A dirla proprio tutta mi sono annoiato e, tanto per non essere ipocrita, alla fine ho sperato che dopo quello di Nico Rosberg saltasse in contemporanea il motore Mercedes del Luigino, che pure mi sta tanto simpatico. Sebastiano sul gradino più alto del podio, alla sua prima in Ferrari a Monza, avrebbe garantito l’apoteosi e ci avrebbe fatto dimenticare in un flash la pochezza agonistica della dodicesima prova del mondiale 2015. Hamilton, in ogni caso, ha vinto il Gran Premio d’Italia con merito anche per quello che ha fatto vedere nell’intero weekend monzese. Nel dopo gara però si è fatto largo il dubbio sulla pressione delle gomme della sua monoposto e la presunta magagna ha inciso ulteriormente su un’altra pressione: quella sulle povere “palle” degli spettatori presenti che in tribuna non ne potevano più di assistere ad uno spettacolo davvero povero di emozioni. Una noia mortale, rotta solo dall’imperiosa rimonta dell’altro ferrarista Kimi Raikkonen dopo la clamorosa topica della partenza.
Se non ho fatto male i conti, questo è stato il mio 43° Gran Premio e lo metto certamente tra i due o tre più brutti della mia personalissima storia da spettatore-giornalaio. A guardare le facce sulla tribuna ero in buona compagnia. Su questa strada c’è da chiedersi dove finirà la massima formula automobilistica se non cambiano le regole del gioco.
Ringrazio la direzione dell’autodromo per avermi accreditato e concesso un posto a sedere, perché onestamente per vedere ‘sto spettacolo non sarei stato disposto a pagare manco 50 eurini. Se poi penso che un sediolo in tribuna per assistere al Moto GP costa molto meno della metà di quello di un Gran Premio di F1, allora davvero qualcosa non quadra laddove le due corse iridate oggi non sono affatto equiparabili sotto il profilo della spettacolarità.
Penso davvero che Monza, con il suo caloroso pubblico e la sua storia leggendaria, debba essere in parte risarcita da un circo Bernieum sempre più povero di attrazioni. Pure le miss quest’anno mi sono sembrate meno belle del solito. Qualche animale l’abbiamo visto solo sotto il podio a urlare contro il povero Luis, entusiasta comunque della marea umana.
Starò forse invecchiando? Ci sta. Lo dice la carta d’identità e pure la tessera stampa. Proprio per questo, i miei ricordi vanno ai Gran Premi d’un tempo che non torna più, quando gente come Clark e Stewart si permettevano rimonte epiche, non interrotte da questi maledetti “pit stop” che non ti fanno capire più una beata mazza quando sei in tribuna e non hai davanti uno schermo o una bella torre con le posizioni. Allora si partiva e si arrivava e soprattutto si gareggiava sul serio, con l’impeto e la passione, con la bravura, la tattica personale, non con la strategia fatta dai box al computer, bensì con la forza del piedone destro e della mano sul cambio che spesso finiva piena di vesciche. Ne sa qualcosa il grande Tino Brambilla, monzese doc, che proprio all’autodromo giovedi scorso ha presentato il suo libro.
Tenuto conto che il Signor Ecclestone é ben più vecchio di me, bisognerebbe fargli capire che su questa strada i soldi per Monza li dovrebbe in parte mettere pure lui, magari con uno congruo sconto, perché, va bene che porta a spasso il suo circo miliardario, ma i “numeri” circensi che offre sono davvero miseri, se è vero com’è vero che pure la TV reclama indici d’ascolto oramai alla frutta, davanti comunque a diritti d’immagine pagati a peso d’oro. Monza l’hanno vista nel mondo in 600 milioni di persone; una su due in Italia. Questo dovrebbe fare la differenza in un circo oltretutto sempre più povero di sponsor, scuderie e con scuderie fallite in gara. L’avvento dei paesi emergenti ha fatto lievitare le richieste del padrone, ma si corre su circuiti disegnati dalla solita mano e sulle tribune spesso manca folla ed entusiasmo, soprattutto non si respira quell’aria di leggenda che qui si taglia a fette.
Monza ancora una volta è stata capace di garantire il solito, bellissimo, effervescente, colorato e unico spettacolo di folla. Con tanti eventi collaterali. Lo sanno bene i piloti, il ferrarista Vettel in testa che hanno avuto parole stupende per il Tempio della Velocità. Quanto vale quel rettilineo a fine gara pieno zeppo di tifosi per una foto memorabile che fa il giro del mondo e diventa propaganda per il circo Bernieum? Può la Formula Uno cancellare questa Monza dal calendario?
Mister E di tutto questo se ne frega assai e pretende 27 milioni di dollari per rinnovare il contratto nel 2017 (questa è la cifra esatta) e pure un adeguamento il prossimo anno, da quanto ci è parso di capire. Non si rende conto che i tempi delle “vacche grasse” sono finiti da mo, e siamo stati già fin troppo bravi a confezionargli anche quest’anno una bella “bomboniera rossa” con circa 155mila spettatori (10mila in più del 2014), non lontanissima dai fasti dei 200mila nei tre giorni dei tempi di Lauda e Schumacher.
Intanto ci tocca attrezzarci per presentarci al rinnovo del contratto con la FOM di Mister Ecclestone.
Il Premier Renzi, presente a Monza, ha preso un caffè con Bernie. Non sappiamo se zuccherato a meno. All’incontro erano presenti anche il Presidente dell’ACI Angelo Sticchi Damiani e il Presidente del CONI Giovanni Malagò. Alla fine ha palesato ottimismo (…e quando mai!) affermando:”La situazione mi pare migliore di come viene dipinta da certe polemiche politiche. – ha dichiarato Renzi – Se ci sarà bisogno del Governo, noi ci saremo”. Vedremo. Da Mister Ecclestone sono andati tutti in processione per capire come venirne a capo nella trattativa; oltre al Premier, Sticchi Damiani, Malagò, Maroni, Fabrizio Sala Assessore regionale all’Expo, Ivan Capelli Presidente AC Milano e Andrea Dell’Orto Presidente SIAS.
La sola Regione Lombardia pare essere sul pezzo anche se il Presidente Maroni ha dovuto sudarsi il suo pass dopo le dichiarazioni rilasciate durante la conferenza stampa di presentazione dell’evento in Expo. Il Governatore ha ribadito che 70 milioni di euro in 10 anni sono disponibili per interventi sul Parco e sulla Villa Reale, un asset che comprende anche l’Autodromo Nazionale che potrebbe così liberare risorse per far fronte alle richieste del Padron della F1. In buona sostanza, i 70 milioni sono il valore di un terzo della proprietà del Parco e della Villa che la Regione andrebbe a condividere con i Comuni di Monza e Milano, fino ad oggi proprietari di maggioranza attraverso il Consorzio di gestione. L’ingresso definitivo nella partita della Regione darebbe complessivamente maggior credito da parte delle banche anche alla SIAS, la società di gestione dell’impianto, alle prese con un non semplice piano di risanamento alla luce di un pesante default accusato nel 2014. Gli incassi del GP, insieme a quelli degli altri eventi in calendario, coprirebbero la vecchia perdita d’esercizio e forse anche parte delle spettanze FOM, perchè Ecclestone va pagato quest’anno e pure l’anno venturo. La speranza viene riposta nel piano industriale presentato dal procuratore SIAS Francesco Ferri a marzo. Un piano che sarebbe stato accennato anche al solito Bernie che non ha voluto saperne. Così come non gliele può fregar di meno delle 40mila firme raccolte dalla petizione attivata da Maroni.
Morale, per farla breve: Ecclestone non vuole sentir ragione, se non quella del vil danaro. La trattativa si potrà sbloccare davvero solo quando l’ingente gruzzoletto sarà disponibile in banca. Credo l’abbiamo capito in questi giorni i vari Sticchi Damiani, Malagò, Capelli e Dell’Orto. E forse pure Renzi. Tutti a rilasciare promettenti dichiarazioni, ma tutti con il portafogli dimenticato in ufficio sul tavolo. Mi ricordano un mio caro amico, soprannominato foca, che quando c’era da pagare il conto iniziava a palparsi alla ricerca spasmodica del contenitore di banconote. Oggi non c’è più la FOCA, c’è la FOM.
Carlo Gaeta