laghi lombardi non solo ha conquistato l’estero, ma è sempre più apprezzato, malgrado il prezzo più elevato, anche dalle cucine della nostra regione, da migliaia di massaie milanesi e brianzole. Oltre 400 quintali di olive sono state raccolte quest’anno per produrre l’olio più “nordico”d’Italia, quello che nasce in Valtellina, oltre il 46esimo parallelo, sui costoni delle Alpi.

“Il cambiamento climatico ha alzato la cosiddetta linea della palma e gli uliveti sono arrivati in montagna, dove eravamo più abituati a vedere mucche e pascoli – spiega Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia – ma la capacità degli agricoltori lombardi li porta a sapersi adattare a nuove situazioni, anche in ambienti non facili come la montagna”.

Se si vuole è questa una nuova frontiera per gli olivicoltori, abituati come eravamo a vedere sui pianori della Valtellina solo filari di vigneti che producono un vino di alta qualità. “La montagna – spiega Prandini – è una risorsa per la Lombardia sia dal punto di vista produttivo, con circa il 17% della superficie agricola regionale, che di quello ambientale. In questo contesto gli agricoltori ricoprono un ruolo strategico nella conservazione del territorio e dei pascoli”.

Se la produzione di olio d’oliva lungo le alture del lago di Garda, ma anche sulle colline che si affacciano sul lago Maggiore, d’Iseo, di Como è consolidata, molti sono stati gli interventi che in questi ultimi decenni hanno visto protagonisti vecchie e nuove generazioni di agricoltori. Per quanto concerne la Valtellina sono stati i vignaioli ad avviare, negli ultimi dieci anni, il recupero di costoni e terrazzamenti per una produzione di olio sempre più consistente.

“Quando ho iniziato, gli altri mi davano del pazzo, adesso mi chiedono consigli” racconta Carlo Baruffi, 71 anni, pioniere degli uliveti valtellinesi che una dozzina di anni fa nel Comune di Poggiridenti, a 564 metri sul livello del mare, su una parte di vigneto, decise di provare la pianta simbolo del Mediterraneo. “Ho iniziato con una cinquantina di esemplari arrivati dal Garda – racconta – mentre adesso ne ho 360 da tutta l’Italia, comprese le taggiasche della Liguria e spremo un olio di alta qualità che poi regalo agli amici”.

Secondo le ultime analisi di Coldiretti, elaborate sulla base dei dati Ismea/Unaprol, la produzione 2016 in Lombardia, con oltre 627 tonnellate, è stabile rispetto allo scorso anno. Fortunatamente la Xylella, l’epidemia del batterio che provoca l’essicamento degli ulivi, che sta provocando danni ingenti alle coltivazioni del sud Italia, in Puglia in particolare, qui non è arrivata. Secondo le stime ufficializzate a fine ottobre a livello nazionale, le scorte di extravergine Made in Italy saranno esaurite entro i primi sei mesi del 2017, per effetto del crollo del 38% della nuova produzione che scende ad appena 298 milioni di chili, un valore vicino ai minimi storici di sempre. Complessivamente nel Mezzogiorno si stima un calo produttivo del 39%, al nord di appena il 10% mentre al centro del 29%. La Lombardia con oltre 700 mila alberi e 2.000 ettari a uliveto può contare su oltre 1.900 aziende olivicole e su una trentina di frantoi distribuiti fra le diverse  province, aziende che anche in virtù della crisi della produzione al sud potrebbero  trovare nuovi spazi sul mercato italiano e europeo

Pierfranco Redaelli

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