Siamo alle solite. Dalle nostre parti vogliono sempre la botte piena e la moglie ubriaca, e se qualcuno ha l’amante (e non son pochi), ubriaca pure quella e la botte sempre intonsa. Adagi antichi, riveduti e correnti con un pizzico di goliardia, che non guasta, e di dimostrata storica verità, che invece infastidisce, anche se la situazione dello sport biancorosso, a partire dal calcio, è ancorata a dati eloquenti.
“Il marchio del Monza è tornato a essere figo” afferma convinto il presidente Nicola Colombo mentre riceve le chiavi di una Smart nera brandizzata con il logo del nuovo sponsor Base ALD, ma la gente allo stadio non ci va. Sarà perché i tifosi biancorossi sono in prima battuta milanisti, interisti e juventini. Sarà perché il Brianteo onestamente è un pollaio mai ridotto. Sarà perché fa freddo, è umido e tira vento, e adesso sta arrivando pure la Buriana (in senso di gelo siberiano) ma le ultime domeniche casalinghe hanno messo in mostra una situazione da tregenda, dal punto di vista degli incassi. Roba da elemosina, da offerta in chiesa. E senza soldi non si cantano Messe.
Così l’evento nella bella sede del neo sponsor diventa occasione di sfogo per il buon Nick, che deve in parte averne già le palle (non quelle con cui si gioca) prossime all’orchite. Gli sponsor in buona parte hanno risposto, grazie alla nuova immagine societaria e ad una buona politica di marketing per accattivarli: la società si presenta bene, la proprietà è appassionata e solida, il gruppo dirigente sta lavorando come non si era mai visto nell’ultimo decennio, ma i tifosi latitano. Storia antica. Per vedere lo stadio pieno bisogna lottare ai vertici della serie cadetta. Ma siamo ancora ben lontani. Il grande sogno rimane vivo e la squadra comunque va pure in qualche maniera sostenuta, e non solo a parole o con i famigerati click sul sito, che parte abbiano toccato quota 18mila contatti unici. Segno che di tifosi del Monza in giro ce ne sono, ma si perdono nei meandri oscuri della rete internet e non arrivano davanti alla biglietteria del Brianteo.
Quindi i contatti non si trasformano in lead, ovvero in quello che nel marketing si definiscono informazioni e comportamenti utili a generare una vendita. In questo caso l’acquisto di un ticket per un posto in tribuna o in gradinata. E dopo quasi tre anni di patemi, Colombo manifesta una certa dose di nervosismo. Lo ha fatto rilevare nelle ultime due pubbliche occasioni dedicate agli sponsor, settimana l’altra allo Sporting Club di Monza e adesso alla Base ADL di viale Campania, che si è presentata al meglio per accogliere lui e la squadra.
Mentre gli mettono in mano le chiavi della city car sponsorizzata dal neo partner ufficiale specialista della nuova forma di mobilità in affitto, al presidente gli girano le balle e s’infervora, in un crescendo rossiniano. Per questo ci piace di più. Perché manifesta il suo carattere genuino, sanguigno e pulito. Alla fine non riesce a trattenersi e va giù bello chiaro. Viene fuori così il cuore biancorosso di questo ragazzone di buona famiglia che ha tanta voglia di fare.
Luigi Fabbri, contitolare di Base Ald di Monza, da un senso all’abbinamento tra Base ADL e Monza 1912 ricordando che “La Brianza è un territorio che recepisce le innovazioni” e che sono arrivati al Monza “perché è un ambiente giovane e un sodalizio sano”.
Colombo invece un po’ mastica amaro, faticando a metabolizzare l’insoddisfazione per gli esiti del botteghino delle ultime domestiche. Quando zia Clelia gli passa il microfono, dopo la solita professionale introduzione, Nick parte tranquillo e poi pian piano va in crescendo. Per poco non gli sfugge qualche parolone, in una sorta di invettiva contro questa Brianza, sparagnina, diciamo pure con il braccino corto, dove in molti si riempiono la bocca, ostentano, ma poi non cacciano mai il portafogli.
“In questi due anni e mezzo abbiamo lavorato bene e oggi ne abbiamo l’ennesima dimostrazione con questo abbinamento. Il brand Monza, che era ridotto al nulla, è tornato ad essere figo. Posso dire che il primo obbiettivo è stato raggiunto. In questi ultimi tempi stiamo raccogliendo i primi frutti di ciò che abbiamo seminato. Siamo però ancora lontani da quello che potrebbe essere realmente raccolto. Purtroppo la risposta dell’imprenditoria brianzola è minima. Quando vedo i fatturati delle aziende del territorio pubblicati su certe pubblicazioni mi vien rabbia. Nessuno di questi investe nello sport monzese. I tifosi chiedono sempre di vincere. Sognano. E noi che possiamo fare? Stiamo dando il massimo, ma per arrivare a certi risultati e raggiungere certi traguardi ci vogliono i soldi”.
Si fa sentire soprattutto la mancanza di incassi perché a contarli gli sponsor hanno comunque superato quota 50, tra grandi e piccoli, tra i marchi di famiglia e quelli nuovi che via via si sono aggiunti. Se guardiamo il punto di partenza, un risultato eclatante.
“Sugli sponsor abbiamo lavorato bene, finora però dalla biglietteria abbiamo incassato la miseria di 57mila euro, incasso che a Pisa hanno fatto praticamente solo nella partita contro il Monza. Insomma, noi stiamo facendo miracoli contro società dai budget spropositati rispetto a quello nostro”.
La squadra, tutto sommato, se la sta giocando, pur non facendo spellare le mani alla sparuta truppa di tifosi e di bagaj. E anche qui non va dimenticato il punto di partenza. Forse bisognerebbe iniziare a segnare di più. Ma il vero gol dovrebbe farlo la Brianza imprenditoriale. Quale? Quella industriale confluita a Milano in Assolombarda? O quella che ha azzerato la Camera di Commercio di Monza per fondersi con la Camera di Milano e Lodi?
Insomma, caro Colombo, forse gli sponsor autorevoli devi andarteli a trovare fuori territorio. Se è vero com’è vero che la produttiva e ricca Brianza dei Top 500 è riuscita a mandare in vacca anche l’autodromo nazionale, oggi ENI Circuit grazie all’intervento romano dell’Automobile Club d’Italia, che da un anno ormai regge le sorti del glorioso circuito.
Carlo Gaeta