Cari amici, nel mio secondo articolo, vorrei soffermarmi su quella che oggi possiamo definire “maleducazione televisiva”, con un particolare riferimento a trasmissioni come il Grande Fratello e non solo. L’elenco è ormai fin troppo lungo.
Se solo ci ponessimo delle domande sui reali contenuti di programmi di questo genere, capiremmo subito che sono effettivamente quanto meno privi di contenuti e spesso volgari. Allora, qual è il messaggio che ci arriva? Cosa costruiamo dopo aver visto trasmissioni del genere?
Se dalla mia non facile posizione osservo questa comunicazione penosamente vuota di ogni significato, non posso fare a meno di “incazzarmi”. La frivolezza e la diseducazione emergono forti e lasciano un retrogusto amaro, anche in funzione della deriva culturale in atto nella nostra società.
I target di ascolto ci dicono che il pubblico di questi reality è prevalentemente giovanile: solo ad esempio, la prima edizione italiana di “Grande Fratello Vip” ha chiuso con una media di oltre 4.100.000 di telespettatori e del 22% di share; le 8 puntate in prima serata su Canale 5 hanno raggiunto risultati importanti soprattutto tra il pubblico più giovane con una media del 26% di share tra i 15-19 anni e 31% di share sul target 15-34 anni).
Cosa viene percepito da un giovane che si mette davanti allo schermo Tv? Cosa ha costruito questa massa di ragazzi curiosi e forse anche un pochino frivoli perdendo il proprio tempo buttati su un divano con un telecomando in mano che non viene quasi mai premuto per guardare qualcosa di più intelligente e costruttivo? Troppa fatica mentale sarebbe dedicare il proprio prezioso tempo a programmi più educativi e utili per il confronto e la crescita. Poi non lamentatevi se il mondo va a rotoli. D’altra parte se la nostra intelligenza di umani normalmente dotati è in buona parte attirata solo dal frivolo, siamo davvero in braghe di tela.
Il punto focale sta probabilmente nel rispetto delle persone. I messaggi che quotidianamente ci arrivano dalla TV e in generale dai media lasciano poco spazio all’etica e al rispetto dell’altro. Ciò è risaputo, largamente dibattuto, ma alla fine il prodotto mediatico scivola sulla stessa triste deriva.
Il Rispetto di noi stessi quindi è il nocciolo, intorno al quale costruire un nuovo involucro pieno di buoni valori, in grado di far nascere nuove relazioni e nuove umanità.
La comunicazione odierna rispetta il pubblico?
La risposta è evidente. Tutti noi vogliamo fare qualcosa per cambiare? Siamo disposti a schiacciare un altro tasto del telecomando per trovare qualcosa in grado di trasmetterci conoscenze utili e qualche buon valore che servono per formarci?
Ci dicono che i media sono lo specchio della società. Allora siamo così ridotti male? E’ possibile che nel mondo accadono soltanto cose negative, terribili, brutte, tristi. Quello che ci circonda è solo questo?
In una mia visione ottimistica, pur dalla posizione che sapete (e vedete in foto), non posso credere che non ci sia una speranza, una voglia di mettersi in gioco, di cambiare l’ordine delle cose, di uscire da certi schemi e da certe visioni negative. Mi piacerebbe davvero poter vedere un telegiornale fatto solo di notizie belle e buone. Racconti di eventi positivi. Ce ne sono tanti che nessuno riporta, perché non vengono ritenuti interessanti. A guardare i TG e a leggere i giornali sembrerebbe proprio che siamo ridotti al buio e invece, guardandomi intorno riesco ancora a vedere quanto di positivo c’è, che non viene raccontato e valorizzato.
Manca un approccio ottimistico, che non deve solo guardare alle economie, non deve solo pensare ai “danè”. Il cambiamento di modalità va cercato in noi stessi, nel nostro approccio alla vita e quindi ai valori sottintesi. Dobbiamo essere profondi con noi stessi, arrivare dentro nel nostro nocciolo. Per fare ciò è necessario interrogarci su chi siamo e porci domande che abbiano senso reale. Che cos’è per noi la vita? Come vogliamo spendere la nostra esistenza?
Facciamoci tutti un bel regalo: cambiamo il cuore rendendolo sensibile alle cose che contano davvero. Mutiamo il nostro approccio mettendo da parte tutto ciò che non educa, non migliora le nostre conoscenze e non ci arricchisce dentro. Non viviamo mai una vita senza sapore, senza colore e impediamo che il nostro sorriso venga spento dal brutto.
Cambiamo il nostro canale interiore per trasmettere i nostri buoni valori.
Federico Malchiodi
Blogger… su due ruote
Federico Malchiodi, classe 1981, nato di maggio, il mese delle rose e della Madonna. Ma questo forse a ben poco gli è servito. Diplomato al Turistico di Arcore con 98/100 nell’anno di grazia 2001. Un “pezzo di carta” che non ha mai usato. Interista, il che significa un’ulteriore sofferenza insieme a quelle gravi che si porta dietro dalla nascita. Perchè il mio caro amico, ex allievo, Fede, è diversamente abile. Nato prematuro a meno di sette mesi, è finito a lungo in una incubatrice e, forse anche per cure approssimative, ha riportato danni alla coordinazione oculo manuale, con gli arti inferiori inibiti, bloccati, tanto da costringerlo in eterno su due ruote. La diagnosi è di quelle che lasciano poco scampo: tetraparesi spastica.
“A dirla tutta, una gran rottura di coglioni, all’ennesima potenza” dice con un sorriso amaro, senza però perdere mai lo spirito, guardando in faccia alla nuda realtà, sempre con una grande forza, con coraggio e con gioia di vivere. Perchè la vita va comunque vissuta, come un bene prezioso.
“La vita è comunque musica” e lui è appassionato di Classica, da Chopin a Mozart, da Einaudi ad Allevi. Non disdegna neanche la musica sacra, che lo avvicina a Dio, in una questa sorta di via crucis che è la sua non facile esistenza. La musica gli tiene compagnia, lo avvolge. Così come gli tiene compagnia la passione per lo sport, dal calcio al basket, dall’Inter al Monza alla pallacanestro Varese. Un’altra grande passione è quella di scrivere. Non è un leone della tastiera, come tanti che oggi si affacciano su social, scrivendo miriadi di cazzate. Federico ama scrivere per portare fuori i suoi sentimenti, i suoi valori, la sua anima. Lo fa con fatica, perchè i problemi agli occhi lo limitano, ma non demorde. Ha scritto tante riflessioni e poesie che ha raccolto in una dozzina di libretti, che per il momento sono una sorta di suo piccolo testamento da lasciare ai posteri, a chi gli vuole bene. In primo luogo la sua bella famiglia che lo coccola e lo sprona, da mamma Rosalinda a papà Gianni, con il fratello Davide. Tutti per uno, uno per tutti!
La psicologa Elena lo segue da più di cinque anni e lo aiuta a trovare risposte alla sua quotidianità, a quella che non si può altro che definire “sfiga”, a questo Calvario che si è trovato ad affrontare, una irta salita continua e dura. Che è meglio sempre affrontare con un sorriso, quel sorriso che lui non manca mai, soprattutto quando spara le sue belle battute.
“Certe volte t’incazzi proprio e ti dici che non ne puoi più di stare qua seduto, che ti sei rotto veramente le palle!”. Come dargli torto, come confortarlo, come dargli una piccola mano.
Così ci è venuta un’idea: quella di dar vita ad una sua rubrica nel nostro portale, per dare spazio ai suoi pensieri, che non sono omologati, che non sono retorici, che partono da una diversa visuale, da un’angolazione non certo comune, da una quotidianità “bastarda” vissuta nella sofferenza, dal primo mattino, quando per scendere dal letto bisogna fare letteralmente i numeri, al tirar sera con fatica, con le ore che spesso non passano mai e bisogna inventarsele tutte per non scivolare nella noia e nel mare della tristezza.
Una rubrica diversa, diversamente abile, perchè scrivere può certamente generare benessere, può fare stare meglio, lui e noi pure.
Federico è il nostro Blogger… su due ruote, due ruote che non filano come quelle di Valentino in pista, ma che ci riportano ai valori della vita. Quella vita che qualcuno butta nel cesso e che invece lui vuole vivere intensamente, fino all’ultimo secondo.
Vai Fede, ti aiutiamo a comporre i tuoi pensieri belli e speriamo davvero che tutti ti leggano volentieri.
c.g.