Dopo anni di torpore, tracolli, illusioni e fallimenti, ben due nel nuovo millennio, i tifosi brianzoli, grazie all’avvento in seno alla società di Silvio Berlusconi, sono tornati a sognare ad occhi aperti, a inseguire quella Serie A che non è mai stata ottenuta. C’era un tempo, però, dove il Monza sfiorava la promozione in Serie A ripetutamente, facendo vivere emozioni indescrivibili ai propri supporters.
Un’epoca d’oro, in cui capitava che una via della città, la centralissima Missori, fosse ribattezzata col nome di quel condottiero, giovane, leale e carismatico, che provava a portare la Brianza nell’elite del calcio nazionale: Alfredo Magni. Un figlio di Monza, dove arrivò nel settore giovanile, dopo esser nato – calcisticamente parlando – nella “cantera” nerazzurra interista, e debuttò, poi, nel mondo dei professionisti.
Un trentacinquenne, figlio della Monza calcistica, riportò la Brianza in cadetteria
Sette stagioni, cinque in cadetteria e due in terza serie, che lo videro tra i protagonisti della squadra biancorossa, in cui ricopriva il ruolo di stopper. Il passaggio, poi, al Como, unico altro grande amore da calciatore, prima di tornare in terra brianzola, inaspettatamente, nel gennaio del 1975. A 35 anni. Un anno e mezzo dopo aver appeso gli scarpini al chiodo.
La prima mezza stagione si chiuse con un secondo posto e la vittoria della Coppa Italia Serie C. Ideale preludio del dominio della successiva annata, culminata col ritorno in Serie B, dopo tre anni in terza serie, la conquista della Coppa Anglo-italiana e il secondo posto in Coppa Italia di Serie C. Il meglio però, parafrasando un noto film francese, doveva ancora venire.
Il ritorno in Serie B, infatti, fu programmato come un anno di transizione, con l’obiettivo di centrare una tranquilla salvezza. All’epoca non esistevano i bookmakers legalmente riconosciuti dallo Stato, gli stessi che sono in grado di fornire altri servizi d’intrattenimento per giocare in sicurezza come, ad esempio, i bonus dei casino online, e ci si doveva affidare alle analisi e previsioni dei giornali sportivi: il Monza, in tal senso, non figurava certo tra le più autorevoli candidate alla promozione.
La prima splendida annata in B
La squadra brianzola, invece, stupì tutti: grazie ad una difesa solida ed arcigna, la migliore – a fine stagione – dell’intera Serie B (solo 27 reti subite), ed un terzetto d’attacco (Tosetto-Sanseverino-Braida) particolarmente prolifico, Magni sfiorò una storica doppia promozione, svanita soltanto nelle ultime giornate a causa di un finale di stagione deludente. Nonostante l’imbattibilità interna, il Monza chiuse al quinto posto, ad un solo punto dagli spareggi e della promozione diretta in Serie A.
Malgrado un cammino meno sicuro e spedito rispetto all’annata precedente, il Monza sfiorò nuovamente la promozione anche la stagione successiva (1977/78). La squadra di Magni fu protagonista di un avvio di stagione da “media-retrocessione”, prima di risalire la china e lottare, assieme ad un folto numero di squadre, per la promozione in Serie A.
Per il Monza fu fatale la penultima di campionato: a Pistoia, contro una squadra alla disperata ricerca di punti salvezza, i biancorossi uscirono sconfitti (0-2) e furono scavalcati al terzo posto dall’Avellino. La roboante affermazione contro il Taranto (4-0) nell’ultimo atto del torneo, non servì a nulla: per il secondo anno consecutivo il Monza sfiorò l’approdo in Serie A.
La beffa del Sada contro il Lecce e l’amaro spareggio bolognese
Ancora più beffarda, tuttavia, fu la stagione 1978/1979, quella in cui il Monza si trovò realmente ad un passo dalla Serie A. Dopo un’estenuante lotta punto a punto col Pescara, la squadra brianzola, grazie ad un filotto di quattro successi consecutivi, si trovò alla penultima giornata con due punti di vantaggio sugli abruzzesi.
Al Sada, al cospetto di un Lecce senza alcuna velleità di classifica, il Monza subì una inattesa e dolorosa sconfitta, che consentì al Pescara di agguantare gli uomini di Magni in classifica e di giocarsi il tutto per tutto allo spareggio. In quel di Bologna, sede dell’ultimo atto di quella Serie B, il Monza uscì sconfitto 2-0 e, per il terzo anno consecutivo, vide sfumare la promozione nella massima serie.
La quinta stagione di Magni fu, ancora una volta, illusoria. Nonostante un avvio incerto, il Monza fu autore di una fase centrale scoppiettante e si inserì, nuovamente, nella lotta per la promozione. Le speranze, però, svanirono definitivamente negli scontri diretti contro Cesena (0-1 interno alla quartultima) e Brescia (0-2 alla terzultima al Rigamonti): i biancorossi chiusero al sesto posto, a tre lunghezze dalla promozione in Serie A.
Il Magni-bis: tutto era diverso
Fu quello l’ultimo atto del magnifico quinquennio di Magni in Brianza. L’anno successivo, dopo aver sfiorato ripetutamente la massima serie col Monza, il tecnico di Missaglia allenò in Serie A, sulla panchina del neopromosso Brescia. Nel dicembre del 1983, dopo tre anni e mezzo trascorsi, con vana gloria, tra Brescia e Bologna, Magni fece ritorno sulla panchina brianzola.
Tutto, però, era diverso. il Monza non era più quello ambizioso di qualche anno prima. Lo stesso Magni, probabilmente, aveva perso quella verve e quell’entusiasmo esibiti nel corso del suo primo mandato. Dopo la faticosa salvezza del primo anno, che si può comunque annoverare tra le perle brianzole del tecnico lombardo, Magni ottenne un dignitoso nono posto la stagione successiva.
A gennaio del 1986, con la squadra all’ultimo posto, si concluse, definitivamente, la storia tra il Monza e Magni. Ancora oggi però-, nonostante siano passati trentacinque anni, l’allenatore originario della provincia di Lecco è nel cuore degli sportivi brianzoli, mai così vicini ad assaporare il paradiso calcistico della Serie A come in quel straordinario quinquennio di fine anni ‘70.