Si avvicina la data della visita di Papa Francesco a Monza, sabato 25 marzo, un evento che potrebbe richiamare un milione di persone. Sono, infatti, già oltre seicentomila le adesioni raccolte dalle parrocchie. Per poter partecipare alla messa che il Pontefice celebrerà alle ore 15, al Parco di Monza, nell’area vicina a Villa Mirabello, nei pressi del vecchio ippodromo, esiste un rigido protocollo. Impossibile accedere se non ci si è registrati e vietato utilizzare l’auto privata. Trenord ha previsto convogli ferroviari speciali e ci saranno specifici parcheggi per i pullman, a circa 5 km dal luogo dell’evento. Una bella passeggiata per i fedeli.
Informazioni dettagliate possono essere richieste in ogni parrocchia lombarda, ma è possibile consultare anche l’app “Papa a Milano”, scaricabile gratuitamente dagli store Android e Apple.
Nell’area di oltre 400 mila metri quadrati si sta allestendo un gigantesco palco, ottanta metri di lunghezza, trenta di profondità, rialzato tre metri da terra per permettere la migliore visibilità a tutti. L’impatto è notevole con due grandi torri laterali, in alluminio e ferro, per sorreggere la copertura.
Sullo sfondo una scenografia realizzata con pannelli in legno che riproducono la stessa decorazione del Duomo di Monza e del suo caratteristico rosone. Alla sinistra del palco ci saranno una tribuna a gradoni da 500 posti, ospiterà il coro, e la pedana per i 40 membri dell’orchestra; a destra la zona riservata ai disabili.
Sono previsti sei maxischermi di 10 metri per otto per garantire la possibilità di seguire la funzione senza difficoltà: due sul palco e gli altri quattro su entrambi i lati. Ci saranno anche 25 torri di rimando del segnale audio e video sparse per i 400 mila metri quadri di prato.
Un evento di tale portata all’interno del parco di Monza impone il massimo sforzo per il rispetto dell’ambiente. Per ridurre l’impatto, l’architetto Claudio Santucci ha scelto per il palco una struttura portante prefabbricata che non ha richiesto di scavare il terreno per la posa della fondamenta. I fondali della scenografia sono di legno riciclato, l’intelaiatura in ferro e alluminio. Tutto sarà smontato e riutilizzato.
Non sono mancate, però, le polemiche. Un’associazione ambientalista locale ha inviato a suo tempo una lettera al Pontefice invitandolo a cambiare location in segno di rispetto nei confronti del Parco, che deve essere considerato come un monumento. “Un prato di grande estensione vale come la facciata di una cattedrale o la scalinata della Villa Reale” si legge in un articolo pubblicato da rivistanatura.com
Un po’ come dire che il Papa predica bene e razzola male.
Nella lettera inviata (scaricabile dal questo link), infatti, si legge: “Siamo rimasti veramente colpiti dalla sua enciclica “Laudato si’” che riteniamo essere una sorta di manifesto programmatico per tutti coloro che hanno a cuore il Pianeta Terra come “casa comune di tutta la famiglia umana”, nell’obiettivo, da lei indicato, di una alleanza tra l’umanità e l’ambiente. Il Parco di Monza è un ecosistema fragile e spesso ha dovuto fare i conti con eventi incompatibili con le sue caratteristiche, che l’hanno profondamente ferito e danneggiato. La presenza del pubblico, in quei casi, è stata molto inferiore a quella che si prospetta ora. Lei sa come il bisogno di natura diventi sempre più pressante e la sua straordinaria enciclica non fa che rimarcare con forza tale aspetto: la tutela degli ecosistemi riguarda e impegna direttamente tutti noi. Naturalmente ci sono valide alternative al luogo scelto per la celebrazione, che possono suggerire possibili e meritori interventi di ripristino anziché di degrado ambientale.”
Purtroppo, non abbiamo trovato alcun riferimento preciso alle valide alternative. Per certi versi meglio così, se a doverle indicare sono gli stessi che suggerivano a Luciano Ligabue di organizzare allo stadio Brianteo, capienza massima 15 mila persone, un concerto che ha avuto oltre 140 mila spettatori in due serate.
In questo caso, l’impresa sarebbe ancora più difficile. Un milione di persone non si è visto neppure per la mitica tre giorni di Woodstock.
I punti salienti, però, sono altri.
Cosa fare per non sprecare un’opportunità unica per diffondere la cultura della sostenibilità? Come si può organizzare un grande evento, come quelli al Central Park di New York, senza danneggiare in modo irreparabile la natura? Il popolo cattolico saprà distinguersi per civiltà anche nei fatti o l’enciclica Laudato sì rappresenta soltanto uno sterile elenco di buone intenzioni? A proposito quanti l’hanno letta e capita?
Dal nostro osservatorio territoriale vediamo molte più opportunità che criticità in questo megaraduno, anche se qualche disagio ai monzesi lo porterà inevitabilmente, basta pensare al blocco totale del traffico nella cerchia urbana e ai prevedibili intasamenti sulle principali direttrici dalle autostrade.
Soprattutto alcuni messaggi andrebbero enfatizzati. Papa Francesco parlerà sicuramente di alternative possibili rispetto al “disumanizzante paradigma tecnocratico e finanziario”; della crisi antropologica e culturale del mondo occidentale; del nichilismo apparentemente gaio che ha portato a una “liquefazione” delle relazioni e dei legami, provocando un individualismo e una frammentazione dilaganti a tutti i livelli: personale, famigliare, comunitario e politico, con la conseguente insicurezza esistenziale che genera paura, conflittualità e difesa dall’altro e dal diverso.
Probabilmente rinnoverà l’appello ai giovani affinché superino l’apatia. “Vi chiedo di essere costruttori dell’Italia, di mettervi al lavoro per una Italia migliore. Per favore, non guardate dal balcone la vita, ma impegnatevi, immergetevi nell’ampio dialogo sociale e politico” (papa Francesco, Firenze 2015).
Sicuramente accennerà alla crisi del lavoro. “Rinunciare a investire sulle persone per ottenere un maggior profitto immediato è un pessimo affare per la società” (Papa Francesco, Laudato si’, 2015, n. 128).
Per ultimo forse, parlerà di ambiente, riscaldamento globale e di numerose altre “ferite” alla madre terra con conseguenze disastrose per intere popolazioni. Oggi la terza causa migratoria dopo la povertà e le guerre.
L’attuale Pontefice è l’unica personalità di rilievo internazionale ad aver centrato uno dei punti focali della crisi che il modello finanziario, economico, politico e culturale dominante sta provocando: “Finché non si risolveranno radicalmente i problemi dei poveri, rinunciando all’autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria e aggredendo le cause strutturali della inequità, non si risolveranno i problemi del mondo e in definitiva nessun problema” (EG 202).
Negli ultimi decenni i ricchi sono divenuti sempre più ricchi, i ceti medi hanno visto assottigliarsi le opportunità rispetto alla generazione precedente e i loro figli avranno meno opportunità dei loro padri.
Per finire il tema del dialogo. “Ricordatevi inoltre che il modo migliore per dialogare non è quello di parlare e discutere, ma quello di fare qualcosa insieme, di costruire insieme, di fare progetti: non da soli, tra cattolici, ma insieme a tutti coloro che hanno buona volontà”.
Ecco, questi, crediamo, siano i punti da valorizzare e sui quali cercheremo di allargare la discussione nei prossimi giorni.
Andrea Fontana