Le credenze, le leggende, le storie raccontate dai nonni e tramandate da generazione in generazione, sono loro i mattoni più resistenti che costruiscono le case e che danno forma a una comunità, a un paese.
Capita che questi racconti trovino una via di trasmissione attraverso prove concrete, quali dipinti, affreschi, immagini, documenti, etc…
E’ il caso di Usmate. Un paese che conserva ancora oggi le prove tangibili delle proprie antiche credenze e leggende.
Tre immagini in particolar modo, tra affreschi e mosaici, si fanno custodi del passato del paese e delle storie che l’hanno plasmato. La protagonista, il filo conduttore che li unisce tutti, lei: la Madonna.
La Madonna del Drighet è l’iconografia che più di tutte conserva la prova della salvezza di Usmate, a lei le leggende e le credenze attribuiscono l’incolumità e la sana espansione del paese.
Posta sulla parete esterna, nello stesso punto in cui è possibile vederla ancora oggi, di una casa al confine del paese, la Madonna del Drighet, così chiamata dal nome del rione in cui sorgeva l’abitazione, ha protetto Usmate dalla peste.
Secondo la leggenda, durante l’imperversarsi della peste, tutti coloro che volevano entrare ad Usmate, dovevano prima trascorrere un periodo di tempo tra le pareti di quella casetta che portava l’immagine della Madonna raffigurata sulla sua parete. Una specie di quarantena forzata per chiunque volesse attraversare il confine del paese e accedervi.
Ma da quel momento in poi, per gli abitanti di Usmate, non era la “primitiva” quanto efficace tecnica di quarantena a tenere a bada la peste, bensì la Madonna del Drighet che proteggeva i suoi abitanti sollevandoli dalla contaminazione.
L’affresco che raffigura la salvatrice e protettrice del paese, rappresenta l’Annunciazione. Un momento estremamente delicato quanto solenne, in cui l’Arcangelo Gabriele porge a Maria dei candidi fiori di giglio, simbolo di castità e purezza, quegli stessi valori che possiede l’Annunziata.
La Vergine Maria, raffigurata in tutta la sua modestia, piccina e quasi timorosa di fronte all’Arcangelo, non volge il suo sguardo verso l’alto, ma in basso, verso lo spettatore. Maria che non guarda il cielo ma i suoi protetti, che sembra rivolgere lo sguardo proprio agli abitanti di Usmate estendendo su di loro la sua protezione. Così, sotto lo sguardo incuriosito di due angioletti che fanno capolino da una nuvola angelica, trova la sua rappresentazione la Madonna del Drighet, protettrice di Usmate, salvatrice dei suoi abitanti dalla minaccia oscura della peste, lei, la Madonna dagli occhi rivolti verso di noi.
La Madonna salvatrice del paese si ritrova almeno in altre due raffigurazioni, ulteriore prova del passato storico di Usmate, esposte e conservate in uno dei punti di riferimento del paese, la sua chiesa.
La chiesa di Santa Margherita, edificata nel 1930, esibisce, proprio sopra la porta principale d’accesso, un mosaico racchiuso in una lunetta. I tasselli variopinti, tinteggiati di un colore brillante, danno vita alla rappresentazione dell’Assunzione di Maria la quale, sostenuta dalle braccia adoranti degli angeli, sale al Cielo anima e corpo. A fare da contorno alla scena, nella parte inferiore del mosaico, sempre loro: i fiori di giglio. I tasselli bianco smaltato donano ai fiori tutta la candidezza che li contraddistingue, simboli costanti della Beata Vergine, di quella purezza d’animo che l’ha sempre caratterizzata.
Dal dipinto raffigurante la Madonna del Drighet, protettrice del paese; al mosaico in cui è raffigurata durante la sua Ascensione; fino all’affresco in cui compare affiancata da Santa Margherita.
L’affresco cinquecentesco, conservato nella navata sinistra della chiesa, raffigura la Beata Vergine con San Giovanni Battista e Santa Margherita. E per la prima volta, rispetto ai casi precedenti, Maria non è più l’unico fulcro del dipinto sul quale si concentrano tuti gli sguardi, è affiancata, infatti, da Santa Margherita raffigurata con tutti i simboli iconografici che la contraddistinguono.
Santa Margherita, dalla quale prende il nome la chiesa di Usmate, fu una fervente credente e convinta predicatrice del culto del cristianesimo, più volte ostacolata dagli uomini e tentata dal diavolo. Viene qui dipinta mentre, con sguardo trionfante e fedele, si erge dalle viscere del drago, simbolo del demonio, che l’aveva divorata, dopo avergli squarciato la pancia con una croce. Santa Margherita nella chiesa che porta il suo nome, impugna orgogliosamente e ci mostra la croce, fautrice della sua salvezza, mentre sotto di lei è ancora ben visibile il drago con la pancia lacerata, dalla quale la Santa è uscita indenne. Per questo motivo, a Santa Margherita si affida la protezione delle partorienti, affinchè possano avere un parto facile e indolore.
L’iconografia, religiosa o laica che sia, si dipana spesso tra le fila del nostro passato, per essere conservata come testimonianza nel presente.
Francesca Motta