Siamo nel periodo dell’anno in cui si “consuma” più turismo, anche se purtroppo la crisi economica ha lasciato un segno pesante in tutto il comparto, in particolare nell’indotto generato. A pochi chilometri da noi l’Expo vive con i suoi colori, la quotidiana folla, fatta per lo più di italiani (almeno al 70% finora, ci dicono le rilevazioni dell’organizzazione). Con biglietti ridotti per la sera, per gli studenti, per i nonni, per i Cral e le cooperative, non importa di che colore politico, basta che la gente entri. Ogni scusa è buona per portarla. Mi risparmio la battuta che faceva quell’organizzatore circense mentre il pubblico entrava sotto il tendone per lo spettacolo dove soprattutto i poveri animali erano protagonisti.
Una recente indagine svolta dalla Camera di Commercio di Monza e Brianza ci dice che i visitatori lombardi sono tutti felici e contenti e danno un bell’8 all’esposizione universale. In buona parte lo associano ad un grande parco tematico, “unico nel suo genere” però. E ci mancava pure che non fosse unico. A noi qualche dubbio sull’intera manifestazione continua a rimanere, se non altro per la poca rispondenza della realtà con il tema dell’evento, quel “nutrire il pianeta” interpretato spesso – per usare il mio nome – alla “carlona”. C’è di tutto e di più come nella tv nazionale, dove la lottizzazione va sempre di moda.
Ad Expo ci presenteranno pure il Gran Premio d’Italia di F1. E va bene pure questo, per il palcoscenico internazionale, così avremo anche una puntata particolare di “Nutrire Ecclestone”. Il patron della FOM, la società che gestisce il circo viaggiante della massima formula automobilistica, in fatto di “nutrimento” non è mai sazio e spilla soldi dove può, figurati adesso che deve rinnovare il contratto con Monza se non è l’occasione giusta per “mangiare” un pò di più.
La digressione su Monza e il “suo” Gran Premio ci sta tutta, perché sempre attinente al tema del turismo al quale ci riportiamo con note un pochino amare facendo riferimento alla nostra Brianza e al Lario. Dai nostri territori verso Expo si stanno muovendo in tanti, spesso la sera per approfittare del biglietto ridotto a 5 euro (siamo in ‘Briansa’ dove le braccine sono previdentemente corte), ma qualche anima di quel 30% di turisti stranieri che ha visitato l’esposizione milanese è venuto a fare almeno un giretto qui da noi? Qualche connazionale in più l’abbiamo visto dalle nostre parti?
Domande che sorgono spontanee, la cui risposta è purtroppo spesso negativa, a sentire gli addetti ai lavori che all’unisono ribadiscono un vago “ben venga l’Expo tutti gli anni” ma poi non sanno dare i numeri esatti dell’indotto procurato dall’evento. Sul lago di Como le cose vanno un pochino meglio: c’è movimento di turisti (ma quello alla fine, più o meno, c’è sempre stato) e un pò di andi-rivieni da Milano verso Expo viene registrato. Non sappiamo bene se è casuale o realmente voluto da parte degli amici stranieri.
Insomma, c’è gente che viene in Italia apposta per vedere l’Expo? Sono giunti stranieri ed italiani in Brianza grazie ad Expo? Attendiamo risposte esaustive anche a queste domande. Ci hanno confermato che dovrebbero arrivare i cinesi in massa, proprio da questo mese d’agosto. Prima hanno parlato di 750mila poi addirittura di un milione e mezzo. Basta che ai tornelli d’ingresso non ne contino due o tre per volta, per il caldo, per i sistemi fallaci, per la ressa, perché i cinesi sono tutti uguali.
Le somme le tireremo anche noi in Brianza il 2 di novembre, dopo la chiusura dell’Expo. Intanto limitiamoci a fare bene il nostro dovere di promotori della nostra terra.
Promuovere significa mettere in mostra ciò che abbiamo, i nostri prodotti, il nostro patrimonio culturale e ambientale. Dobbiamo continuare a comunicare, fare azioni di marketing, attivare buone relazioni, partendo dalla clientela di tutti i giorni, senza aspettarci lo straniero. Senza aspettarci che l’Expo ci porti qualcuno. Tra tre mesi tutto sarà finito e poi che facciamo?
Ecco il punto. Su questo avrei ancora molte cose da dire. Perché, ragazzi miei, spesso non ci siamo proprio, nella ristorazione e nell’ospitalità. Con amici e colleghi si gira per la nostra amata Brianza e ci imbattiamo con continuità in un’offerta approssimativa, ridotta, in parte fallace o addirittura furbesca, frutto di quel pensiero che porta ad identificare il cliente come uno sprovveduto, un pollacchione che tanto capisce ben poco di enogastronomia e hotelleria. Proprio qui casca quell’asino che pensa ancora di vivacchiare su questa presunzione.
Il panorama ci aiuta, ma il risotto con la luganega o col pesce persico del lago devono avere certe caratteristiche, come ricette della tradizione tramandano e insegnano. Se cercate di spacciare al prossimo altra roba, gentilmente cambiate pure mestiere, ma soprattutto abbiate la compiacenza di non fare pagare quei poveri piatti come se fossero quelli di Cannavacciulo o Cracco.
Il Turismo è Ospitalità. Quando abbiamo a casa un ospite cerchiamo di fare sempre del nostro meglio, di non fargli mancare nulla, di coccolarlo un pò, di farlo sentire a suo agio, di presentargli e offrirgli ciò che sappiamo fare. Bene.
Il nostro lavoro è quello di raccontare le cose belle e buone della nostra terra; ne abbiamo raccontate alcune e tante altre le racconteremo. Per linea editoriale il brutto lo tralasciamo, senza mai riportarlo. Quando però al posto di un risotto con la luganega ci viene servito un ammasso informe ed incolore nel quale della nota salciccia locale non c’è manco l’ombra, allora onestamente ci sovviene qualche dubbio sulla qualità di certa offerta. Così come quando in un piatto d’antipasto di salumi briantei figurano sei misere fettine trasparenti al prezzo “modico” di 8 eurini, più il coperto. E non stiamo parlando di menù turistici o business lunch. Non sempre guardando il panorama bucolico l’incazzatura ci passa, soprattutto se poi il conto è quasi da ristorante stellato.
Potremmo andare avanti ancora con l’elenco di queste tipicità da furbetti della ristorazione ed aggiungere qualche considerazione pure su certe camere d’albergo o B&B, il cui rapporto qualità prezzo spesso non quadra proprio in funzione della location.
Ci fermiamo qui, perché questo non vuole essere un atto d’accusa, bensì il consiglio spassionato di utenti innamorati della Brianza che vorrebbero sempre vedere e raccontare il meglio. Non vogliamo fare di tutta un’erba un fascio, per carità, però non va negato che sono ancora in tanti quelli che ci marciano, con metodi antichi e mentalità trapassate. E questo il punto sul quale davvero bisogna intervenire per far crescere la qualità ed elevare l’offerta complessiva del territorio. Perché, amici miei della Brianza bella, il Turismo (quello con la T maiuscola) è un affare serio! Per tutti. La cultura dell’Ospitalità parte dalle piccole attenzioni. Un risotto fatto bene o male alla fine più o meno costa uguale. Chi si diletta in cucina lo sa bene.
Buone vacanze a tutti. Soprattutto a quelli che arriveranno in Brianza, s’immergeranno nei nostri panorami unici, gusteranno un buon piatto della nostra tradizione, parleranno bene di questa terra e poi ritorneranno.
Carlo Gaeta