Vincendo sabato 18 aprile in Toscana, 11-3, contro il Viareggio, la compagine monzese ha conquistato la promozione diretta in serie A1, con un turno d’anticipo sul termine del campionato. Nulla ha potuto il Castiglione, rimasto aggrappato al sogno sino all’ultimo, che ora, dovrà giocarsi il passaggio di categoria nei play-off.
L’Hockey Roller Club Monza ha centrato la meta in Versilia, in una partita a senso unico, contro una formazione di bassa classifica, ma ha costruito di certo il successo finale sette giorni prima, battendo in casa di stretta misura, 8-6 ed al termine di una combattutissima gara, dopo essersi trovato in svantaggio per 2-0 nelle battute iniziali del match, il Thiene, che aveva avuto la meglio nella finale di Coppa Italia di categoria e che in campionato vantava il terzo gradino del podio con ben sette punti di vantaggio sul Sandrigo, quarto e solo due lunghezze di distanza dal forte Castiglione, ben insediato alla piazza d’onore.
Fossero ancora in vita Bruno Citterio e Piero Ferlinghetti, presidenti dell’Hockey Club Monza il primo e sia dell’Hockey Club Monza che del Roller Monza il secondo, certamente impazzirebbero di gioia.
La mente oggi non può che tornare, in questi fantastici momenti, ai mitici anni Sessanta, quando l’Hockey Club Monza, sponsorizzato dalla Candy, grazie ad una geniale intuizione di Bruno Citterio, subito condivisa dai fratelli Fumagalli, di destinare alla società sportiva cittadina gli introiti ricavati dalla vendita dei rottami delle lavatrici, giocava il sabato sera, d’estate, all’aperto, sulla pista di via Boccaccio, tra la Villa Reale ed il Tennis Club.
Andare all’hockey, come si diceva allora, era diventata quasi una moda, come andare al bar o in discoteca. Sul lungo viale alberato, che spacca in mezzo i Boschetti Reali, già alle otto di sera si incominciavano a scorgere dalle parti del Ristorante Sisto, ora ‘Da Gigi’, gruppi di appassionati, commercianti che avevano da poco chiuso il negozio, studenti, impiegati, professionisti in cerca di qualche ora di svago, nonché coppie di fidanzati e di giovani sposi, lui, il più delle volte, in tenuta sportiva e lei agghindata con gli abiti della festa, che s’incamminavano verso la struttura sportiva, già illuminata a giorno. Quasi una festa….
Tanti erano anche i personaggi che non perdevano un appuntamento con l’hockey di casa. Tra questi, non si può non ricordare Tino Brambilla, allora pilota ufficiale della Ferrari, che arrivava sempre in moto, accompagnato dagli inseparabili amici Bruno Sanvito, per tutti ‘Brunomacellaio’, scritto e pronunciato tutto attaccato, titolare di una macelleria nella centralissima via Carlo Alberto e Dante Madella, ex pugile diventato poi gestore di un bar vicino al ponte sul Lambro di via Lecco, dopo aver cenato immancabilmente, tutti insieme, al ristorante ‘Al Braciere’ di via Mauri, con il fotoreporter de ‘Il Giorno’ Erminio Ferranti, detto l’’Ammiraglio’, per una vecchia storia di fotografie commissionate a sorpresa a Montecarlo da un ricchissimo comandante di una nave immensa.
Il buon Tino, d’abitudine, entrava nel recinto a ridosso della casetta dei custodi a partita appena incominciata, saltava sulla panca di pietra, posizionata dietro la porticina, dove solitamente cercava di schierarsi nel primo tempo il portiere biancorosso ed, in stretto dialetto monzese, gridava: ‘Allora?….’ L’estremo difensore biancorosso si voltava mostrando il polso, normalmente riservato all’orologio, come per dire ‘La partita è appena iniziata, dacci almeno il tempo….’ e, quasi sempre, nel giro di pochi secondi Fossati e compagni, come spronati da quella significativa presenza, andavano a rete. Cesare Bosisio, ‘Il Belga’ alzava allora il bastone in segno di giubilo verso il conosciutissimo pilota di casa, che solo così scendeva dalla panca e andava a prendere il caffè con gli amici al baretto , a fianco dei primi gradini dellla tribuna principale.
Le partite erano sempre combattutissime e, spesso, aspre, con botte, risse in pista e conseguenti espulsioni. Il pubblico, numerosissimo in ogni occasione, sino a far registrare il più delle volte il tutto esaurito con oltre un migliaio di tifosi sugli spalti, tra tribuna, gradinata centrale e gradoni dietro la porta del lato sud, verso il Tennis Club, partecipava animatamente alle vicende della partita, incitando i propri beniamini con trombe e bandieroni e scontrandosi, non solo verbalmente, con i tifosi ospiti. Poi, al termine, tutti a mangiare una fetta d’anguria gelata, presso il baracchino esterno, posizionato tra le macchine parcheggiate.
Nella massima serie, per alcuni anni, ha partecipato al torneo anche un’altra compagine di Monza, l’Arengo, costruita prevalentemente sui rincalzi ed ex giocatori della prima squadra, sempre in lotta per non retrocedere e protagonista di avvincenti derby, anche se dal risultato finale sempre pressoché scontato.
Poi, col passare degli anni, o meglio dei decenni, all’Hockey Club Monza, fondato nel 1933 da Ambrogio Mauri, Gianni Radaelli, Luigino Kullmann, Federico Fossati, Ermanno Colzani ed Erminio Giovenzana, con pista ricavata nel Salone delle Dodici Colonne in piazza Garibaldi, è subentrato il Roller Monza, sponsorizzato inizialmente dai Supermercati Brianzoli ed i successi sono tornati, come ai bei tempi. In bacheca, oltre ai quattro scudetti, sono così finite una Coppa Italia e tre Coppe delle Coppe, in risposta all’Hockey Club Monza, che, tra i sette campionati vinti, aveva conquistato anche tre Coppe Italia ed una Coppa Cers. La storia, interrotta bruscamente nel 1996, quando il Roller Monza, fresco del suo quarto campionato vinto, ma piombato in una profonda crisi finanziaria, senza più il suo presidente factotum, deceduto prematuramente per un infarto e privo di sponsor, decise di ritirarsi, seppur con il tricolore sul petto, ora riprende alla grande.
Il merito va attribuito principalmente a tre personaggi. All’attuale presidente Andrea Brambilla, al vicepresidente Franco Girardelli, ex fuoriclasse del Breganze, campione del mondo nel 1986 ed all’allenatore tuttofare Tommaso Colamaria, capitano della Nazionale iridata sempre nel 1986, altro grande ex giocatore e trainer, con un palmares impressionante alle spalle, pugliese d’origine e villasantese di adozione. Il terzetto ha magistralmente saputo, in soli due anni dalla costituzione della società, dare un seguito importante ed ambizioso al tentativo di qualche anno fa dell’ex arbitro di fama mondiale Umberto Aldovieri, di Biassono, costretto però a fermarsi, con la squadra creata, alle categorie inferiori.
Unico aspetto negativo, l’Hockey Roller Club Monza, come del resto era capitato prima al Roller Monza, ha dovuto giocare tutti gli incontri interni di campionato lontano dalle mura amiche, per mancanza di strutture adeguate in città (il Pala Iper , unico palazzetto presente è occupato dalla pallavolo ed ha costi elevatissimi). I biancoazzurri disputarono le ultime partite casalinghe a Sesto San Giovanni, presso il vecchio Palazzo del Ghiaccio, ora Pala Sesto, i biancorossi azzurri giocano a Biassono al Pala Rovagnati di via Parco, a poche centinaia di metri dalle curve di Lesmo dell’autodromo. E qui, in questa struttura da 848 posti, disputeranno, rientrando di pochissimo nella normativa federale che prescrive, per le squadre iscritte in A1, palazzetti con una capienza minima di 800 persone, gli incontri interni gli uomini di Colamaria, anche la prossima stagione, ma, in caso di play-off per lo scudetto, dovranno però migrare altrove, essendo d’obbligo una struttura da almeno 1200 posti.
Come non rimpiangere, anche se al giorno d’oggi con il campionato in programma nelle stagioni invernali e primaverili non sarebbe più utilizzabile, la vecchia pista di via Boccaccio, il ‘Tempio del rotellismo’, uno dei migliori d’Europa, che nel 1955 ospitò anche sei partite del campionato mondiale ed europeo.
Per tornare all’ Hockey Roller Club Monza, oltre a segnalare anche i successi, nelle fasi zonali delle formazioni Under 20, 17, 15 e 13 (minihockey), bisogna sottolineare la recente creazione di una squadra femminile, che è stata iscritta , al fianco di altre sei compagini, al campionato nazionale.
In conclusione, ci sembra più che doveroso elencare i nomi della rosa della compagine promossa nella massima serie: Riccardo Rossi, Giuseppe Piscitelli, Andrea Camporese, Mirco Mariani, Marcello Besana, Nicola Fabrizio Mastropierro, Juan Eduardo Oviedo, il portiere argentino campione del mondo 1999, Luca Perego, Andrea Appiani, Michele Panizza, Davide Zucchiatti, ex capitano del Bassano campione d’Italia 2004 ed Alberto Peripoli.
Enzo Mauri