Bellissima era Anna Magnani, irraggiungibile icona del Neorealismo cinematografico, immortalata nel 1951 dal grande regista Luchino Visconti, peraltro legato al Lario e alla terra briantea. Bellissime le dive del cinema di quegli anni mitici, quando il Paese si risollevava dalle macerie e dalla cenere della guerra e portava in tutto il mondo l’Italian Style e il suo sogno. Bellissima l’alta moda italiana che, legata a filo doppio con l’arte, cuciva in continuazione abiti unici che poi hanno scritto la storia del costume diventando oggetti di culto. Bellissimi i gioielli e gli accessori d’abbigliamento disegnati dalle abili mani di artigiani artisti. Bellissima la nostra Villa Reale di Monza, che dopo il restauro, fortemente voluto dall’amico Marco Mariani quando sedeva sulla poltrona di Sindaco, ha intrapreso la strada del rinnovato splendore dopo anni di oblìo quasi totale, spezzati di volta in volta, da qualche singola impennata come quella di un’altra bellissima, Giovanna Melandri, che ai tempi in cui era Ministro dei Beni Culturali, nel Governo D’Alema a fine Anni ’90, si concesse ad una visita nel palazzo del Piermarini contribuendo – ricorda oggi lei – a gettare le basi per il completo recupero degli appartamenti del primo piano nobile, passo importante verso la rinascita del monumentale complesso della Reggia. Erano anche i tempi in cui il suo Ministero (mi viene in mente la colorita battuta di Benigni nel film “Il Piccolo Diavolo”… mannaggia a me e alla goliardia che sempre mi pervade) era fornito, come non mai, di danaro pubblico.
Giovanna Melandri, Presidente del MAXXI, il Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo, era a Monza qualche giorno fa per inaugurare, guarda caso, la mostra Bellissima, l’Italia dell’alta moda dal 1945 al 1968 (di cui leggete tra gli eventi) con tante immagini e citazioni cinematografiche.
La sempre avvenente Melandri, ha ricordato nel corso dell’incontro con la stampa il trascorso da ex Ministro (dimenticato dai più) e si è presa un’altro bell’impegno: quello di pressare il Governo per far si che vengano erogati i contributi necessari al restauro del Teatrino della Villa Reale di Monza, sede della presentazione della mostra. Il teatro di corte infatti necessita di una radicale opera di recupero per impedire all’umidità e al tempo di farsi ulteriormente strada, dopo il precedente restauro di oltre 25 anni or sono, seguito allora dall’amica Marina Rosa, ex sovrintendente ai Beni Architettonici di Milano.
Il sottosegretario ai Beni Culturali, Ilaria Borletti Buitoni, che tempo addietro aveva visitato l’ex reggia sabauda insieme al Sindaco di Monza Roberto Scanagatti e a Lorenzo Lamperti, direttore “di peso” del Consorzio di gestione, aveva annunciato che nel giro di pochi mesi sarebbero stati erogati i finanziamenti necessari per rimettere in sesto il teatrino. Ma era circa un annetto fa, se la memoria non m’inganna. Dovevano arrivare un milione e mezzo di “euri” e – a dire del sottosegretario – si trattava solo di superare alcuni problemi tecnico-burocratici. Forse pure di cassa, visto che per il momento pare siano disponibili solo 500mila “eurini”. Sempre a quel tempo, il Sindaco Scanagatti aveva annunciato di aver inoltrato una lettera contenente formale richiesta al Quirinale per riavere i mobili e gli arredi dell’ex reggia. Non so cos’è ritornato. Alla meno peggio c’è la realtà aumentata (non la mia in sovrappeso da anni) ovvero gli arredi virtuali, laddove mancano quelli originali, grazie alle moderne tecnologie tridimensionali.
Gli arredi sono in giro dopo che la reggia venne dismessa per scelta dei Savoia, a seguito del regicidio di Umberto I, che – detto per inciso – poi tanto amato non doveva essere, visto l’ordine che aveva dato di sparare sulla folla affamata in sommossa a Milano. Morto Umbertino e abbandonata la Villa, considerata sfigata, prima del passaggio al Regio Demanio, i Savoia si ripresero gli arredi di proprietà della Casa e lasciarono quelli della Corona, ovvero quelli dello Stato, che, impacchettati, finirono a Roma al Quirinale, a parte celini, sovrapporte e mobili ritenuti di secondaria importanza, che rimasero a Monza, finendo per essere trafugati. Adesso sarà ben difficile che dal Quirinale tutti gli arredi savoiardi si spostino. Comunque vedarem!
Intanto, a proposito, era disponibile presso la Sovrintendenza l’arredo completo della Sala degli Uccelli che è stato riportato in Villa, ma di fatto smembrato senza ordine filologico perché le stanze del primo piano nobile sono state date in gestione al privato.
Ricorre in questi giorni il primo anno di vita della nuova Villa Reale, aperta nel settembre 2014 dopo il project financing e l’appalto per la gestione – è il caso di dire forse un pò all’italiana – che vede protagonista Italiana Costruzione, presieduta da Attilio Navarra, pure lui presente all’inaugurazione di Bellissima, seduto proprio al fianco – strano ma vero – del sindaco Scanagatti che fu tra quelli, diciamo, non proprio favorevoli al bando di gara, impegnato in prima linea nella raccolta di firme “La Villa è anche mia”. Passano gli anni, la gente dimentica e forse è meglio così. Per carità. Come diceva il grande Totò “E che, facciamo politica?!”. Non sia mai.
Noi di BrianzaPiù pensiamo solo al bello e al positivo, cerchiamo di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, per questo diciamo semplicemente che la nostra Villa oggi è Bellissima, al di la di tutto ciò che poteva essere scritto e fatto meglio nel bando, di tutto ciò che è ancora perfettibile, al di la degli ovvi interessi del gestore, che sicuramente non ci perde (mica è fesso!). Bellissimo viverla come non abbiamo mai potuto fare fino all’anno scorso. Bellissime le mostre e belli pure gli eventi che fino ad oggi ha ospitato e che ospita. Bellissimo entrarci e godere di ogni singolo dettaglio portato alla luce dall’opera di restauro. Bellissimo rivivere le atmosfere di un tempo e ammirare i cannocchiali visivi dal Belvedere e dalle finestre. Bellissimo poter dire “io c’ero” quando questa nuova storia è iniziata.