Ad Expo la Camera di Commercio di Monza e Brianza ha presentato recentemente la nuova mascotte del territorio denominata Bery per accompagnare il turista alla scoperta delle eccellenze del nostro territorio. Questa volta però non vogliamo parlare del simpatico cartoon disegnato dal bravo Max Narciso, ma proprio del quadrupede che ha dato vita al nuovo personaggio: la nobile e mansueta pecora brianzola, che ha alle spalle una lunga ed affascinante storia da raccontare.
Mancava poco al passaggio nel terzo millennio, quando uno sparuto gruppo di allevatori costituiva presso la Comunità Montana del Lario Orientale un’associazione per salvaguardare e valorizzare la pecora brianzola, allora a rischio di estinzione. Dopo quindici anni di duro lavoro, gli allevamenti, distribuiti tra le provincie di Lecco, in prevalenza, Como e Milano, hanno raggiunto quota cinquanta, per un numero di capi che supera le mille unità. Non moltissime, se si pensa che uno solo di quelle greggi di pecora bergamasca, in transito, ogni tanto dalle nostre parti, ne conta più o meno lo stesso numero, ma situazione più che accettabile.
L’Associazione può, infatti, ben dire di avere raggiunto l’obiettivo che si era posta, salvando, per prima cosa, l’estinzione di questa pecora, creando i presupposti per una diffusione dell’allevamento, puntando sulla sua naturale predisposizione ad essere un animale polifunzionale e smentendo, in tal modo, proprio il difetto che le veniva attribuito, ovvero di appartenere ad una razza ovina poco specializzata.
La Regione Lombardia, nel 2004, aveva inserito la ‘Brianzola’ nel piano di sviluppo rurale, quindi, nel 2008, l’agnello di razza classica della Brianza nella lista dei prodotti tipici regionali. Ciò in un contesto, come quello pedemontano lombardo, dove si stava diffondendo un sistema improntato, proprio, sulla pluralità di allevamenti, per aprire una nuova via di sviluppo e di sostentamenti per l’attività agricola.
Ecco che la Pecora Brianzola si inserisce perfettamente, sfruttando, anche, la nascita di un nuovo concetto di ristorazione, rappresentato in zona, soprattutto, da alcuni agriturismi e dai locali, uniti nell’associazione Slow Cooking. La carne degli agnelli e degli agnelloni è tornata nei menù, facendosi apprezzare per la sua particolare delicatezza. Ne abbiamo avuto la prova, a più riprese, alla Cascina Scarpata de La Costa in quel di Perego, come al San Gerolamo di Vercurago. Ma non è tutto e per vedere, con i propri occhi, come la pecora brianzola possa inserirsi nel territorio, anche a tutela dell’ambiente, basta recarsi alla Cascina Bellesina di Marco Frison, un giovane allevatore che, a Missaglia, sta dimostrando, alla grande, come questa possa rappresentare una risorsa importante. Risorsa da sfruttare, adeguatamente, per ottenere carne da proporre in tavola, per fare salumi, con il salame a farla da padrone, per utilizzare l’animale al fine di mantenere puliti i boschi e le radure e persino i campi da golf, per ottenere, dal suo latte, formaggi a coagulazione presamica, riprendendo ed evolvendo la tradizione locale dei ‘furmagitt de Muntevegia’.
L’Associazione della Pecora Brianzola, nata oltre dieci anni fa, sta, ormai, interessando un ampio territorio, con una cinquantina d’allevamenti distribuiti nelle province di Lecco, Como e Milano. Il nucleo più importante appartiene alla Provincia di Lecco, raggruppato intorno alla Comunità di Lario Orientale, che, fin dall’inizio, ha creduto alla proposta, investendo, in quest’avventura, tempo e risorse. I piani d’intervento, sostenuti per il recupero e la valorizzazione di questa pecora, hanno portato, il 13 novembre 2001, al riconoscimento da parte della Commissione Tecnica Centrale dell’ASSONAPA di Roma, di razza in pericolo di estinzione.
Nel 2004 la Regione Lombardia , forte di questa delibera, ha inserito la ‘Brianzola’ nel piano di sviluppo rurale, come animale da salvaguardare e, quindi, oggetto di contributi per l’allevatore.
Fin dall’inizio, l’Associazione, ha sempre operato con passione e disinteresse, per favorire la diffusione e l’allevamento di questo animale e far conoscere agli Enti Pubblici, quali le Province, i Comuni, i Parchi regionali, le Scuole ed ai privati l’esistenza di questa razza autoctona della Brianza. Significativo è stato l’interesse manifestato dall’Istituto Tecnico Agrario di Limbiate, che ha voluto inserire nei suoi programmi l’allevamento di un piccolo gregge di pecore brianzole, facendo nascere una fattiva collaborazione.
Decine di fiere, mostre e manifestazioni hanno rappresentato un veicolo importante per far apprezzare e conoscere l’impegno profuso, ogni anno più gravoso, di questa gente. Sempre nel 2004, con un progetto tra il Parco delle Groane, la Comunità Montana del Lario Orientale e l’Associazione, è iniziato un percorso di recupero e valorizzazione della lana, con la realizzazione, accompagnata da grande successo e consenso, di coperte, tessuti ed abbigliamento vario della tradizione pastorale.
La Pecora Brianzola è sempre stata ed è tuttora, un animale da carne, che per le sue particolari qualità organolettiche risulta alquanto apprezzata, anche se poco conosciuta. E’ un prodotto su cui puntano molto in Brianza e sul quale tutti gli allevatori interessati stanno lavorando con decisione.
In collaborazione con il ristorante “La Piana” di Carate Brianza, sono state organizzate serate gastronomiche, utilizzando la carne di questi animali e presentandola a diverse associazioni e club impegnati nella valorizzazione e riscoperta dei prodotti locali ed a gruppi di nicchia, quali Slow Food di Monza e Brianza, di Lecco, l’Accademia della Cucina di Lecco e il Club di Papillon di Milano, ottenendo sempre ottimi giudizi.
Nell’aprile del 2007, la Pecora Brianzola, con le sue esperienze, è stata la protagonista di una puntata della trasmissione di Rete 4 ‘Mela verde’, attirando l’attenzione di tutta Italia. Sempre nello stesso anno è da segnalare la collaborazione al progetto denominato ‘Dalla pecora brianzola al cappello monzese’, preparato e coordinato da ‘Alda e Rea’, al quale hanno aderito diversi enti, quali la Comunità Montana Lario Orientale, la Provincia di Lecco, il Parco delle Groane, il Parco del Montebarro, il Comune di Monza, il Museo Etnografico dell’Alta Brianza di Galbiate ed il Museo Etnologico di Monza
In data 7 aprile 2008, infine, l’agnello di razza brianzola è stato inserito dalla Regione Lombardia nell’elenco dei prodotti tipici regionali. L’impegno più importante dell’Associazione rimane sempre quello di salvaguardare e valorizzare questa razza. Tutte le iniziative ed azioni finora intraprese hanno avuto, giustamente, come unico obiettivo quello di mettere al sicuro una risorsa genetica unica e irripetibile, legata al territorio della Brianza e alle sue genti.
Enzo Mauri