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Fuori Brianza

Milano: brividi al Parenti con Il marito di Lolo

7 anni ago
Brianza Acque

Pietro Micci in "Il Marito di Lolo" - Foto di Elizabeth Gaeta -

Pietro Micci in “Il Marito di Lolo” – Foto di Elizabeth Gaeta

Una vera stanza di casa ad accogliere non solo la scena ma tutti gli spettatori. Una scenografia scarna ma emozionante: un’abitazione che rassomiglia più a un cantiere che ad un appartamento, composta da sedie, alcune rovesciate a terra, altre sparse in diversi punti e senza una logica apparente, una carriola capovolta, una porta serrata al mondo esterno e una foto appesa a una parete, la foto di Lolo Ferrari.

André Borlat, un uomo di mezza età che vive i suoi giorni in uno stato di immensa solitudine, entrato in prepensionamento dopo un impiego da fornaio a causa di un’allergia alla farina, dedica ogni pensiero ed attenzione alla sua amata Lolo, la donna con il secondo seno più grande al mondo, incontrata per caso su una delle riviste patinate da lui consumate per riempire il vuoto tempo, che trascorre dedicandosi all’autoerotismo e alla scrittura di lettere cariche di passione e devozione al grande amore della sua vita.

Pietro Micci in "Il marito di Lolo" - Foto di Elizabeth Gaeta

Pietro Micci in “Il marito di Lolo” – Foto di Elizabeth Gaeta

Con estrema emozione ed intensità Pietro Micci, unico attore protagonista, ci offre un toccante monologo nel quale si alternano ricordi, racconti, pause di silenzio che sembrano trasportarlo chissà dove e che inducono lo spettatore a rincorrerlo per provare a capire, domande esistenziali pronunciate con la stessa fragilità di un bambino o trasmesse da uno sguardo di rara profondità interiore.

Uno spaccato di ciò che la solitudine, unita al bisogno, alla necessità e alla ricerca spasmodica di un senso da cogliere e di un ruolo da assegnarsi, è in grado di partorire.

Cos’è l’amore se non un eterno darsi senza tregua e limite, senza fine e timori, solo con dedizione assoluta, guardando a qualsiasi possibile rinuncia come ad un premio, piuttosto che a una sconfitta, sembra dirci il protagonista. Ma nel farlo qualcosa di sotterraneo lo anima e si mostra in un pianto sofferto, nel quale la gioia è memoria solo immaginata, un ideale proposto da sempre al proprio io, come sola possibile realizzazione.

Ed è qui che, come accadde a volte anche nella realtà, l’uomo si sottrae alla verità, rifuggendola prima con rabbia, poi lasciando che il cuore si spenga e la mente si accenda, per un mero lavoro di calcolo e di censura delle emozioni, attraverso il quale torna a raccontarsi la fortuna che non possiede, la felicità che non ha raggiunto, il giusto posto nel mondo che non occupa.

Pietro Micci in "Il marito di Lolo" - Foto di Elizabeth Gaeta

Pietro Micci in “Il marito di Lolo” – Foto di Elizabeth Gaeta

Il potere di coinvolgimento e coesione è grande, tanto che le sedie presenti nella scenografia paiono essere un prolungamento delle gambe di chi siede in prima fila, in una stanza di pochissimi.

Ne risulta un senso di esserci estremo, tale da permettere l’immedesimazione totale.

A sottofondo una musica appena percepibile e costante nella sua andatura, senza forti variazioni, sembra quasi sottolineare la condizione di alienamento dell’uomo, dell’esistenza fine a se stessa, priva di realizzazione.

La luce naturale delle grandi finestre presenti nella stanza, alle quali si affaccia a tratti e con scatti frenetici, André Borlat, marito di Lolo, contribuisce significativamente all’atmosfera, spalancando di scatto gli occhi sul reale, dimenticato dopo solo poche battute dello spettacolo.

Il monologo è magnetico, un’altalena di colori sapientemente distribuiti sulla vergine tela del pubblico.

Splendido spettacolo di Andrée Ruth Shammah, messo in scena della sua assistente storica Benedetta Frigerio e che trova un Pietro Micci dalla notevole forza espressiva in un monologo da pelle d’oca.

Elizabeth Gaeta

 

"Il marito di Lolo" - Sala Treno Blu - Foto di Elizabeth Gaeta

“Il marito di Lolo” – Sala Treno Blu – Foto di Elizabeth Gaeta

“Il Marito di Lolo”

Racconto ispirato alla vita della pornostar Lolo Ferrari

di Antoine Jaccoud – con Pietro Micci 

direzione artistica Andrée Ruth Shammah

regista assistente Benedetta Frigerio

traduzione Colette Shammah

allestimento scenico Barbara Petrecca

musiche di Michele Tadini

produzione Teatro Franco Parenti

fino al 29 maggio 2016

TEATRO FRANCO PARENTI

Via Pier Lombardo, 14 – Milano (Mi)

 

Orari

Lunedì riposo

Martedì ore 21.00

Mercoledi e venerdì ore 20.00

Giovedì e sabato ore 21.15

Domenica ore 17.00

 

Biglietti

Intero € 25,00

Ridotto € 14,00 (under26 – over60)

Convenzioni € 17,50

 

Info

www.teatrofrancoparenti.it

Tel. 02.5999.5206

Acquistabile anche con App Teatro Franco Parenti

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Il Parco di Monza invaso da fate, elfi e folletti
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