Il Gran Premio del Brasile è alle porte e subito dopo ci potrebbero essere anche buone nuove per Monza, in attesa di rinnovare il contratto per lo svolgimento del Gran Premio di Formula Uno in scadenza a fine 2016. La trattativa sarebbe a buon punto, ma da qualche tempo ormai non riguarda più la SIAS, la società di emanazione dell’AC Milano che da sempre gestisce l’impianto, con la sua giovane dirigenza, esautorata di fatto dall’occuparsi della scottante questione, passata direttamente nelle mani dell’Automobile Club d’Italia e del suo Presidente Angelo Sticchi Damiani, investito dal consiglio generale che, come si legge nel comunicato ufficiale «ha conferito al Presidente il mandato a trattare i termini del contratto con Bernie Ecclestone per il futuro del Gran Premio d’Italia di Formula Uno a Monza. Tutto ciò in assoluta sintonia con l’Automobile Club di Milano».
In ballo ci sono 27 milioni di dollari all’anno da mettere in mano a Bernie Ecclestone, padre padrone della FOM, la Formula One Management, che, alla faccia delle sue 85 primavere suonate, regge ancora con gran piglio le sorti di quel circo che lui si è inventato e fatto crescere a dismisura.
Mister Bernie non vuole sentire ragioni e vuole il “grano” per siglare il nuovo accordo per il Gran Premio di Monza. Il “grande vecchio” non ha voluto trattare con il nuovo management dell’Autodromo Nazionale, ritenuto evidentemente non all’altezza e messo “garbatamente” alla porta in almeno un paio di occasioni, e ha preteso garanzie dirette dell’ente superiore, l’Automobile Club d’Italia, titolare del titolo sportivo. Nello scorso GP del Messico Ecclestone ha dato assicurazione che presto incontrerà Sticchi Damiani per giungere ad un accordo. In una dichiarazione rilasciata alla stampa sportiva accreditata Bernie ha ribadito “Ora che sono cambiati gli interlocutori, credo si possa arrivare alla firma del contratto”.
Insomma, tutto è nelle mani di Angelo Sticchi Damiani che è pure vicepresidente della FIA Federazione Internazionale dell’Automobile, per intenderci il vice di Jean Todt, presidente dal 2009. L’investitura di Sticchi Damiani è giunta anche dal numero uno del Coni, Giovanni Malagò.
«E’ doveroso istituzionalmente per l’Automobile Club d’Italia assumersi le proprie responsabilità – ha detto il Presidente Sticchi Damiani – pur nella consapevolezza del gravoso impegno e della complessità della trattativa. La forza con cui l’organo decisionale dell’ACI ha assunto questa importante decisione porta finalmente all’individuazione di un interlocutore unico, insieme all’Automobile Club di Milano, nella trattativa con la FOM».
Va detto che circa tre anni or sono il Presidente Sticchi Damiani aveva avanzato una proposta di ACI per entrare nel capitale sociale della SIAS, proposta che era stata rispedita al mittente dal vecchio consiglio di amministrazione di ACM. Monza, insomma, fa sempre gola, ma per mantenerla in piedi con il suo GP, servono i “danè” e, se la trattativa è a buon punto come pare, da qualche parte devono pur saltar fuori. Non abbiamo ancora inteso esattamente da che casse, ma trattasi di somma importante, perchè, tra adeguamento del contratto in essere e nuovo accordo quadriennale dovranno essere considerati 120 milioni di dollaroni. Soprattutto quelli da versare per il rinnovo 2017-2020 non possono essere messi dalla SIAS, considerato l’attuale andazzo economico che pure dopo l’ultimo Gran Premio, nonostante un incremento di spettatori rispetto al 2014, non si può dire registri un largo attivo (attendiamo i numeri esatti), anche per via del cambio dollaro-euro meno favorevole rispetto all’anno precedente e non solo; forse anche per una serie di promozioni “outlet” sulla vendita dei biglietti.
La Sias qualche settimana fa ha fatto sapere che fino a metà anno (quindi senza Gran Premio di mezzo e pure il Rally sul quale si fa grande affidamento) i ricavi sono pari a 4.584.000 euro, con un incremento del 38,14% rispetto al 1° semestre 2014, ma pure i costi di produzione sono saliti a 6.963.000 euro, con un incremento del 16% rispetto all’anno prima, per i maggiori investimenti per l’avvio di nuove gare a attività e costi legati alla ristrutturazione. In tutto questo il risultato netto negativo in diminuzione del 12,42% rispetto al 2014 con previsione di un’ulteriore diminuzione in chiusura dell’anno. Ma sempre “rosso” è.
“I costi – si legge nel comunicato ufficiale – sono incrementati e hanno risentito delle attività di risanamento aziendale intraprese, tra cui la definizione del nuovo Piano Industriale, la messa a punto dei sistemi informativi, la predisposizione di un sistema di controllo di gestione, il supporto alla ricerca, selezione ed analisi organizzativa delle risorse umane, il consolidamento della struttura e per il supporto legale e all’organizzazione di nuove attività e nuove gare presso l’Autodromo. A fronte dei maggiori costi, si segnalano maggiori ricavi derivanti proprio dalle nuove attività, con l’inserimento di quattro nuove manifestazioni, l’andamento positivo dell’area MICE (Meetings, Incentive, Conferences, Exibitions) e l’aumento dell’utilizzo della pista e il miglioramento delle entrate da nuove attività turistiche”.
Tutto molto bello, ma alcuni conti non tornano come si vorrebbe e soprattutto non convincono una serie di spese per consulenze approvate dal nuovo direttivo. Fatta fuori la vecchia guardia è arrivata quella nuova, ma i consulenti non sarebbero diminuiti di numero, anzi. L’antica regola italica del chiamare al desco “gli amici degli amici” e pure “le amiche degli amici” sarebbe stata adottata ancora a Monza con esiti opinabili, pagando pure una società di consulenza per le risorse umane per ratificare scelte già fatte.
La partita Gran Premio di Monza comunque non si gioca più in casa, non riguarda più la SIAS, ancora alle prese con problemini di bilancio, ad onor del vero, non generati dall’attuale amministrazione, ma è ormai a Roma nelle mani dell’ACI con il suo Presidente Sticchi Damiani ben convinto a portare a casa il risultato per non rimetterci il faccione.
Il Presidente SIAS Andrea Dell’Orto e l’amico procuratore Francesco Ferri entro fine anno devono dimostrare di essere sulla strada giusta per far quadrare i conti della società di gestione dell’Autodromo in funzione del nuovo piano industriale varato a marzo. Altrimenti qualcuno a Milano potrebbe mettersi di traverso. A Roma di traverso si sarebbero già messi tenuto conto del secco “No” che Sticchi Damiani avrebbe risposto ad un esperto collega sempre addentro alle vicende monzesi quando in un’intervista gli ha chiesto se era sicuro che in Sias andasse tutto bene.
In ultimo ci rimane un dubbio: che fine faranno i 21 milioni di euro sbloccati a fine luglio dal famoso emendamento per la defiscalizzazione dei fondi stanziati da Regione Lombardia per il Gran Premio di Monza, l’ammodernamento dell’Autodromo, la tutela del Parco e la Villa Reale? La Regione dovrebbe metterne in tutto 70 in dieci anni per entrare nella proprietà indivisa del Parco così come i Comuni di Monza e Milano hanno accettato. Insomma, se il “grano” lo mette ACI, la Regione che fa? Aiuta forse a pagare a Mister B la quota adeguata per il 2016?