Il Museo della seta Abegg, racchiuso all’interno di una filanda settecentesca, in riva al lago di Garlate, è un tuffo nel passato, un viaggio alla scoperta di uno dei mestieri più antichi, affascinanti e all’avanguardia di un tempo.
Il Museo venne realizzato e inaugurato nel 1953 dagli industriali svizzeri Abegg, per tramandare agli addetti del settore e agli studiosi gli strumenti creati durante i secoli nell’industria serica.
Donato al Comune di Garlate nel 1976, conserva una ricca collezione di macchinari, esposti in modo da poter osservare le principali fasi di produzione: allevamento del baco, trattura dei bozzoli e torcitura della seta.
Questa professione, com’è tipico di buona parte dei mestieri di un tempo, è fortemente legata alla natura, presenta un legame con la materia prima e con la terra, che è quasi primordiale.
Il lavoro delle filande, infatti, trae origine da un piccolo insetto: il baco da seta, che nasce e si svilippa sulle foglie di gelso, elemento alla base della propria alimentazione.
Museo della seta Abegg: filo conduttore delle professioni di un tempo
Museo della seta Abegg: filo conduttore delle professioni di un tempo
Da qui deriva il forte rispetto dell’arte della tessitura, nei confronti del mondo animale e vegetale, la cura e la devozione per un animaletto apparentamente insignificante, senza il quale, però, la produzione di seta sarebbe pressochè nulla.
A Garlate, il Museo della seta Abegg, ci trasporta all’interno di questo pittoresco viaggio, un viaggio che parte dalla natura, dalle sue foglie, dalle sue radici, dai suoi animali, e giunge fino a noi, offrendoci in dono una sua creazione.
La visita presso il Museo Abegg ci rende immediatamente consapevoli di quanto il processo per l’ottenimento del prodotto finito, ovvero la seta, debba attraversare differenti e altrettanto delicate fasi di lavorazione.
Prime fra tutte è la bachicoltura, o sericoltura, cioè l’allevamento del baco da seta per la produzione dei fondamentali bozzoli, da cui si ricava il filo di seta.
La bachicoltura, affonda le sue origini nell’antica, anzi antichissima, Cina.
La leggenda vuole che la sua nascita sia dovuta all’imperatrice Xi Ling Shi, moglie dell’imperatore Huang Di: pare che sia stata proprio lei, infatti, la prima ad accorgersi del filamento serico, dopo che un bozzolo le era caduto accidentalmente nella tazza di tè bollente. Un incidente casuale che regalò alla Cina il primato sulla produzione di un prodotto tanto raffinato, quale è la seta.
Per millenni, non a caso, il procedimento fu tenuto segreto, in modo da poter mantenere il monopolio cinese sulla sua creazione.
A tal proposito, in Europa, sebbene l’Impero Romano conoscesse e apprezzasse la seta, la conoscenza della sericoltura è giunta solo intorno al 550, attraverso l’Impero Bizantino: la leggenda parla di alcuni monaci giunti agli ordini dell’imperatore Giustiniano, che portarono di nascosto a Costantinopoli delle uova di baco da seta.
Dunque, dalla terra alle nostre mani, dall’Oriente all’Occidente, così la pregiata seta è giunta a noi.
L’allevamento dei bachi da seta si svolgeva come un vero e proprio culto all’interno delle case dei contadini. Le stanze adibite a questo scopo avevano, oltre alle finestre, aperture supplementari sopra le porte oppure sotto le finestre per garantire una buona aerazione.
Inoltre, per contenere i bachi, si costruivano apposite intelaiature in legno, addirittura sovrapponibili per risparmiare spazio.
Museo della seta Abegg: filo conduttore delle professioni di un tempo
Quando, infine, i bachi sono cresciuti a sufficienza, si dice che “salgano al bosco”, cioè si arrampicano su foglie secche di gelso dove cercano un posto sicuro per costruire il loro bozzolo, all’interno del quale poter compiere la metamorfosi in crisalide.
Museo della seta Abegg: filo conduttore delle professioni di un tempo
Un trattamento, quello del piccolo baco da seta, che richiede una cura e un’attenzione per niente inferiori all’allevamento di altri tipi di insetti, come le api per esempio, o di altri animali, come pecore, mucche, etc.
Una volta concluso il percorso di immersione e di scoperta nell’allevamento dei bachi da seta, il Museo della seta Abegg, offre una visione completa e curiosa anche sui passaggi successivi: i bozzoli vengono riposti in bacinelle di acqua calda a macerare e da qui comincia la trattura, ovvero l’operazione che permette di ricavare il filo di seta dalla matassa dei bozzoli.
Museo della seta Abegg: filo conduttore delle professioni di un tempo
Ed eccoci giunti alla fase finale: la torcitura. Una lavorazione fondamentale, perchè conferisce coesione e resistenza al filo di seta grazie alla torsione.
Museo della seta Abegg: filo conduttore delle professioni di un tempo
Museo della seta Abegg: filo conduttore delle professioni di un tempo
Al giorno d’oggi la produzione della seta è un mestiere ormai superato, le filande non esistono praticamente più, sostituite nel mercato odierno dalla produzione di filati sintetici.
Eppure, esistono ancora sul suolo gli antichi edifici del passato, che spiccano tra le modernità attuali per rievocare i lavori di un tempo. Quel tempo in cui il terreno era il luogo di provenienza di ogni nostro bisogno e necessità. Quel tempo, che ormai sembra lontano anni luce, in cui la cura e il rispetto per la natura, per la terra, erano istinti fondamentali e spontanei come respirare.
Museo della seta Abegg: filo conduttore delle professioni di un tempo
Il Museo della seta di Garlate, è un filo raffinato ma robusto, così potremmo definirlo giusto per restare in tema, che ci ricollega al nostro passato. Un filo importantissimo, che ci permette di non perdere mai il legame con le nostre radici e con le nostre origini.
Francesca Motta