Monza e l’hockey pista, un legame forte, a doppio filo, che si perde nei decenni, a partire dal 1933 quando fece la sua comparsa la prima squadra su rotelle della città di Teodolinda. Domani sera, 30 maggio alle ore 21, presso la Sala Maddalena di Monza, nel corso della presentazione del libro “Hockey pista, un grande romanzo”, scritto dall’appassionato Paolo Virdi, verrà ripercorsa la bella storia di uno sport tanto amato dai monzesi, ai quali ha regalato tantissime emozioni.
Alla serata, che si annuncia ricca di aneddoti, prenderanno parte autorità, ex atleti e personaggi del mondo sportivo locale tra cui Marika Kullmann, figlia del mitico Luigino, responsabile del settore Pattinaggio Artistico per Federazione Italiana Sport Rotellistici, e una rappresentanza della società Hockey Roller Club Monza, qualificata ai play off nell’ultimo campionato italiano di hockey pista. L’Hockey Monza prima e il Roller Monza poi hanno recitato una parte importante nel campionato e nelle coppe europee, ritagliandosi uno spazio negli annali della storia di questa disciplina dove la velocità e l’estro sono qualità fondamentali.
Il libro “Hockey pista, un grande romanzo” racconta l’hockey attraverso cinque personaggi, fornendo una visione storica della disciplina, che negli anni ha avuto un’importante collocazione nella sfera sociale italiana. Due dei sei capitoli di quest’opera riguardano direttamente Monza, città che ha occupato un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’hockey internazionale, grazie ad un personaggio cardine del romanzo: Luigino Kullmann, socio fondatore dell’Hockey Club Skating Monza il 7 febbraio del 1933 e uomo di spicco della disciplina fin dal primo Campionato Mondiale del 1936 disputato a Stoccarda. Attraverso le sua vita sportiva e il suo appassionato apporto vengono narrate storie che pongono Monza sempre al centro dell’attenzione, risaltandone spesso il lato passionale e la tenacia, anche nell’affrontare la vita quotidiana – e non solo sportiva – durante il periodo post bellico.
Hockey pista, un grande romanzo: la presentazione dell’autore
“Questo libro, che ho la presunzione di definire “romanzo”, – sottolinea Paolo Virdi, che abbiamo apprezzato in numerose telecronache dal PalaRovagnati di Biassono, e che nella prossima stagione coordinerà l’area comunicazione dell’HRC Monza – nasce con l’obiettivo di riportare alla luce una storia gloriosa, nata circa un secolo fa inserendo l’hockey a rotelle in un contesto storico e sociale, attraverso le vicissitudini di cinque personaggi. Si parte da Pola, laboriosa cittadina dell’Istria che nel 1922 conquista il primo scudetto, per giungere, alla fine degli anni ’70 a Breganze, un piccolo paese della provincia vicentina. Mantenendo costantemente l’hockey al centro della scena, sarà possibile rivivere l’atmosfera degli anni ’20, attraverso il dramma vissuto da Augusto Quarantotto, allenatore della prima squadra campione d’Italia. Una tragedia alleviata dal pensiero del primo scudetto, giocato in nello sfavillante patinoire milanese di Corso Sempione e custodito silenziosamente in una cittadina che oggi appartiene alla vicina Croazia. Tra le pagine del romanzo vengono messe in contrapposizione le vicissitudini e le atrocità del Nazionalsocialismo, che finirono per manipolare anche l’hockey, ad uso e consumo della propaganda. A Stoccarda correva l’anno 1936 e il primo campionato del Mondo di hockey venne utilizzato come ultimo banco di prova per le imminenti Olimpiadi di Berlino. In una Stadthalle gremita da 12 mila spettatori, a metà secondo tempo il match si ferma attonito per l’ingresso del Fuhrer in persona, desideroso di verificare il funzionamento della macchina organizzativa del suo Terzo Reich. Due anni più tardi, nel novembre del ’38, l’hockey è inconsapevole vittima di un vigliacco gioco di prestigio nazista, quando, nuovamente a Stoccarda, si affrontano Germania, Italia, Francia e Inghilterra, in un torneo denominato Coppa della Pace, proprio mentre va in atto la terribile kristallnacht conto gli Ebrei.
Le mille storie narrate tramite l’esperienza diretta di Luigino Kullmann, uno dei fondatori del Monza nel 1932, ritrovano anche risvolti simpatici, come nel divertente siparietto con Sua Altezza Umberto II, oppure con Jesus Correia, alias Os dois amores, atleta capace di vestire contemporaneamente le casacche della nazionale portoghese di calcio e hoquei em patins.
Attraverso il racconto della Triestina di Enzo Mari, verranno sfiorati il Grande Torino e Nereo Rocco e toccati momenti di forti emozioni, come l’omicidio di Pierino Addobbati, fraterno amico di Belfagor, avvenuto in una Trieste che proclamava a gran voce la propria italianità in un momento di grande tensione sociale. L’ultima parte del romanzo si addentra negli anni ’70, dove incontriamo l’Olandese
Volante, al secolo Robert Olthoff, il primo straniero a calcare le piste italiane in una Novara impazzita per l’hockey, tanto da preferirlo all’amato calcio. L’ultimo racconto parte da un cappellano, Don Piero Carpenedo, capace di portare alla ribalta internazionale il Laverda Breganze. Dal piccolo paese del vicentino scaturisce un’incredibile storia, quella di un bambino chiamato Franco, che parte dall’oratorio e
giunge fino in cima al tetto del Mondo, sospinto dal calore inarrivabile dei suoi compaesani”.
Hockey pista, un grande romanzo: brani di storia delle rotelle monzese
” (…) Il debutto assoluto del Monza nel Campionato Nazionale avvenne alle 21 di venerdì 27 Ottobre 1933. Di fronte ai biancorossi c’erano i padroni di casa l’Hockey Club Urbe. Le gambe tremavano, tenere bene l’ampia pista non era affare semplice. I capitolini passarono in vantaggio e vi restarono per tutto il primo tempo. L’intervallo fu utile a sciogliere muscoli e menti e Colombo al 5’ firmò il pareggio, siglando di fatto il primo gol ufficiale della club brianzolo. L’inerzia del match cambiò e Kullmann all’11’ in meno di due minuti piazzò una doppietta decisiva, firmando il 3-1 finale. In casa biancorossa la soddisfazione fu immensa: mai si sarebbe potuto pensare di debuttare nella Divisione Nazionale con una vittoria”.
I capitoli 2 e 3 parlano del Monza attraverso il protagonista Luigino Kullmann, personaggio follemente innamorato di Monza e dell’hockey. Paolo Virdi narra del suo arrivo, della nascita e della crescita dell’hockey in città e anche in Europa, compreso il successo nel torneo di Montreux 1946, ricordato così: “(…) La porta della selezione portoghese era difesa da Cipriano Santos, gli esterni erano Sidonio e Oliveiro Serpa del Benfica, Jesus Correia del Paço d’Arcos, Raio del Sintra e le riserve Alvaro Lopes dell’Amadora e Rui Pedrosa del Lisgas. Uomini che dal ’47 in poi vinceranno mondiali ed europei in serie. A Montreux, invece non ci fu storia. Un Beppe Castoldi in forma devastante insaccò il primo assist di Kullmann. Poi, dopo il pareggio di Correia, i fratelli Castoldi costruirono il vantaggio monzese, trasformato ancora da Giuseppe su assist di Gigi. E lo stesso Beppe con un’azione solitaria firmò il 3-1. Il Monza stava spiccando il volo verso una vittoria incredibile. Arnaboldi si gettava su ogni conclusione, mentre Massironi sfoggiava tutto il suo repertorio di spaccate, nate da una gioventù trascorsa praticando atletica. La rete di Sidonio Serpa fu utile solamente per definire il punteggio finale, ovvero il “classico” 3-2 che incoronava il Monza come regina d’Europa. Il pubblico, che inizialmente era ostile verso gli italiani, finì per tributare applausi e scene di tripudio”.
Hockey pista, un grande romanzo: l’autore in breve
Paolo Virdi, 41 anni, milanese che vive a Lodi, scrive per la Gazzetta dello Sport dal 2013 e segue l’hockey pista con grande passione. Parallelamente ama il basket (allena una squadra giovanile, l’ABC Crema). Ha collaborato con Hockeypista.it e Lodinotizie.it e il suo primo libro – scritto in 2 volumi e uscito nel 2012 – s’intitola 50 Minuti di gloria (la storia dell’hockey pista moderno, dal 1982-’83 al 2012). E’ la voce delle telecronache dell’HRC Monza e dalla prossima stagione si occuperà della comunicazione della società.
(a cura di Carlo Gaeta)