Federico, classe 1981, nato di maggio, il mese delle rose e della Madonna. Ma questo forse a ben poco gli è servito. Diplomato al Turistico di Arcore con 98/100 nell’anno di grazia 2001. Un “pezzo di carta” che non ha mai usato. Interista, il che significa un’ulteriore sofferenza insieme a quelle che si porta dietro dalla nascita. Perché il mio caro amico, ex allievo, Fede, è diversamente abile. “Splendidamente” disabile, con un bagaglio ricco di emozioni da raccontare. Nato prematuro a meno di sette mesi, per un parto difficile, è finito a lungo in una incubatrice e, forse anche per cure approssimative, ha riportato danni alla coordinazione oculo manuale, con gli arti inferiori inibiti, bloccati, tanto da costringerlo in eterno su due ruote. La diagnosi è di quelle che lasciano poco scampo: tetraparesi spastica.
“A dirla tutta, una gran rottura di coglioni, all’ennesima potenza” dice con un sorriso amaro, senza però perdere mai lo spirito, guardando in faccia alla nuda realtà, sempre con una grande forza, con coraggio e con gioia di vivere. Perché la vita va comunque vissuta, come un bene prezioso.
“La vita è comunque musica” e lui è appassionato di Classica, da Chopin a Mozart, da Einaudi ad Allevi. Non disdegna neanche la musica sacra, che lo avvicina a Dio, in una questa sorta di via crucis che è la sua non facile esistenza. La musica gli tiene compagnia, lo avvolge. Così come gli tiene compagnia la passione per lo sport, dal calcio al basket, dall’Inter al Monza alla pallacanestro Varese. Un’altra grande passione è quella di scrivere. Non è un leone della tastiera, come tanti che oggi si affacciano su social, scrivendo miriadi di cazzate. Federico ama scrivere per portare fuori i suoi sentimenti, i suoi valori, la sua anima. Lo fa con fatica, perchè i problemi agli occhi lo limitano, ma non demorde. Ha scritto tante riflessioni e poesie che ha raccolto in una dozzina di libretti, che per il momento sono una sorta di suo piccolo testamento da lasciare ai posteri, a chi gli vuole bene. In primo luogo la sua bella famiglia che lo coccola e lo sprona, da mamma Rosalinda a papà Gianni, con il fratello Davide. Tutti per uno, uno per tutti!
La psicologa Elena lo segue da più di cinque anni e lo aiuta a trovare risposte alla sua quotidianità, a quella che non si può altro che definire “sfiga”, a questo Calvario che si è trovato ad affrontare, una irta salita continua e dura. Che è meglio sempre affrontare con un sorriso, quel sorriso che lui non manca mai, soprattutto quando spara le sue belle battute.
“Certe volte t’incazzi proprio e ti dici che non ne puoi più di stare qua seduto, che ti sei rotto veramente le palle!”. Come dargli torto, come confortarlo, come dargli una piccola mano.
Così ci è venuta un’idea: quella di dar vita ad una sua rubrica nel nostro portale, per dare spazio ai suoi pensieri, che non sono omologati, che non sono retorici, che partono da una diversa visuale, da un’angolazione non certo comune, da una quotidianità “bastarda” vissuta nella sofferenza, dal primo mattino, quando per scendere dal letto bisogna fare letteralmente i numeri, al tirar sera con fatica, con le ore che spesso non passano mai e bisogna inventarsele tutte per non scivolare nella noia e nel mare della tristezza.
Una rubrica diversa, diversamente abile, perchè scrivere può certamente generare benessere, può fare stare meglio, lui e noi pure.
Federico sarà il nostro Blogger… su due ruote, due ruote che non filano come quelle di Valentino in pista, ma che ci riportano ai valori della vita. Quella vita che qualcuno butta nel cesso e che invece lui vuole vivere intensamente, fino all’ultimo secondo.
Vai Fede, ti aiutiamo a comporre i tuoi pensieri belli e speriamo davvero che tutti ti leggano volentieri.
c.g.
Lo sport è gioia, anche per chi lo guarda
Non è semplice dare vita ad una rubrica “intelligente” che possa in qualche modo attirare l’attenzione, in un mondo come il nostro dove per farsi leggere bisogna sempre parlare di cose brutte o frivole. La mia intenzione è quella di affrontare argomenti “normali”, forse banali per qualcuno, ma invece, a pensarci bene, pieni dei valori preziosi. Voglio scrivere cose “normali”, da una posizione diversa come quella che vivo.
Oltretutto, scrivere per me non è cosa semplice, ma ci provo con l’aiuto di Carlo. Non è semplice neppure alzarsi dal letto la mattina, dopo una notte di sonno (almeno quello che manca) anche se non è poi così scontato tirarsi su facilmente. Per me infatti è un “pochino” più complicato: è’ come se dovessi scalare ogni giorno una montagna, tanto per usare una metafora. Scalare è un parolone, perché di per se è già complicato tirarsi su dal materasso.
Provo a farvi immedesimare in qualche modo nella mia quotidianità.
Quella della sveglia è un’ operazione ovviamente nella quale sono sempre stato aiutato da mia madre e da altre persone presenti al mio risveglio. Vivo insomma una vita da perenne “aiutato”, il che non è proprio il massimo, ma comunque meglio che rimanere a guardare il soffitto.
Poi durante il giorno la mia dolce compagna diventa la sedia a rotelle, con la quale mi muovo, più o meno agevolmente. Una vita forzatamente su due ruote che ho via via accettato cercando di proiettarmi in un mondo normale, che per me tanto normale non sarà mai.
Alzarmi la mattina diventa così una sorta di prima grande emozione della giornata, il primo grande ostacolo superato. Affrontare la fatica del risveglio mi permette di iniziare un nuovo giorno con il necessario spirito e sempre con la voglia di qualche nuova scoperta. Soprattutto mi da la consapevolezza di essere vivo e presente, amandomi per quello che sono.
Non mancano le paure e le ansie. La prima è quella di “borlà giù”, sempre in costante agguato. Ad esempio, quando incontro una “bella” scala, l’ostacolo è certamente insuperabile, se al fianco non c’è un buon montacarichi o un capiente ascensore. Così tanto per raccontarvela un po’e per farvi capire lo stato d’animo di un diversamente abile che incappa in una barriera architettonica.
E’ anche capitato qualche volta di volar per terra, evento quasi tragico, tenuto conto che stando fermo il mio peso non è proprio leggero, tanto che amo definirmi un simpatico “ciccione”. Per risollevarmi devo farmi aiutare, con forza, ma fortunatamente la scena diventa quasi sempre una simpatica comica. L’importante è non andare mai nel panico. Una soluzione si trova sempre, magari qualche volta saranno costretti ad usare una gru.
Non essendo molto cordinato nei movimenti, ho bisogno di lunghi tempi; ma, tenuto conto, che il tempo non manca, mi prendo tutti i minuti che servono per portare a termine ogni singola azione con calma, tanto le giornate per me sono lunghe.
Chi vive nelle mie condizioni ha sempre bisogno di grandi stimoli esterni e certamente le notizie che giungono dai mezzi di informazione aiutano a non rimaner tagliati fuori dagli eventi, a vivere una certa normalità. Ovviamente la carica maggiore arriva dalle buone notizie, in particolare, per quanto mi riguarda, da quelle sportive. Perchè sono un grande appassionato di sport e pure un buon tifoso dell’Inter, anche se qualche volta vorrei davvero prendere tutti a calci nel sedere, visto quello che stanno combinando ultimamente in campionato. Meglio quindi non soffermarsi sulle tristi vincende nerazzurre ma guardare oltre e pensare un po’ brianzolo, in particolare al Monza Calcio che seguo da sempre, anche attraverso l’amico Carlo che dice di essere un giornalista.
Domenica sarà certamente una gara importante e speriamo anche “storica”, se i biancorossi dovessero conquistare sul terreno amico del Brianteo il punticino che gli manca per andare il Lega Pro con anticipo sulla fine del torneo. Me lo auguro davvero e spero di festeggiare la promozione dopo tante disavventure sportive e non dei monzesi. Peccato non essere a bordo campo domenica.
Le vittorie danno sempre una bella carica, anche a chi le vive da fermo. Dovrebbero sempre ricordarlo coloro che scendono in campo, spesso capricciosi o addirittura con altri pensieri nella zucca, pur guadagnando tanti soldini. A casa c’è gente che ha solo una gran passione e non attende altro che un successo dei propri beniamini per assaporare un momento di gioia. Quindi, dico a tutti di impegnarsi a fare sempre bene, nel nome dello sport.
Perché lo sport è vita, da gioia, anche a chi semplicemente lo guarda, seduto su un divano o su una rombante … due ruote.
Federico Malchiodi