Esiste sul territorio lombardo una struttura antica che rievoca miti e leggende, storie di dei e di sacrifici: è il Tempietto del Fauno a Cesano Maderno, all’interno del giardino che circonda Palazzo Arese Borromeo.
Il Palazzo, così come il suo vasto giardino, prese forma nel Seicento e arrivò a eguagliare, per forme architettoniche e per la sua magnificenza, le ville e i palazzi della campagna romana.
Ad evocare l’atmosfera classica romana, le volte, le arcate, le strutture architettoniche abbellite da statue che si aprono, qua e là, non solo all’interno dell’architettura principale di Palazzo Arese Borromeo, ma anche nel suo giardino.
L’immensa area verde che circonda il palazzo è un continuo susseguirsi di mura a volta, di piccole porte in marmo abilmente decorate, che lasciano vagare lo sguardo del visitatore oltre la loro soglia, mostrando un angolo di parco nascosto e, forse anche per questo motivo, di straordinario fascino.
Più appartato, infatti, rispetto al troneggiante Palazzo Arese Borromeo, al vertice sud-est del giardino, si erge il Tempietto del Fauno.
Giungendo a Cesano Maderno, già dalla strada se ne coglie la mole a distanza, solo in parte schermata da alberi, lasciando prefigurare anche all’inconsapevole viaggiatore la presenza di una testimonianza storica il cui significato si estende ben oltre i propri limiti architettonici.
La testimonianza di come storia, mito e leggenda si intreccino, lasciando che si contaminino tra di loro e diano vita a quella che noi oggi possiamo definire la nostra conoscenza.
Il Tempietto del Fauno, in origine chiamato semplicemente “Casino”, deve il suo nome alla statua del dio Pan, ora collocata al centro della sala al piano terra, ma che anticamente era posta su una collinetta in mezzo al vicino bosco.
Dunque, un’ambientazione in equilibrio tra mitologia e natura, quella del Tempietto del Fauno di Cesano Maderno.
Al suo interno, due scale a chiocciola con gradini di pietra salgono al livello più alto, dominando lo spazio e permettendo di ammirare più da vicino gli affreschi che abbelliscono le pareti: questi ultimi raffigurano soggetti mitologici come le Parche, ma sono presenti anche immagini dello zodiaco, fino ad arrivare alla raffigurazione dei mesi e delle quattro stagioni.
Un vero e proprio tripudio di miti e di scene esoteriche, degno coronamento alla statua del dio Pan che, assiso su un piedistallo, troneggia al centro della sala.
Il dio Pan, così chiamato nella mitologia greca, conosciuto come Fauno, invece, nella mitologia romana, era un dio potente e selvaggio, legato alle selve e alla natura, dall’aspetto di un satiro.Veniva, infatti, raffigurato con zampe irsute e con zoccoli e con corna caprine, mentre il busto era umano, il volto barbuto e dall’espressione terribile.
Dal suo nome, non a caso, deriva il sostantivo “panico”, non solo per l’aspetto terribile di Pan, ma anche perchè pare che il dio si adirasse con chiunque lo disturbava emettendo urla terrificanti, e provocando così una incontrollata paura.
Nel sottosuolo del Tempietto, il vano di una piccola cisterna o ghiacciaia consentiva la conservazione di vivande e bevande per i rinfreschi di corte consumati nel parco, tra l’ombra degli alberi, i giochi d’acqua delle fontane e i convenevoli dei partecipanti.
La presenza di questa ghiacciaia sotterranea, unita alle terrificanti leggende legate alla figura del dio Pan, farebbero di questo luogo la sede di rituali e tragiche consumazioni a danno di indifese fanciulle.
Sulla sommità dell’architettura esterna che chiude il Tempio, svetta la statua della Fama. Ed è proprio la fama di cui gode il Tempietto del Fauno, con il suo passato di miti e leggende, di terribili sacrifici e di offerte in onore del dio Pan, che permette al luogo di conservare ancora oggi il suo immutato fascino.
Dunque, il Tempietto di Cesano Maderno è a tutti gli effetti un luogo di miti e di leggende, custoditi gelosamente da due statue antiche: quella del Fauno, o del dio Pan, al suo interno, temuta e terrificante custode dei segreti che vi si celano nel sottosuolo; e quella della Fama, sulla sommità, inscalfibile emblema di un passato che rimarrà per sempre impresso nella storia.
Francesca Motta