Bagnato dall’acqua cheta del bacino lacustre e contornato dalle montagne. Scavato nella roccia e in essa incastonato. Si erge timido ma di uno splendore stupefacente, l’Eremo di Santa Caterina del Sasso.
La parete rocciosa, che come una madre avvolge nel suo abbraccio l’Eremo di Santa Caterina proteggendolo, custodendolo e donandogli la vita, brilla alla lucentezza del lago nel quale si riflette.
Acqua, roccia e mattoni sono un tutt’uno in questo contesto paesaggistico di incredibile equilibrio e armonia.
Il lago Maggiore, come buona parte dei laghi che abbiamo la fortuna di poter vivere all’interno del territorio italiano, bacia i crinali delle montagne, e smorza l’imponente e raggiante bellezza della roccia selvaggia.
È in questo connubio poetico, quasi fosse il frutto di una storia d’amore, che si inserisce l’Eremo di Santa Caterina del Sasso. Dono dell’acqua e della terra. Del lago cristallino e della roccia delle montagne che, svettando verso il cielo e forando le nuvole, cadono a perdifiato nell’acqua fresca e limpida, quasi volessero ritrovare in essa l’armonia e la sconfinata pace del tappeto celeste.
Il contesto naturale in cui spicca questo luogo di pace e di riflessione, di contemplazione e di ammirevole bellezza, è tanto stupefacente quanto la storia della sua nascita. L’Eremo, infatti, venne fondato e edificato per volere di un mercante che sulle coste rocciose e impervie di questo tratto di lago vi giunse dopo essere sopravvissuto a una lunga e rischiosa traversata dello stesso. Dopo essere scampato alla morte, il mercante decise quindi di dedicarsi alla vita da eremita e di ritiro spirituale proprio in questo luogo che divenne l’Eremo dedicato a Santa Caterina d’Egitto. Ma non è tutto. Perché a inizio Settecento una brusca valanga fece cadere sul tetto della cappella cinque massi rocciosi che, miracolosamente, rimasero bloccati sulla cupola della struttura senza provocare danno alcuno.
Superata l’imponente e mistica grotta dalle pareti di roccia, ospitante una Madonna in preghiera, si giunge a un magico punto dell’Eremo in cui la montagna cede il posto a tre perfetti sistemi di colonne in muratura: l’entrata a dir poco originale della cappella. E lì, messo in sicurezza da un’impalcatura di reti e vetro, è ancora oggi ben visibile uno dei massi che caddero sulla cupola della cappella senza distruggerla, senza sommergerla di terra e nasconderla per sempre all’occhio umano.
Un equilibrio che lascia increduli, quello che permette al masso di restare sospeso sulla sommità dell’Eremo. Un richiamo a quel magico connubio della natura che qui, in questo locus amoenus, ha saputo unire terra e acqua, montagna e lago, roccia calda e specchio lacustre limpido e argenteo.
Sotto l’ombra del masso che non è mai franato del tutto, riposa la salma di Alberto Besozzi, il mercante che venne dal lago e che sul lago costruì la sua dimora di pace e di quiete.
All’Eremo di Santa Caterina del Sasso vi si può giungere attraversando esattamente i due elementi naturali che lo custodiscono e lo lambiscono. Dal lago, tramite battello, ci si ritrova ai piedi della montagna ripida e spettacolare, percorribile tramite una scalinata scavata nella roccia e che conduce direttamente alla cappella. Chissà, forse è proprio una sorta di ricostruzione del sentiero percorso dal Besozzi, che dalla difficile traversata del lago giunse in salvo alla montagna.
Oppure, in modo altrettanto caratteristico, è possibile raggiungere l’Eremo tramite l’ascensore e il tunnel scavato nella roccia, che sfocia direttamente sul lago regalando al visitatore la stessa visuale del bacino Maggiore che ha l’Eremo, da quella sua posizione inconsueta ma allo stesso tempo privilegiata.
L’Eremo di Santa Caterina del Sasso è un luogo spettacolare e fuori dal tempo oltre che, ad un primo impatto, fuori anche dalle “normali” logiche di equilibrio dell’architettura. Ma proprio per questo, incredibilmente unico.
Nonostante l’afflusso di visitatori e di turisti, l’Eremo custodisce sempre il suo magico silenzio. Come se le onde pacate e morbide del lago catturassero quelle voci e le portassero via con sé, lontano. Lasciando alla montagna il compito di avvolgere i passanti in quello stesso abbraccio che stringe caldo e protettivo l’Eremo di Santa Caterina del Sasso.
Quel luogo frutto di un connubio paesaggistico perfetto.
Francesca Motta