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La strana storia del gioco legale: bandito in Italia, modello all’estero. Ora tempo di riforma?

Brianza Acque

Il reparto giochi ha vissuto un periodo duro con la pandemia. Molte attività sono rimaste chiuse, a causa delle restrizioni imposte dal governo nei lunghi mesi in cui il contagio ha preso piede. Il danno, talvolta, è stato talmente grave da evitare le riaperture per periodi piuttosto estesi. Un’altra problematica si è posta anche per via del boom del gioco online: un fenomeno cominciato prima della pandemia ed esploso subito dopo la prima ondata. Lo confermano anche i dati del Libro Blu 2020, che parlano di un aumento superiore al 20% per il comparto online. Spinto, si sa, dai casinò del circuito AAMS.  Le riaperture sembravano aver ripreso un po’ la situazione, ma l’obbligo di Green Pass ha riazzerato tutto. La sensazione è che per parlare di “normalità”, dovrebbe prima verificarsi una sostanziale riforma del settore gioco.

In Italia la realtà è marginale, ma all’estero l’Italia fa scuola

Nel Belpaese il settore gioco è considerato un po’ un settore a parte, nonostante per l’economia del paese sia fondamentale. Ma anche sotto punti di vista differenti, come la salvaguardia della legalità, l’ordine pubblico, la sicurezza. Se esiste un gioco legale, e dunque di Stato, esiste anche un filtro contro la criminalità e quindi contro l’illegale, che ha un giro d’affari notevole.

Il settore gioco in Italia regge ancora, ma il modello è piuttosto bistrattato. La filiera all’estero gode di tutto il rispetto del caso. Il suo sistema di regole è considerato da molti un Modello, nonostante qualche lecita falla: tra queste l’obbligo di giocare alle VLT solo se in possesso di tessera sanitaria. Nonostante questo il settore non vive una situazione normale, non avendo mai avuto la possibilità di crescere e svilupparsi organicamente al passo col resto del paese. Dovevo peraltro convivere coi pregiudizi, limitazioni, restrizioni. Non è un caso che solo per il settore gioco il lockdown sia durato più del previsto, ben oltre l’anno. Speranze di riforma del gioco pubblico all’orizzonte ci sono, e qualcosa forse è destinato a muoversi da qui ai prossimi mesi.

Speranze di riforma?

I presupposti per la creazione di un modello sostenibile sembrano non mancare ed ora col Governo Draghi si aprono nuovi spiragli di speranza. Un primo passo, fondamentalmente, è stato già compiuto, con la costituzione di una Commissione di Inchiesta sul gioco, che ha avviato i lavori per definire i criteri volti ad una organica riforma del settore, in maniera coerente e sostenibile. Si torna indietro del 2003, all’anno dell’istituzione del Comparto Gioco Legale, il cui controllo era stato affidato ai Monopoli di Stato e che dette origine, allo stesso modo, ad una commissione di inchiesta sul settore. Speranze che ritornano: si potrà arrivare a risoluzioni forse concrete, senza marginalizzare il gioco. Ma rendendolo parte attiva del Paese.

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