Editoriali & Opinioni

GP di Monza, tra firme da mettere e soldi da trovare


GP di Monza podioLontani dagli anni del marziano Schumacher, capace di smuovere tifosi da record, i trend dell’ultimo lustro sono questi: le presenze al GP d’Italia viaggiano dal 2012 intorno ad un media di 150mila presenze, con punte di quasi 160mila nel 2013 e il calo odierno a 142mila complessive nei tre giorni (lo scorso anno, grazie al buon andamento Ferrari, si era arrivati a 154.500, 10mila in più del 2014, annata analoga al 2012 quando i biglietti venduti erano stati 144mila).

Quindi, parlare di successo, onestamente, mi pare fuori luogo e mi pare anche fuori luogo eccitarsi per un presunto spettacolo, salvo non indicare per questo tutto il contorno all’evento motoristico vero e proprio, dalle mitiche Frecce Tricolore alla folla sotto il podio. In gara ormai da tempo c’è poco da divertirsi. Non c’è competizione soprattutto per colpa delle attuali capziose regole, frutto di menti cervellotiche, che impediscono ad uno spettatore normodotato di capire ciò che sta accadendo sul circuito. Sfido chiunque ad aver compreso l’andamento del GP da quando sono iniziati i primi cambi di gomme. C’è ancora un amico che mi chiede come mai Luigino Hamilton, che era quarto staccato dietro alle Ferrari, si è ritrovato davanti alle Rosse già dopo il primo cambio di gomme. Vaglielo a spiegare che la Mercedes è partita con gomme soft, mentre la Ferrari con le super soft e poi ha dovuto cambiarle per mettere le soft e poi ritornare ancora sulle super soft, mentre la Mercedes, senza spremersi, ha fatto un solo cambio ed è passata alle medie.

Maledetti quelli che hanno pensato a tutte queste mescole. Non si capisce più una beata mazza e soprattutto non si capisce se vince il pilota, la macchina, la gomma, l’aerodinamica o le strategie fatte al computer nei box, che la Ferrari ultimamente “canna” con una spaventosa periodicità. Le provano tutte, ma evidentemente alla Mercedes ne hanno da vendere, tanto di più. Bastava mettersi in variante e con orecchio accorto ascoltare i motori delle vetture che passano: i siluri tedeschi sibilavano perfetti muovendo l’aria senza sforzo, grazie anche ad una aerodinamica impeccabile; le italiche Rosse, emettevano invece in fase di rilascio uno strano rumore paragonabile alla russata di chi ha mangiato la cassoeula. E quella “pennichella” della power unit ibrida di Maranello evidentemente costa la media di 1 secondo al giro. Non capiremo nulla, perché tecnici non sono, ma un tempo l’orecchio contava e forse un poco conta ancora.

Fin dalle prove le Mercedes hanno umiliato le Rosse e poi in gara si sono ripetute senza lasciare scampo, scrivendo la storia di un Gran Premio, scontato e noioso, per certi versi ridicolo, se pensiamo alla manfrina delle strategie, con una e due soste, alle soft, alle super soft e alle medium.

Fin qui la competizione che non c’è stata. Che manca da tempo in F1 ad eccezione delle beghe nella famiglia stellata, dei botti tra Luigino e Nico. Manca quel divertimento puro che la MotoGP invece garantisce sempre, in ogni categoria a partire dai ragazzotti della Moto3 ai bolidi di Valentino, Marquez, Lorenzo, Iannone, Dovizioso e ieri pure di Vinales, che, con la Suzuki diretta dal brianzolissimo manager Davide Brivio, ha vinto il suo primo Gran Premio. Gare secche, dove in prova si scelgono le gomme, si parte e si arriva senza tante balle. Al massimo se piove si salta sull’altra moto gommata rain. Perchè una cosa del genere non si può fare in F1?. GP3, GP2 e GP tutto in una domenica, con gare più corte, senza cambi gomme. Evitiamo così sbadigli intorno al 30° giro, cali di spettatori e ascolti Tv.

GP di Monza Frecce TricoloriLo spettacolo a Monza lo hanno garantito ancora una volta prima del via le splendide Frecce Tricolori, che con un paio di passaggi mozzafiato hanno fatto esplodere il boato di una Monza a bocca aperta e con il naso all’insù, e poi a fine gara, il fiume colorato del pubblico, per lo più rosso, che si è riversato in pista e ha commosso anche il teutonico Nico Rosberg, oltre a far capire a Vettel che chi corre per la Ferrari è sempre il migliore, anche quando non è vero. Onesto il buon Felipe Massa, che su quel podio era stato invitato a salire per salutare per l’ultima volta i tifosi monzesi, ma lui ha preferito rimanere giù, per evitare di essere acclamato al posto dei tre primi arrivati.

Bene, infine, voglio fare il bastian contrario pur essendo un grande appassionato di F1 e di motori. Se è vero com’è vero che dal prossimo anno mister Ecclestone chiede a Monza almeno 22,5 milioni di euro, pagati dall’ACI con i soldi del PRA e dalla Regione Lombardia, ogni spettatore che arriverà a Monza dal 2017  in avanti “vale” in media circa 150 euro (calcolati su 150mila presenze – mi vien da dire ci costa, visto che trattasi di soldi per lo più pubblici, quelli ACI son del PRA, utilizzati in base ad un emendamento alla Legge di Stabilità ancora sotto la lente d’ingrandimento dell’Unione Europea).

Ci sta una provocazione: se come spettatore l’erario mi versasse la sommetta sul conto corrente, come sgravio fiscale, la potrei spendere per agevolare l’indotto, visto che sulla storia dei ritorni milionari spesso sono state sparare cifre “ad canis cazzum” sulle quali si potrebbe aprire un lungo dibattito, partendo dal fatto che i beneficiari primi di tale indotto sono categorie imprenditoriali che su Monza e la Brianza non hanno mai investito un centesimo di tasca propria, ne hanno tratto solo benefici e, anzi, visto che tanto hanno sempre “creduto” nel territorio, hanno spostato le loro rappresentanze istituzionali e camerali a Milano. Ma si sa, l’Autodromo è di tutti grande patrimonio (in perdita probabilmente pure quest’anno visto anche l’andamento del GP) in primis della Regione, poi dei Comuni e presto dell’ACI. Così per mantenere vivo il giochino di Ecclestone, non perdere questa moderna noiosa F1 e questo straordinario “attrattore” per il territorio, Pantalone deve pagare e non può chiedere manco sconti, altrimenti il simpatico vecchietto va a correre in Burundi e se ne fotte della leggenda di Monza.

Una provocazione inutile, che oggi non ha ragione alcuna, perché a Monza si correrà per altri tre anni per un totale di 68 milioni, non si è ancora capito se sono eurini o verdoni, ma oggi al cambio la differenza non è poi abissale. La firma del nuovo accordo avverrà a Londra forse a breve, in casa della FOM Formula One Management, la società di Bernie Ecclestone. Si sono impegnati venerdì scorso, mano sulla mano, stretti stretti, Mister B, il Governatore Maroni, il presidente ACI Sticchi Damiani e c’era pure Briantore, come amico di tutti, coinvolto nella trattativa per amicizia, dicono. Imola si è incazzata ma non ci frega. Il TAR dovrà dire la sua e pure l’UE e si vedrà a fine ottobre.

Conta invece un pochino il discorso riferito a dove prendono nell’immediato gli oltre 10 milioni di dollari che devono essere versati a Ecclestone per rispettare il contratto in corso, tenuto conto che l’incasso 2016 non pare proprio esaltante, con solo 485mila euro in più dell’anno scorso, annata già misera tant’è che il bilancio SIAS 2015 si era chiuso con un “rosso” di 1,4 milioni di euro.

Che vuoi che sia se poi sul podio i tedeschi Rosberg e Vettel ci fanno sapere che siamo “incredibili, i migliori del mondo”. Pooo-po-po-po-pooo-po…. saltiamo e cantiamo e dei “danè che fan danà” ce ne infischiamo. Lo spot di Nico e Sebastiano non ha prezzo e Bernie lo sa.

Carlo Gaeta 

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