Sandro Vitali non c’è più e per gli appassionati di calcio, i tifosi milanisti in particolare, la perdita è grave. Con lui scompare infatti un gran signore, dai modi sempre garbati e gentili, fine intenditore di pallone, scopritore di tanti giovani talenti che poi sono esplosi affermandosi ai livelli più alti. Era apprezzato come manager attento, dall’occhio lungo, sempre proiettato al futuro.
Vitali, monzese doc, si è serenamente spento questa mattina presso l’Hospice della Residenza San Pietro a Monza, dove era da qualche tempo ricoverato. Ex giocatore e direttore sportivo, per anni responsabile del settore giovanile dell’A.C. Milan, talent scout di riconosciuta fama, aveva lavorato anche a Varese, Como e Cagliari. Tra le sue grandi scoperte Roberto Bettega, Claudio Gentile e Franco Baresi. Si dice anche di Gigi Buffon, che aveva trasformato da centravanti in portiere da ragazzino.
Classe 1934 (il 6 agosto avrebbe compiuto 82 anni), era nato nel popolare quartiere di San Biagio da dove aveva mosso i suoi primi passi nel mondo del pallone. La sua carriera come giocatore prese il via nella stagione 1954-55 quando il Milan, per due milioni di vecchie lire, lo prelevò dal Villasanta e lo fece debuttare nell’anno della conquista del quinto scudetto rossonero, il 6 febbraio 1955 nella trasferta contro la Triestina finita con una sconfitta. Era il Milan di Schiaffino e quella fu la sua unica gara della stagione, al termine della quale venne ceduto all’Alessandria in comproprietà. L’altra metà del cartellino servì poi al Milan per riscattare in termini definitivo il cartellino in un tal Gianni Rivera, che proprio dall’Alessandria arrivava.
Vitali in Piemonte ci rimase per tre anni nei quali confezionò 69 presenze e 19 gol.
Un giovanissimo Sandro Vitali firma autografi a Napoli
Nel 1958 si trasferì a Napoli dove viene ancora ricordato per una storica doppia coincidenza: l’aver segnato l’ultima rete nell’ultima gara al vecchio stadio del Vomero, il 15 novembre 1959, ed avere siglato la prima rete nella prima gara al debutto del nuovo stadio San Paolo, il 6 dicembre 1959, nella vittoriosa partita contro la Juventus. La permanenza in maglia azzurra non fu però delle più felici: il Napoli navigava a metà classica e Vitali, detto “Bambi” (come ricorda il grande Gianni De Felice) fragile nei legamenti, non andò al di la di 31 presenze e 5 reti.
Dal 1960 al 1965 ritorna all’Alessandria, dove gioca anche in Serie B, mettendo insieme 133 presenze e e 16 reti. Nel 1966 chiude con sole 3 presenze la sua storia di calciatore dai piedi buoni e dal fisico fragile nel Varese, in quell’anno impegnato nel campionato di Serie A.
Appese le scarpette al fatidico chiodo, per Vitali di apre la brillante carriera di manager, con un labile tentativo di trainer della Primavera varesina, alla cui guida il Presidente Giovanni Borghi lo avrebbe voluto. A Varese si rendono conto che le qualità di Sandro Vitali sono ben altre e infatti: “Mi trasformai subito in direttore sportivo –ricordava in una vecchia intervista – e fui il primo a creare un vero e proprio settore giovanile in Italia. Andavo in giro a scoprire talenti e li portavo da noi a Varese, dove crescevano in convitto. Una “fabbrica” di giocatori di calcio dalla quale potevamo attingere noi e le grandi squadre”.
In otto anni a Varese sforna talenti e si afferma fino ad essere chiamato alla direzione sportiva del Milan al termine della stagione 1973-74 dall’allora presidente rossonero Albino Buticchi. Rimase in quel ruolo anche con la presidenza di Felice Colombo fino gli inizi degli anni 80, periodo nel quale rifondò l’intero settore giovanile milanista e concluse sempre campagne acquisto in attivo, dando il suo contributo ai bilanci di via Turati. Con l’avvento della presidenza Farina, Vitali preferì dare subito le dimissioni, iniziando una nuova avventura a Como, che durò per otto anni (periodo temporale ricorrente nelle sue collaborazioni sportive), cinque dei quali in serie A. Poi nel 1991 il ritorno al Milan, suo grande amore, come responsabile del settore giovanile che era già stato nelle mani degli amici Ariedo Braida e Fabio Capello. A metà degli Anni 90 un’altra esperienza come DS a Cagliari.
Il ricordo dell’uomo è affidato alla sua unica figlia Alessandra, conosciuta in città per essere la titolare del noto locale Tea Rose :”Era un padre che parlava con gli occhi e con i semplici gesti. Uomo di fatti e di poche parole che non amava apparire. Mi fa piacere ricordarlo oggi come grande appassionato di un calcio che non esiste più, un calcio fatto di cuore e di passione vera, sincera. Era un manager che credeva nei giovani: li cercava, li sceglieva e li faceva crescere. Ha sempre lavorato dietro le quinte con quello spirito tipico dei brianzoli che s’impegnano in prima persona senza mai mettersi inutilmente in mostra. La sua vita era lo sport, uno sport che non voleva compromesso dal business. Il mio ricordo si perde oggi in quei nostri viaggi insieme alla ricerca di uno stadio in tempi in cui i GPS non esistevano e il campo lo dovevamo identificare in lontananza dal pubblico che andava con le bandiere in mano o di sera dai riflettori accesi”.
Il sito ufficiale del Milan lo ricorda oggi come il “Direttore sportivo per eccellenza”: senza dubbio il miglior tributo allo schivo e appassionato manager dall’aplomb anglosassone.
I funerali di Sandro Vitali si svolgeranno nella sua Monza, nella chiesa di San Biagio, domani 4 agosto alle ore 15.
Carlo Gaeta