Personaggi

Nick Di Cuonzo, l’incredibile storia dell’ex custode della De Amicis


Nick Di Cuonzo, versione bidello-custode con alcuni dei suoi tanti allievi della scuola De Amicis di Monza

Nick Di Cuonzo (in alto), versione bidello-custode, con alcuni dei suoi tanti allievi della scuola De Amicis di Monza

Nick è indubbiamente un personaggio del tutto singolare. Poliedrico, eclettico, estroso, capace di spaziare con grande umiltà da un’attività all’altra, con tante passioni e mille conoscenze. Ad onor del vero, il suo lavoro primario è sempre stato quello di bidello. Non so se questo termine è oggi ancora “politicamente corretto”, forse sarebbe meglio dire “operatore scolastico”. Dentro una scuola infatti c’è stato per ben 42 anni; esattamente nella gloriosa De Amicis, del primo circolo di  Monza, dove faceva il custode insieme alla moglie Mariangela.  Davanti ai suoi occhi sono passati migliaia di allievi, almeno quattro generazioni di studenti, alcuni dei quali diventati famosi e apprezzati professionisti.
In realtà quando lo incontrai la prima volta manco sapevo facesse il bidello-custode, che dir si voglia. Aveva una macchina fotografica sempre attaccata al collo e girava per Monza in bicicletta a rubar scatti per l’amico Gianfranco Santi, che dallo studio fotografico di via Camperio forniva foto, per lo più in bianco e nero, a quasi tutte le redazioni dei giornali; in particolare al quotidiano Il Giorno.

Nick Al vecchio Vigorelli di Milano durante la 6 giorni ciclistica 1968

Nick al sax con i Panna e Fragola al vecchio Vigorelli di Milano durante la 6 giorni ciclistica 1968

“Sono sempre stato appassionato di fotografia. Un giorno Santi venne a fare un servizio fotografico al vecchio rudere di via Solera dove oggi c’è la nuova Procura– ricorda con nostalgia Di Cuonzo – Dall’alto della scuola De Amicis doveva fotografare quello che rimaneva in piedi del vecchio palazzo rimasto li per anni senza un futuro, fra tante polemiche. Lo accompagnai e scambiammo quattro chiacchiere. Subito il discorso scivolò sulla fotografia, sui trucchi del mestiere e iniziai a chiedergli qualche utile consiglio. Lui mi disse di andarlo a trovare in via Camperio e così diventammo amici. In breve mi ritrovai a dargli una mano, quasi per sdebitarmi della sua disponibilità. Si viaggiava con la Rolleiflex 6×6 e con la Nikkormat 24×36. Le foto si stampavano in camera oscura e andavano consegnate in fretta a mano alle redazioni per andare in stampa”.

Alla scrivania dello studio fotografico Santi di via Camperio 8 a Monza. Si intravede la tenda della camera oscura nella quale venivano stampate quasi tutte le foto di Monza e Brianza pubblicate in quegli anni sulle testate giornalistiche nazionali e locali

Alla scrivania dello studio fotografico Santi di via Camperio 8 a Monza. Si intravede la tenda della camera oscura nella quale venivano stampate quasi tutte le foto di Monza e Brianza pubblicate in quegli anni sulle testate giornalistiche nazionali e locali

Nick divenne nel giro di qualche mese il fido scudiero di Santi, fotografo marchigiano trapiantato a Monza. Eravamo nel bel mezzo degli Anni Settanta e io timidamente mi affacciavo nel mondo della carta stampata mentre Nicola “Nick” Raffaele Di Cuonzo da Potenza si era già ampiamente ritagliato il suo spazio nella città di Teodolinda. E da queste parti non era poi così facile meritarsi la fiducia con il sangue “terronico” nelle vene. Non contento della scuola e della fotografia, si dilettava già anche a suonare e cantare. In particolare in alcuni night.

 

 

Una doverosa citazione fotografica per il buon Gianfranco Santi, purtroppo prematuramente mancato a causa di un incidente stradale

Una doverosa citazione fotografica per il buon Gianfranco Santi, purtroppo prematuramente mancato a causa di un incidente stradale

“Ho studiato musica fin da ragazzo, negli Anni Sessanta, e avevo messo su una piccola band, i Panna e Fragola, perchè il tastierista aveva una gelateria. Suonavamo nella sua cantina. Facevamo un pop melodico, sdolcinato, buono anche per rimorchiare qualche ragazza. Il mio strumento preferito era ed è il sax, ma suono pure le tastiere. A quei tempi conobbi Luciano Mutti, studente universitario e giornalista alle prime armi, che si dilettata a suonare la chitarra”.

Bidello al mattino, reporter nel tempo libero, musicante la sera. Ma non è finita qui. Nei giorni festivi faceva pure l’arbitro di calcio. Mica per hobby, con seri intenti: infatti, è tesserato all’AIA dal 1975 ed è arrivato pure a calcare qualche campo in serie A come arbitro (tre presenze) e tante volte come guardalinee, assistente di alcune delle più famose “giacchette nere” dell’epoca tra cui Agnolin, Casarin e Gonella. Poi arbitro di boxe e pure judoca. Alla boxe ci è passato, per cause di forza maggiore, per quattro anni, dopo aver colpito con un montante un commissario AIA che lo aveva accusato di aver erratamente annullato una rete per un fuorigioco nel corso di una partita del campionato Interregionale. Nick, ai tempi un po’ fumino, era convintissimo della sua decisione, tanto che ancor oggi sostiene che il fuorigioco c’era tutto. Ancor più perché l’azione contestata era accaduta nel primo tempo, quando il commissario pare non fosse ancora giunto ai bordi del terreno di gioco. Dalla discussione alla rissa il passo fu breve e per Nick ci fu poco scampo: finì radiato a vita dall’Associazione Arbitri e quindi costretto a trovarsi un posto come giudice di altri sport. Fortunatamente nell’82, dopo la vittoria del mondiale di calcio, arrivò una bella amnistia sportiva permettendogli di tornare a calcare i verdi prati.

Nick Di Cuonzo (a sinistra) con il grande arbitro Agnolin

Nick Di Cuonzo (a sinistra) con il grande arbitro Luigi Agnolin

Insomma, un gran bel cavallo di razza (non so se oggi si può più dire) lucana. Un “crazy horse” caro a tutti i giornalisti monzesi che frequentavano lo studio Santi. Galoppava come un matto, o meglio pedalava in sella alla sua due ruote. Si prestava sempre con simpatia e disponibilità, saltando da una parte all’altra della città per scattare e consegnare al volo foto in redazione, coordinato dal buon Gianfranco, che qualche anno più tardi sarebbe rimasto vittima di un assurdo destino lasciando un gran vuoto. Dopo averlo incrociato allo studio Santi, dove avevo iniziato a respirare l’aria del giornalismo nostrano, lo rividi per tante volte transitare nella redazione del settimanale locale L’Eco di Monza presso il quale collaboravo. Portava le foto al direttore Brizio Pignacca, un altro che gli stava dietro come “fumino” e caratterialmente imprevedibile. Incontri sempre piacevoli, pieni d’ironia con più di qualche spunto goliardico.

Nick è stato anche arbitro di boxe

Nick è stato anche arbitro di boxe

Via Camperio, il vicino bar Manzoni, il sottostante club e la Chioccia d’Oro erano il punto di ritrovo della effervescente stampa di allora, dalla mattina fino a notte fonda, quando ancora si scriveva con la Lettera 22 e si consegnavano i pezzi a mano in redazione o si dettavano velocemente al telefono ai dimafonisti a Milano per poi attendere la chiusura dei giornali, magari ascoltando buona musica fino a tardi. Nick era una sorta di piccione viaggiatore e nel contempo un informatore prezioso, oltre che musicista e intrattenitore.

Dalla sua abitazione al secondo piano di un vecchio palazzo di piazza Garibaldi 6, a due passi dal Tribunale, aveva sotto controllo la parte nevralgica della città, dove transitavano tutte le forze dell’ordine, magistrati, avvocati e politici. E lui alla fine sapeva sempre tutto. Una sorta di quotidiano gazzettino monzese, quanto mai utile a tutti noi “scrivani munsciaschi”. Dalla scuola qualche volta il Comune lo mandava spesso a sostituire il custode al palazzo di giustizia, che è proprio a due passi dalla De Amicis. Si trasformava quindi anche in informatore di cronaca giudiziaria.

Nick oggi, pensionato sempre attivo e appassionato

Nick oggi, pensionato sempre attivo e appassionato, ancora pronto a indossare la casacca di arbitro

Oggi, a pochi mesi dalle settanta primavere, pensionato sereno, padre di due figli Deborah e Antonio Cristian, fa la spola tra Monza e Novara, dove si è trasferito per ragioni familiari, in un sorta di personale continua andata e ritorno del derby tra le due città campionesse di hockey a rotelle. Si è pure messo in testa l’idea meravigliosa di scrivere un libro con le sue memorie e i suoi tanti aneddoti. Nell’opera lo stava aiutando il bravo Luciano Mutti, per anni caporedattore de Il Giorno, mancato all’improvviso nell’estate scorsa mentre si godeva la sudata pensione.

Ci sto provando a mettere insieme le pagine della mia vita fatta di tanti ricordi- dice Nick – L’amico Luciano mi stava dando una grossa mano per sistemare il tutto e purtroppo è andata com’è andata, ma io non ci rinuncio e so che di trovare qualche altro amico giornalista disponibile a portare a termine questo lavoro” e mi guarda con la consapevolezza di averlo già trovato. Adesso ho una bella gatta da pelare! Benedetto Nick!

Raccontare il suo vissuto non è facile, perché quando apre l’archivio ci vorrebbe sempre il registratore a portata di  mano. Se poi inizia a farti vedere le foto del suo variegato album di vita rischi davvero di perderti sul filo della memoria, saltando da palo in frasca, da un volto all’altro, dal un aneddoto all’altro. Tanta roba davvero. Una pezzo della storia della città e pure della musica. Fare sintesi diventa difficile, impossibile.

Ai bordi del vecchio Stadio Sada negli Anni Settanta

Ai bordi del vecchio Stadio Sada negli Anni Settanta

Nick al sax con i Panna e Fragola, siamo nel pieno degli Anni Sessanta

A sax con i Panna e Fragola. Siamo nel pieno degli Anni Sessanta

La mia vita è stata quella di un dipendente comunale, di un bidello, poi diventato statale, appassionato di musica, fotografia e sport. Mi piace tener memoria. Così ho messo insieme molto materiale che ora sto cercando di raccogliere in un libro, che non vuole essere solo la mia storia un po’ particolare, ma anche il ricordo di una Monza che non c’è più. Dove anche l’insegnamento e i modelli educativi sono totalmente cambiati. La scuola è stata tutta la mia vita, ma c’è molto di più. Ci sono soprattutto la musica e lo sport. Sono arrivato a Monza nel 1959, primo di sei figli. Mio padre aveva una ditta di costruzioni e venne chiamato al nord, insieme ad altre imprese, quando venne costruito l’ospedale di Vimercate. Mi ritrovai qui con la famiglia a fare mille sacrifici. Se vogliamo, stavamo meglio al sud, ma in Brianza si lavorava e c’erano prospettive. Intanto però vivevamo in una casa con il bagno fuori, mentre a Potenza il bagno era dentro. Presi il diploma magistrale e ebbi qualche esperienza da docente come supplente, ma non bastava perché i soldi erano pochi e si doveva mangiare. Iniziai a fare il rappresentante per la San Carlo, quella delle patatine, e poi feci domanda al Comune e fortunatamente, dopo il concorso venni assunto all’ufficio tecnico. Poi finii alla scuola De Amicis, in via provvisoria, per sostituire il custode, sempre come dipendente comunale, ma m’innamorai dei bambini e lì sono rimasto fino alla pensione”.

Nick con il suo strumento preferito

Nick con il suo strumento preferito. La storia unica di un ex bidello, appassionato di musica, sport e fotografia

Nick Di Cuonzo ha all’attivo anche 13 dischi, per lo più cover di autori famosi. Ci sono però molti brani scritti di suo pugno, alcuni anche ripresi da artisti ben più famosi di lui. E’ un grande appassionato di jazz e ha incontrato negli anni tanti protagonisti del mondo musicale italiano e straniero. Amico della grande famiglia Reitano, di Fred Bongusto (a cui ha dedicato un Cd, foto in basso) , Bruno Martino, Franco Califano, Nicola Arigliano, Dino Siani; ha suonato il sax persino con Lucio Dalla in tre concerti alle Isole Tremiti. Si diverte ancora a “strimpellare” in tre night a Novara e Lissone.

“Che volete che vi dica? Mi diverto e non poco. Cerco di vivere nel modo migliore. Ho tanti amici e tanti ricordi, ma guardo sempre al futuro senza mai dimenticare il mio passato non sempre facile, comunque bello da ricordare”.

E adesso mi tocca pure seguirlo nell’avventura del libro. Non so se mai ce la faremo, ma almeno ci proviamo sulla scia del lavoro già fatto dall’amico Luciano; e poi ricordare il passato, seppur con un velo di malinconia, è sempre piacevole e quantomai utile alla nostra memoria. Per non dimenticare anche i tanti amici a cui abbiamo voluto bene.

Carlo Gaeta

Nick Di Cuonzo la copertina del CD dedicato a Fred Bongusto

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