Al Serrone della Villa Reale di Monza incontriamo una Marisa Laurito che non t’aspetti, sconosciuta. Scopriamo così una parte artistica che lei stessa forse non sapeva di possedere, fin quando non si è messa in gioco. Il grande pubblico la ricorda soprattutto per le sue felici apparizioni televisive, in programmi fortunati come quelli firmati da Enzo Arbore, per le sue interpretazioni in tante commedie teatrali, poi anche ai fornelli e infine, da qualche anno ormai, pittrice e scultrice professionista, per dare fondo a una inesauribile creatività, covata fin da ragazza e rinchiusa in un cassetto per far posto ai riflettori del mondo dello spettacolo; per poi riscoprirla in età avanzata, per emozionarsi ed emozionare con i suoi nuovi lavori. Rimane viva la sua epidermica simpatia, la voglia di sorridere sempre, ma oggi Marisa appare meno “leggera”, più centrata e accorta a lanciare messaggi che rimangono, quantomai convinta a portare avanti forti denunce sociali.
L’artista partenopea si cimenta per la prima volta nell’arte fotografica e lo fa con una certa maestria dando vita ad una mostra-denuncia che, per certi versi, diventa un pugno nello stomaco di tutti noi, troppo lontani e distaccati da certe problematiche che pure hanno letali ricadute sul nostro territorio. Con la macchina fotografica al collo ha girato venti regioni della nostra Italia con un’idea fissa in testa: quella di mettere insieme una serie di scatti in grado di sollevare indignazione. In 19 (Val d’Aosta esclusa) ha trovato cumuli di “monnezza”, discariche, rifiuti tossici e così sono nate istantanee che fanno davvero “incazzare”, rese ad arte in modo provocatorio e anche ironico, grazie all’utilizzo di autorevoli testimonial, come l’amico Arbore che, con l’inseparabile clarinetto, si è fatto immortalare sulle rive del Tevere a Roma in mezzo ad un nugolo di ratti (aggiunti in post-produzione, altrimenti avremmo scritto un’altra storia del Maestro).
Nasce così Transavantgarbage. Terre dei Fuochi e di Nessuno di Marisa Laurito, mostra in anteprima nazionale dal 29 settembre fino al 31 ottobre il Serrone della Reggia. Le fotografie dell’artista puntano il dito contro un sistema economico dove, in nome del profitto a tutti i costi, si produce inquinamento e morte. La mostra ha come scopo la divulgazione del problema, il risveglio delle coscienze e la denuncia dell’insulto ambientale che lede il diritto dei cittadini alla salute e alla vita. Il percorso si articola attraverso 20 scatti fotografici e 6 istallazioni, con cui la nota artista, conosciuta per la sua poliedricità, mescola silicone, colori, tessuti e materiali vari, dando vita a oggetti-opere che generano e racchiudono un mondo variopinto che è al contempo motivo di evasione, distrazione, ma anche e, soprattutto, riflessione.
Come è stato più volte sottolineato nel corso della presentazione, c’è un’assoluta perizia nei colori, sempre puliti, nitidi, volutamente vividi e squillanti fino all’eccesso. Proprio per testimoniare quanto di “oltre” è stato perpetrato. La macchina fotografica (una Sony, per gli appassionati fotografi) è servita come un pennello per dare la giusta cromia. Elementi fondamentali sono la luce e i colori. Poi la post-produzione ha fatto il resto del lavoro con una serie di “invenzioni” a tutto campo, in grado di farci persino rivivere il famoso quadro “Il Quarto Stato ” di Giuseppe Pelizza da Volpedo, con una sovrapposizione fotografica, che in pratica sottolinea come nell’ultimo secolo ben poco sia cambiato. Tra i testimonial utilizzati dalla Laurito, oltre ad Arbore, anche Piera Degli Esposti, nell’opera “Con la Cultura non si mangia, ma si può volare”, e la bella Rosalinda Celentano, che provocatoriamente mostra nuda le cicatrici che le ha lasciato sul suo corpo un tumore al seno, in una cruda immagine scattata all’interno di un sito siciliano dove sarebbero stati sotterrati residui radioattivi.
“Non è facile oggi essere artista – dice Marisa Laurito – Vuol dire mettere a disposizione degli altri tutti e cinque i sensi. Io sono curiosa e non mi fermo davanti a niente. La foto non era mai stata fino ad oggi un mio mezzo espressivo. Ho dipinto, scolpito, perché lo facevo fin da giovane. Mi sono spinta oltre con la fotografia e ho rischiato, nella speranza di catturare attenzione e interesse. Gli artisti devono avere in mente delle immagini che poi si realizzano grazie alla loro interpretazione artistica. Non so quanto possa essere brava come artista, ma il mio intento principale, la cosa che mi ha spinto più di tutto a fare questa mostra, è quella di smuovere le coscienze. Ho fatto un viaggio in queste terre degli orrori prendendomi pure mali, allergie. E ci sono solo passata, pensiamo a quelli che sono costretti a viverci perché non hanno alternative!”.
Marisa Laurito con il Direttore del Consorzio Villa Reale Piero Addis
“Marisa – sottolinea Piero Addis, Direttore Generale del Consorzio Villa Reale e Parco di Monza – da quella grande artista che è, con la sua sensibilità, ci porta verso azioni di denuncia con grande capacità persuasiva e nel contempo cerca di conferire bellezza, poesia e ironia a ciò che proprio non ne ha. Ci vuole coraggio perché, infondo, va contro tutti i canoni artistici che riportano alla bellezza e all’estetica per lasciare spazio al brutto, all’orrore, all’imperfezione, all’anarchia; il tutto riportato a tinte forti con provocazioni artistiche”.
La mostra rimarrà aperta al Serrone della Villa Reale di Monza fino al 31 ottobre, da martedì a domenica dalle 10 alle 19 (ultimo ingresso ore 18). Ingresso libero.
Carlo Gaeta