In pista sarà duello acerrimo tra Sebastiano e Luigino, il simpatico teutonico leader del mondiale conduttori al volante della settantenaria italica Rossa, il peperino inglese ai comandi del siluro germanico in vetta alla graduatoria costruttori. Ferrari contro Mercedes. Italia contro Germania. Germania contro Inghilterra. Con la Finlandia, terzo incomodo, da una parte e dall’altra, con due che la sanno lunga come Kimi e Valtteri. Senza contare i bibitari della Red Bull e la Toro Rosso, che a Monza nel 2008 pure fece lo sgambetto alla Ferrari e a tutte le grandi con l’allora esordiente Vettel.
Il 13° appuntamento di questo tiratissimo campionato passa da Monza per un bagno di folla che, dalle ottime prevendite, si annuncia da record. Il Gran Premio d’Italia, come sempre, è una gara che vive sulla velocità pura, sul coraggio estremo e sulla lotta contro la G Force nell’affrontare le curve del mitico circuito brianzolo; soprattutto la staccatona della prima variante prossima ai 6g, tenuto conto che le moderne monoposto arrivano a superare i 350 orari in rettilineo (quest’anno saranno certamente una ventina in più viste con le nuove conformazioni e le stratosferiche potenze) per poi scendere di botto a meno di 100 orari con lo stomaco del pilota che arriva in gola e il cuore che si sposta dall’altro lato. I produttori di freni della Brembo ci dicono che la prima variante di Monza è quella più tosta di tutto il mondiale di F1. Non si scherza nemmeno alla frenata della Variante Ascari, considerata la sesta più tenace di campionato. Se aggiungiamo la decelerazione e la rapida progressiva accelerazione della Parabolica capiamo facilmente perché Monza è Monza. E perché qui tutti vogliono vincere almeno una volta, un po’ come a Indianapolis.
Nonostante l’indiscusso mito, la sua storia unica, la leggenda alimentata nel tempo, dal 1922 ad oggi, il Tempio della Velocità aveva rischiato di essere accantonato quest’anno e solo dopo una lunga ed estenuante trattativa, protrattasi per quasi due anni, si è arrivati alla felice conclusione. Il salvatore della patria è indubbiamente Angelo Sticchi Damiani, numero uno di AC Italia. Lui un paio d’anni fa si è caricato addosso il pesante fardello e ha avviato una serrata trattativa per evitare che l’Italia finisse fuori dal mondiale di F1 e Monza venisse di fatto cancellata. Oggi alla presentazione dell’88° edizione della corsa si è preso i meritati consensi da tutta la platea degli invitati.
Monza quindi è passata di mano. Adesso comandano i romani, ma, visto com’erano andate le cose nelle gestioni precedenti, c’è ben poco da obiettare; e meno male che AC Italia ci ha messo una bella pezza altrimenti a quest’ora non eravamo qui a raccontare di un nuovo Gran Premio. Non solo: il futuro dell’Autodromo Nazionale, con l’intervento diretto di AC Italia appare, in prospettiva più roseo, meno nebuloso. Nella speranza che presto tutti i conti tornino, dopo i buchi lasciati dalle precedenti amministrazioni nel bilancio della SIAS, la società che gestisce l’impianto. Il Presidentissimo è quanto mai chiaro: “Oltre a quello sportivo, pensiamo anche ad un uso industriale dell’impianto – dice Angelo Sticchi Damiani – Non dimentichiamoci che qui c’è la memoria storica di una pista di alta velocità. Vogliamo valorizzare tutte le caratteristiche di questa struttura, avvalendoci di autorevoli collaborazioni industriali come quella già messa in atto con ENI, che vuole sottolineare proprio la nostra volontà di guardare avanti, di fare qui sperimentazione insieme ad altri partner. Dopo aver raggiunto un obiettivo che pareva irraggiungibile, ci sentiamo sereni e fiduciosi anche se per mantenere la F1 a Monza abbiamo dovuto piegarci ad un contratto molto peggiorativo rispetto al 2016, alleviato in parte dal contributo della Regione Lombardia”.
68 milioni di euro in tre anni, di cui 15 messi sul tavolo dalla Regione (Sticchi Damiani e il Governatore Roberto Maroni hanno siglato un accordo davanti ai riflettori della sala stampa dell’Autodromo). La Regione quindi non ha potuto entrare direttamente con una quota nella proprietà di SIAS ma non si è tirata indietro, come si era ad un certo punto sospettato, mettendo anche altri 55 milioni sulla voce Consorzio Parco e Villa Reale dentro il cui perimetro c’è, guarda caso, anche l’Autodromo. In tutto questo il brand Monza non viene svilito, non sparisce, com’era stato paventato qualche settimana fa per fare posto alla nazionalistica dicitura “Autodromo d’Italia”, che avrebbe però annullato il nome conosciuto in tutto il globo. Monza rimane e diverrà Monza ENI Circuit. Facendo due conti però capiamo facilmente che AC Italia deve mantenere in piedi tutto il castello con un ingente sforzo economico, una bella sfida, ma Sticchi Damiani sottolinea che: “L’Automobile Club è pronta a sostenere questo impegno, ma l’investimento va certamente ottimizzato e quindi dobbiamo guardare oltre, a parte non perdere la F1 in Italia. Prima davamo un semplice contributo non impegnativo, adesso gestiamo l’impianto direttamente. Dobbiamo però avere anche una risposta dal territorio perché quest’autodromo merita certamente molto di più”.
Poi partono i ringraziamenti di rito che il presidente rivolge a Carlo Conti, direttore amministrativo e finanziario di AC; Alfredo Scala, strappato a Vallelunga (anche se a Monza c’era già stato) per dirigere l’impianto; infine a Giuseppe Redaelli, imprenditore, da poco presidente della nuova SIAS a gestione “romana”, che deve però stare attento a non confondere le tipologie di cavalli, da quelli vapore a quelli da ippodromo. Colpa di una simpatica gaffe durante lo speech della presentazione che per un attimo ci ha riportato agli antichi fasti del parco reale. Poi il nr.1 della SIAS ha sciorinato numeri e tutto il ricco programma della tre giorni mondiale.
Fra i tanti sogni c’è anche quello del Museo Storico, ripescato dal Sindaco di Monza Dario Allevi, pure lui convinto che Monza merita di più. “Sono davvero tante le novità di questo GP – dice il primo cittadino monzese – Nuova la proprietà del circo della F1, nuova la proprietà dell’Autodromo, nuovo il consiglio della SIAS e nuovo pure io, visto che sono in carica da un paio di mesi. Quindi c’è tanto da costruire e da fare”.
In tutto questo una cosa non ci ha convinti: ci riferiamo ad un’affermazione del Presidente AC Milano Ivan Capelli il quale ha sostenuto che il consiglio di ACM in questi anni è cresciuto. Forse manco in peso corporeo visti i componenti! Se davvero fosse così, la SIAS sarebbe ancora un’efficiente emanazione dell’Automobile Club di Milano e invece – come ha giustamente ricordato Sticchi Damiani – dalle parti di corso Venezia hanno ben capito che si doveva passare la mano. Senza tante storie e a testa bassa pure. Quest’anno è cresciuto un po’ il calendario agonistico e degli eventi, ma manca ancora tanto per tornare a essere la Monza di un tempo.
Carlo Gaeta
PS abbiamo trovato davvero di cattivo gusto costringere gli invitati a fine incontro al triste rito della corsa alla tartina all’angusto banco posto in pochi metri quadri proprio all’uscita della sala stampa, fra una spinta, uno scivolone e un “taglio di corsia”. Non è sempre necessario “dar da mangiare agli affamati”, anche se per lo più giornalisti e non sempre ben considerati. In tempi di crisi nera, quando poi si devono pagare ben 22 milioni di euro per ospitare il Gran Premio, meglio risparmiare quattro soldi e non vedere le solite scene tristi. Intendiamoci, è solo un modesto consiglio. Per quanto ci riguarda il brindisi a Monza lo facciamo in proprio con il prosecchino dell’Andreola gentilmente omaggiato dall’organizzazione, mentre ci riguardiamo tranquilli il filmato d’apertura che non aveva nessuna intenzione di partire. Nel Tempio della Velocità ci aspettiamo quantomeno una maggiore reattività.