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La Provincia MB ricorre al TAR per l’accorpamento a Milano della Camera di Commercio


Camera di Commercio sedeL’aggregazione fra le Camere di Commercio di Monza, Milano e Lodi continua a non piacere. E’ di oggi la notizia che la Provincia di Monza e della Brianza (meglio sarebbe dire ciò che purtroppo ne è rimasto!) ha presentato un ricorso al Tar della Lombardia – sezione di Milano contro le delibere che hanno visto finire l’ente camerale monzese in quello milanese.

Il provvedimento si inserisce in un processo già in atto a seguito di un primo ricorso intentato dalle Organizzazioni Sindacali territoriali CGIL CISl UIL a difesa delle ragioni della Brianza e per il quale la prima udienza è già fissata per domani, 8 novembre. La Provincia MB colloca, così, la propria azione legale “ad adiuvandum” per ottenere un provvedimento di sospensiva rispetto alle deliberazioni camerali già approvate dalle Camere di Commercio di Monza, Milano e Lodi.

“La Provincia appoggia l’azione legale promossa dalle Organizzazioni Sindacali per difendere la piena autonomia della Brianza”, spiega il Presidente della Provincia MB, Gigi Ponti.

La stessa Assemblea dei Sindaci della Brianza nei mesi scorsi aveva approvato all’unanimità una mozione – inascoltata – per chiedere ai membri del Consiglio Camerale MB di bloccare il percorso di fusione con Milano, in attesa di conoscere gli esiti del percorso di riordino istituzionale avviato dalla riforma Delrio e dal Decreto Madia tuttora in corso, nonché del referendum costituzionale. “Decisioni affrettate precluderebbero una riorganizzazione dei servizi ordinata ed efficace, nonché la coerenza territoriale tra la futura area vasta e l’operatività dei soggetti intermedi che esercitano importanti funzioni sociali ed economiche, in grado di determinare la competitività complessiva del sistema Brianza”, aveva detto il Presidente Ponti.

I dati. La scelta di riaccorpamento che è un “ritorno al passato” avviene dopo nove anni di autonomia dal capoluogo, conquistata nel 2007, prima ancora dell’istituzione ufficiale della Provincia MB deliberata nel 2004.

La Brianza conta circa 90.000 attività economiche registrate, 156 imprese per Kmq, un export che nel 2015 ha superato i 9 miliardi di Euro e che presenta una storia “da primati” “radicatasi e sviluppatasi velocemente grazie a una forte coesione di pensiero e di azione condivisa tra tutti i soggetti istituzionali, le rappresentanze sociali e l’associazionismo brianzolo.

“Il compito di non disperdere nel grande bacino della megalopoli milanese il know-how di questa terra appartiene alle Istituzioni – ribadisce anche oggi il Presidente Pontiche non possono giustificare la mortificazione di un territorio come la Brianza, tra le locomotive dell’economia nazionale, che conta un’impresa ogni 10 abitanti e che rischia di perdere una capacità decisionale pienamente autonoma, conquistata con grande fatica”.

La proposta alternativa formulata già questa estate dalla Provincia era di avviare insieme un lavoro propositivo di confronto nell’interesse di una riorganizzazione condivisa ed effettivamente utile per i cittadini e per le imprese del sistema economico MB di tutte le funzioni ed i servizi presenti sul territorio.

La scia dei dissensi all’accorpamento è ampia. I Sindacati si erano subito espressi per l’illegittimità del provvedimento sostenendo che la Camera di un’area metropolitana non si potrebbe unire a quella una di un’Area Vasta (questo stando alla legge 580 che regola le Camere di commercio e del combinato delle norme delle Leggi Del Rio e Madia. Per questo il consigliere camerale Marco Viganò, votando contro la delibera messa ai voti nel Consiglio della Camera, aveva sostenuto che sulla vicenda doveva esprimersi il Ministero dello Sviluppo Economico. I Sindaci brianzoli, riuniti in assemblea straordinaria, avevano votato un documento (poi inviato a tutti i consiglieri della Camera) nel quale si sosteneva l’autonomia della Camera di Commercio MB in attesa dei futuri assetti costituzionali e territoriali (pensando proprio all’Area Vasta con Lecco e Como che dovrebbe sostituire le province). Poi avevano fatto sentire la loro voce i consumatori e il redivivo il Comitato Pro Brianza Provincia, tornato in auge dopo la sciagurato provvedimento votato da 25 consiglieri camerali (su 33). Tutti si sono appellati al buon senso e alla revisione di una decisione assolutamente penalizzante per il territorio, arrivata dopo quella presa da Confidustria Monza accorpatasi ad Assolombarda.

Infine, il 17 ottobre scorso il capogruppo della Lega in Consiglio provinciale Andrea Monti aveva presentato una mozione, sottoscritta da tutta la minoranza, per chiedere al Presidente Ponti di costituirsi “ad adiuvandum” nel ricorso al TAR promosso dai Sindacati contro l’accorpamento della CCIAA Monza con Milano.

I malumori permangono, soprattutto perché la decisione è stata fatta cadere dall’alto e votata nel ristretto ambito del consiglio camerale, in tutta fretta, a fine luglio poco prima delle ferie estive, senza un necessario confronto aperto che in qualche modo tenesse conto del lavoro svolto in ambito provinciale per anni e delle nuove istanze territoriali riferite all’Area Vasta Brianza, proprio per evitare di azzerare l’identità delle imprese Made in Brianza nel mare magnum della città metropolitana. Il tutto con il sottofondo di interessi personali, sostenuti dagli amici degli amici (peraltro ben pochi), infischiandosene beatamente dei singoli imprenditori associati, senza alcuna consultazione diretta degli imprenditori associati sull’importante questione dell’accorpamento con Milano, dopo che per anni era stata da più parti sottolineata la validità dell’autonoma presenza della Camera di Commercio a Monza.

Il nostro parere lo abbiamo già scritto, evidenziando quanto di distorto e becero c’è stato in una decisione presa da pochi intimi in spregio a quelle che sono le istanze di un territorio sempre più svilito nella rappresentanza. Un pizzico di vergogna dovrebbe provarlo soprattutto chi è stato a lungo presidente del Comitato Pro Brianza Provincia, che più volte pubblicamente ha dichiarato di credere fermamente nella Provincia MB e poi, forse per una poltroncina di secondo piano, si è scordato di tutto e nelle segrete stanze ha operato contro la “sua” Brianza, territorio nel quale per anni ha pure “pasturato” consensi che lo hanno portato ai vertici di vari enti e associazioni.

E’ pure vero che, come sosteneva il poeta americano James Russell Lowell, “solo i morti e gli stupidi non cambiano mai opinione”. Noi invece ci ritroviamo perfettamente nell’aforismo del grande George Bernard Shaw il quale sosteneva che “quando uno stupido fa qualcosa di cui si vergogna, dice sempre che è suo dovere”. Così è stato per giustificare di fatto la dismissione di una necessaria istituzione locale che non aveva tarlo alcuno per passare di mano, a parte i costi che potevano anche essere ottimizzati, tagliando qualche spesa e qualche lauto emolumento.

C.G.

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