Quante forme ha l’amore?
Quante manifestazioni esistono?
Ma soprattutto, possiamo davvero classificare o misurare l’amore?
Ognuno di noi, infatti, ha modi diversi di amare e di manifestare i propri sentimenti, e non esiste un meccanismo giusto o sbagliato per farlo.
Il mondo dell’arte l’ha capito già da tempo…
Nelle sue numerose raffigurazioni e interpretazioni dell’amore, l’arte ci ha sempre palesato davanti agli occhi il multiforme universo dei sentimenti.
Dall’amore passionale a quello che sboccia con uno sguardo, dall’amore tenero e protettivo a quello fedele e forte, che dura una vita intera.
L’arte ha sondato tutti i percorsi possibili e dalle mani esperte degli artisti, colme di ispirazione, sono scaturite le espressioni più disparate dell’amore.
L’amore non è uno.
E all’interno di Villa Carlotta, bellezza stimata delle sponde del Lago di Como, località Tremezzo, lo si capisce benissimo.
La Villa ospita solo alcune interpretazioni delle molte sfumature che l’amore assume, imbrigliate in tre differenti opere d’arte.
Si tratta del complesso scultoreo in marmo di Carrara di “Marte e Venere”; del dipinto di Hayez “Il bacio” uno dei tanti tra le serie realizzate dall’artista; e infine la scultura di “Amore e Psiche” del Canova, qui riprodotta in copia da uno dei suoi allievi.
Le stanze di Villa Carlotta si fanno così scrigno di molteplici sfumature di interpretazione artistica dell’amore.
Una stretta forte e risoluta quella che lega Marte e Venere, la stretta della mano della dea ferrea lungo le braccia del dio della guerra, per impedirgli di fendere colpi micidiali con il suo pugnale. Non una manifestazione d’amore convenzionale quella che avvolge le due divinità, anzi si potrebbe dire che non ci sia nessun rapporto passionale tra Venere e Marte, bensì l’impeto feroce e irascibile, frenato dalla ragione di Venere.
Se non è passionale lo scambio di tocco e di sguardi tra Marte e Venere, certamente lo è quello tra Amore e Psiche. Un intreccio di arti che compone la scultura: le braccia di Psiche protese verso il suo amato a circondargli il collo e le mani di Amore avvolte e strette intorno alla carne di lei, quasi volesse imprimere la sua impronta per non perderla mai più. Un abbraccio passionale, un amore intenso che ha sfidato il destino per poter durare in eterno, quello tra Amore e la sua Psiche.
E se il loro “quasi bacio” è un sigillo che decreta il ricongiungimento, “Il bacio” di Hayez, invece, è il saluto d’addio tra due amanti che si stringono l’uno tra le braccia dell’altra per la paura di non rivedersi mai più. L’artista mette in scena il momento più doloroso di qualsiasi storia d’amore, quello dell’addio.
L’arte, dunque, in tutta la sua innocenza e bellezza, ci rende consapevoli del fatto che l’amore, che si tratti di un languido scambio di sguardi, di un freno all’irruenza, di un intreccio passionale di braccia, o di un bacio d’addio, è sempre amore.
L’amore non è uno, ma un unico fatto d’infinite sfumature.
Francesca Motta