La città di Monza si è accesa per la tanto attesa visita di Papa Francesco. Già dalle 20.30 di venerdì 24 marzo sono state bloccate alcune arterie della città e sabato il blocco è diventato totale, fino alle 20 ovunque e in alcuni tratti in particolare fino alle 23.
La prima piacevole sorpresa è stato il tempo: cielo blu e sole tiepido, tipica giornata di primavera, a dispetto di quanto era stato previsto fin dall’inizio settimana. Molta preoccupazione tra chi aveva deciso di andare con i figli, magari con passeggini, o tra gli anziani, ed invece pare proprio che per Papa Francesco anche il cielo si sia aperto. La città era immersa in un silenzio irreale. Solo, di tanto in tanto, il rumore lontano di un elicottero. Si sarebbe potuto tranquillamente credere di essere in una campagna emiliana o toscana e di poter uscire sul cortile di un casolare per fare una colazione di quelle che si vedono nelle pubblicità del Mulino Bianco. Unica differenza: un interminabile fiume umano che l’ha attraversata per raggiungere Francesco nel Parco reale.
Abbiamo camminato in mezzo alla folla, così come hanno fatto le migliaia di persone (i dati delle presenza effettive parlano di almeno mezzo milione di fedeli) che hanno attraversato le vie della città, per documentare con qualche scatto fotografico un evento di così grande rilievo. Siamo partiti da via Bergamo, il borgo dei giovani, dove nel nuovo sottopasso abbiamo incontrato un gruppo di adolescenti che avanzava compatto portando un telo con una dedica a Papa Francesco.
Siamo poi entrati nel vivo del centro cittadino, percorrendo via Vittorio Emanuele e attraversando il più famoso ponte della città, il Ponte dei Leoni, un passaggio storico sul fiume Lambro che, quando piove tanto e per troppi giorni, non tarda a far parlar di sé.
Qui le persone cominciavano ad essere più numerose. Qualche bicicletta con a bordo probabili abituè del sabato mattina procedeva lenta e c’era un via vai generale frenetico. Si iniziavano a vedere i bar colmi di persone. Siamo entrati in uno di questi a curiosare un po’. I baristi erano presissimi a fare caffè, a indicare dove fosse la toilette, a dispensare consigli e a fornire indicazioni e informazioni a una fila di gente continua.
Abbiamo continuato a camminare in via Vittorio Emanuele fino ad arrivare in cima alla via, di fronte al famoso Arengario. Qui le persone erano un vero sciame. Da via Italia, partendo dalla stazione ferroviaria, infatti, giungevano gruppi numerosissimi ma così compatti tra loro da sembrare quasi acqua che scorre in un canale, in un moto inarrestabile ma fluido e ordinato, grazie anche alle forze dell’ordine e ai volontari della Protezione Civile che hanno davvero fatto un buon lavoro.
Tanti cartelli che indicavano le diverse provenienze parrocchiali, regionali e le diverse associazioni.
C’era chi al posto del cartello di legno usava un ombrellino per far sì che nessuno del suo gruppo potesse perdersi, chi sventolava bandiere, chi manifesti, chi indossava magliette di un colore comune. Non mancava poi il gruppo dei boy scout nella sua tipica e conosciuta uniforme. Un centro di Monza improvvisamente colorato e gioioso.
Si vedeva sorridere davvero tanta gente, anche chi non andava verso il Parco ma camminava semplicemente in centro, magari con la sua bicicletta a mano. Così abbiamo chiesto loro se gli piacesse la città senza auto, solo percorsa da persone a piedi e biciclette e se magari gli sarebbe piaciuto poter vivere così un giorno ogni mese. “Magari! Sarebbe bellissimo! Poter vedere la nostra città così più spesso. Un altro mondo!” hanno risposto tutti, quasi all’unisono.
Abbiamo seguito il fiume dall’Arengario a via Carlo Alberto e siamo arrivati in Piazza Citterio, la piazza che ospita il monumento dedicato nel 1878 al primo re d’Italia, Vittorio Emanuele II, chiamato dai monzesi familiarmente el Re de Sass (il Re di sasso) e nella rotatoria convergeva un altro fiume di persone proveniente da via Manzoni.
Giunti qui abbiamo deciso di entrare nella via pedonale che congiunge il centro alla Villa Reale, i Boschetti Reali, mentre la folla procedeva ordinatamente in parallelo, su viale Regina Margherita. Nei Boschetti c’era chi aveva pensato di fare un pic-nic approfittando della calma, chi si riposava sulle panchine e chi, come un membro della Protezione Civile, si concedeva qualche minuto di riposo per poi tornare al lavoro.
Siamo scesi nel sottopasso dei Boschetti e siamo sbucati proprio davanti al Liceo Artistico di Monza (ISA) che per l’occasione fungeva da entrata. Attenti controlli da parte delle forze dell’ordine, con tanto di metal detector, e via, dentro il passaggio che dalla scuola avrebbe poi portato al Parco.
Abbiamo chiesto a due nostri improvvisati “inviati”, Giovanni Spadafino e Daniela Rosato, di documentarci con qualche immagine rubata il clima all’interno del Parco di Monza mentre noi abbiamo deciso di proseguire su viale Regina Margherita e di fermarci di fronte alla Villa Reale per poi proseguire su viale Brianza e lì attendere il passaggio di Papa Francesco. L’entrata principale della Villa Reale pullulava di persone in attesa: mamme, bambini, papà, fotografi, forze dell’ordine, protezione civile, poliziotti in borghese, tutti in attesa di veder passare la berlina che avrebbe portato il nostro Papa all’interno del Parco di Monza.
Qualche abitante delle ville che affacciano su viale Brianza aveva perfino ricavato dal suo muro di cinta un posto d’onore e lo aveva condiviso in gruppo. Tutti si sporgevano, chi con il corpo, chi con la ruota di una bicicletta che faceva capolino da uno stop. C’era chi cercava ombra perché erano quasi le 14 e il sole scaldava parecchio. In molti smaniavano e continuavano a chiedere informazioni ai volontari della protezione civile o tentavano di carpire qualcosa dalle voci che uscivano dall’altoparlante delle loro grosse ricetrasmittenti: “…in viale Fulvio Testi” si è riuscito a un certo punto a sentire e si è iniziato a contare idealmente quanto sarebbe mancato a vederlo giungere. Fino a quando, da lì a nemmeno dieci minuti dopo, sono cominciate a passare moto e auto delle forze dell’ordine e finalmente una berlina è entrata in viale Brianza seguita da un’altra, quella che portava a bordo un Papa Francesco che, a dispetto degli scettici e degli increduli, a finestrino abbassato e con tutto il braccio fuori salutava calorosamente le persone che man mano gli scorrevano davanti e che ricambiano con entusiasmo il suo saluto, qualcuno anche a gran voce.
La gente anche a Monza ha mostrato il suo grande amore per Papa Francesco e lui, come sempre, ha risposto senza distinzione alcuna, dai detenuti e le detenute del carcere di Milano, ai religiosi del Duomo di Milano e tutti quelli che l’hanno potuto incontrare oggi e prima, in ogni luogo del mondo. Un fiume umano richiamato a Monza da questa grande Messa di popolo, voluta proprio da Francesco e organizzata dalla Curia di Milano.
Fotoservizio di Elizabeth Gaeta