Che cos’è un ponte?
Un mezzo che ci collega da una parte all’altra?
Un “residuo” storico?
Un passaggio inevitabile per arrivare sul posto di lavoro, a scuola?
Potrebbe anche essere tutte queste cose, certamente, ma un ponte è un collegamento non solo di strade…MA di persone, di anime, di vite.
Lo sanno bene, purtroppo, gli abitanti di Genova che si sono visti crollare addosso Ponte Morandi, il loro ponte, collegamento delle loro esistenze.
Il crollo di Ponte Morandi ha causato due lutti: quello delle persone che hanno perso la vita in quel tragico incidente; e quello degli abitanti che hanno perso le loro case.
Che cosa siamo davvero senza un luogo da poter chiamare casa? Quale sicurezza potremmo avere senza un nido caldo e rassicurante al quale fare ritorno?
Quale luogo, ora, chiameremo casa?
Ponte Morandi ha trascinato giù con sé, in un cumulo di polvere e macerie, case, mura affettuose dentro le quali far fiorire la vita, ricordi accumulati nel tempo con amore e tenerezza.
Ponte Morandi è crollato, quel 14 agosto 2018, e ha fatto crollare anche aspettative, sogni, vite, anime, persone.
Chi non ha perso la propria vita quel maledetto giorno, ha comunque perso moltissimo, purtroppo. Persone care, amici, parenti, figli, genitori…la propria casa, il proprio felice e sicuro nascondiglio.
Sotto la corazza di solido cemento del ponte, si cela un’anima fragile che può crollare da un momento all’altro…trascinando con sé le nostre altrettanto fragili vite.
Esistono cicatrici che nessun ago nè filo possono ricucire.
E che cosa resta di un ponte quando il filo che congiunge le nostre anime si spezza?
Che cos’è un ponte se non può più tenerci insieme?
Francesca Motta