Mattinata di festa quella vissuta venerdì 22 gennaio a Carugo, per il conferimento al noto paroliere Giulio Rapetti, in arte Mogol, della cittadinanza onoraria. In mattinata il grande personaggio della musica leggera italiana è arrivato in paese e, dopo una breve visita alla Curt de’ Realin, dove ha vissuto da bambino, si è recato all’Auditorium delle scuole di via XXV Aprile, per la seduta del Consiglio Comunale che ha ufficializzato l’importante riconoscimento.
L’Amministrazione Comunale, facendo proprio quanto richiesto da alcuni cittadini locali, ha, infatti, deciso di conferirgli la cittadinanza onoraria quale attestato di stima nei confronti della sua opera, sia come autore di testi di canzoni indimenticabili, sia per la sensibilità che da sempre mostra nei confronti delle giovani generazioni. Non bisogna, infatti, dimenticare che Rapetti ha fondato e dirige da diversi anni il CET, Centro Europeo di Toscolano per la formazione di nuovi autori di musica pop. Ma c’è dell’altro che lega così sentitamente il celebre paroliere al paese comasco.
Mogol nasce nel 1936 a Milano. Durante la guerra, parecchie famiglie milanesi, nel tentativo di sottrarsi ai pericoli dei bombardamenti, sfollarono in Brianza. Il piccolo Giulio, con la sua famiglia, si trasferì a Carugo nel cortile detto “de’ Realin”, oggi Via Montegrappa, abitato da numerosi nuclei familiari. Nei pochi mesi trascorsi, tra il 1943 e il 1945, Giulio condivise giochi e avventure con i suoi coetanei carughesi, tra le vie del paese e i campi attraversati dalla Roggia Borromeo, dove abbondavano i gamberi, ambita preda di tutti i ragazzotti del posto.
In una recente intervista al giornalista Sabelli Fioretti, lo stesso Mogol così racconta quei periodi: “Poi sono sfollato a Carugo. Il mio papà, non avendo trovato casa, aveva affittato un sotto-terrazza, che aveva chiuso con quattro muri. Uno stanzone. Dormivamo e mangiavamo tutti lì. C’era la guerra. C’erano i bombardamenti. Mio papà mi portava a pescare i gamberi d’acqua dolce nel ruscello. Li mangiavamo anche crudi.”
Tale onorificenza è quindi testimonianza del legame che Mogol ha instaurato durante gli anni della guerra con Carugo, con la sua gente, con i suoi boschi, con le sue sorgenti.
Mogol è indubbiamente un grande personaggio. Indimenticabili sono moltissimi testi da lui scritti, come per le canzoni “Pensieri e parole”, “Acqua azzurra, acqua chiara”, “La canzone del sole”, “Il mio canto libero”, “I giardini di marzo”, tutte interpretate dall’indimenticabile Lucio Battisti. Ma ci sono anche “L’emozione non ha voce” e “l’Arcobaleno” cantante da Celentano; “Una lacrima sul viso”, portata al successo da Bobby Solo, “29 settembre”, grande hit degli Equipe 84, “Oro” e “Mediterraneo” presentate da Mango e “Cervo a primavera” di Cocciante.
Chi non ha cantato in coro nelle serate tra amici e le uscite in compagnia i suoi testi ? Tutti abbiamo acquistato, chi più, chi meno, i dischi di quei mitici anni. La sua produzione vanta oltre 1500 canzoni pubblicate. Mogol ha anche condiviso la sua creatività con moltissimi artisti, fra cui Morandi, Cocciante, Mango, Mina, Ornella Vanoni, Equipe 84, Dik Dik, Bobby Solo, Luigi Tenco, Renato Zero, Gigi D’Alessio e Rino Gaetano. Insomma potremmo tranquillamente definire Mogol un monumento della musica italiana.
L’evento di venerdì testimonia la stima dei carughesi nei confronti dell’artista, che ha contribuito a costruire la memoria collettiva di alcune generazioni di italiani, ma soprattutto dell’uomo che, per alcuni mesi della sua infanzia, ha soggiornato nella comunità comasca, durante gli anni, carichi di paure e preoccupazioni, della guerra. Piace pensare che la sua esperienza carughese, pur di breve tempo, sia, comunque, servita, anch’essa, all’ispirazione che ha prodotto i testi memorabili da lui scritti.
Ma oltre a Carugo, vi è un altro paese della Brianza che ha ospitato per diversi anni Giulio Rapetti, nel momento di maggior fulgore, al fianco di Lucio Battisti. Non bisogna, infatti, dimenticare che il grande paroliere ha vissuto anche nel residence Dosso di Coroldo di Molteno, in una villetta, situata proprio a pochi metri da quella acquistata dal cantante, andando spesso a pranzare, in sua compagnia, allo storico ristorante Riva, nel centro di Molteno, dove la leggenda vuole siano nate, tra un piatto di gnocchetti di zucca fatti in casa, specialità del posto, ed un bicchiere di vino, le più belle canzoni della coppia.
Enzo Mauri