Hanno percorso circa 30 km a piedi, sfidando il freddo della notte, per aprire l’Anno Santo del Giubileo della Misericordia con un segno forte di fede. Una cinquantina di giovani degli oratori di Vimercate e Burago, guidati dall’assistente don Marco Fusi, si sono messi in cammino nella tarda serata di lunedì e dopo aver raggiunto il santuario di Montevecchia verso le 4 del mattino, hanno concluso il pellegrinaggio attorno alle 8 di martedì, giorno dell’Immacolata al santuario della Madonna del Bosco di Imbersago. Un cammino penitenziale per scoprire la Misericordia, per ritrovarsi nella fede in questo anno giubilare, nella ricerca del messaggio di Cristo.
I giovani pellegrini si sono dati appuntamento lunedì alle 24 nel santuario della Madonna del Rosario a Vimercate ( chiesa penitenziale per questo giubileo) per un primo momento di riflessione e per affidare il loro cammino alla protezione della Madonna. Alle 0,22 Ilaria e Giada, fiaccola in mano, hanno iniziato il loro cammino per le strade della Brianza seguiti da 45 giovani, tutti delle scuole superiori, accompagnati dai loro educatori, da don Marco e da suor Marta. Il termometro segnava + 2 gradi, ma l’umidità e il freddo, già da questi primi passi si faceva sentire. Tra un canto, una decina del Rosario, una riflessione su Sant’Agostino, i giovani hanno raggiunto il santuario della Madonna del Carmelo a Montevecchia, dove hanno potuto godere di una buona tazza di the caldo e di un momento di relax.
Per tutto il percorso hanno potuto contare sull’assistenza del pulmino dell’oratorio Cristo Re di Vimercate, che, dotato di un potente lampeggiante a luce Led giallo, era anche una garanzia per l’incolumità dei giovani, degli educatori e del “don”.
Per non perdere il passo, i pellegrini hanno ripreso subito dopo il cammino verso la Madonna del Bosco, dove sono arrivati poco dopo le 7,30 di martedì, festa della Madonna Immacolata. Ad accoglierli un’alba meravigliosa, con i primi raggi di sole che illuminano il Resegone e le montagne attorno. La sottostante valle dell’Adda, ancora addormentata, nascosta da un leggero filtro di nebbia. Nel Santuario caro a Papa Giovanni XXIII, con i fedeli che da mezza Lombardia sono giunti sin qui per partecipare all’Eucarestia, e si sono ritrovati con diversi genitori che hanno sfidato il freddo per mostrare a tutti la solidità della loro fede, il loro credere nella Misericordia.
Prima della Messa il rettore padre Giulio Binaghi ha dato loro il benvenuto ricordando che si celebra il 50° della conclusione del Concilio Vaticano II fortemente voluto da Papa Giovanni. A celebrare l’Eucarestia don Marco e don Renzo Riva che nell’omelia si è soffermato sulla santità della Vergine fondata sul si a Dio Padre in ogni istante della sua vita.
Per don Marco quello vissuto nella notte appena trascorsa: “E’ un percorso che segna per i ragazzi, un inizio forte del Giubileo, percepito come un tempo speciale, un anno che sarà un’opportunità unica per incontrarsi con la Misericordia. Il cammino nella notte porta con sé il fascino di una esperienza particolare, presenta la fisionomia del pellegrinaggio, un percorso che ha in sé la gioia della partenza ma poi presenta presto l’ostacolo della fatica. I ragazzi si sono imbattuti nelle consuete tentazioni: la stanchezza e qualche affaticamento alle gambe che mettono nella testa la voglia di abbandonare, il freddo e il sonno della veglia che sembrano consigliare una sosta che rischia di diventare bandiera bianca, segno di resa; invece scoprono passo dopo passo che è possibile perseverare nel cammino lasciandosi accompagnare dagli amici, gustando l’ospitalità regalataci dai volontari del Santuario di Montevecchia, pescando in sé quelle energie migliori che lo Spirito ripone in ciascuno. La notte del Giubileo, così l’abbiamo chiamata, è stato solo l’inizio, una provocazione della Misericordia per gli adolescenti che sono affascinati in quanto giovani dalla notte: l’hanno attraversata camminando verso l’alba che attorno alla Madonna del Bosco ci ha sorpresi. Grazie ragazzi! Ora accusate la stanchezza e la fatica.. insieme al coraggio di accogliere proposte affascinanti!”.
Arianna, Sabrina, Davide, stanchi, con il sonno incombente, rivivono alcuni dei momenti di questo pellegrinaggio. “A Montevecchia – dicono – abbiamo avuto la possibilità di aprire il nostro sguardo sulla diocesi. Uno scenario indimenticabile”. Il momento più difficile è stato quello della Messa, dove la stanchezza per 8 ore di cammino si è fatta sentire. Tutti concordi nel paragonare il pellegrinaggio appena concluso al pari della camminata della vita, un percorso di fede con l’arrivo finale davanti a Gesù.
Pierfranco Redaelli