Editoriali & Opinioni

Diversi ma mai così vicini

Brianza Acque

Gli occhi puntati verso un cielo che non è il loro. Lo sguardo che scruta un orizzonte lontano. Alla ricerca, forse, di quelle praterie senza fine, delle nuvole dipinte di fuoco dal sole cocente e selvaggio, delle fronde ampie e rigogliose di quegli alberi secolari le cui radici affondano nella calda terra della foresta.

È lì che i maestosi mammiferi e i più grandi felini del nostro pianeta dovrebbero vivere. In quei luoghi dove la loro storia è iniziata ed è stata dipinta, come un quadro perfetto, studiato in ogni minima sfumatura e colore.

Diversi ma mai così vicini

Ecco perché quando penso alle creature incredibili, figlie del respiro della natura, che vivono oggi negli zoo, il mio cuore non può che battere al ritmo di due sentimenti contrastanti.

Da una parte mi sento totalmente rapita, come tutti i visitatori di questi enormi parchi natura, dal fascino che questi colossali esseri viventi suscitano in me. Non posso negare lo stupore e la meraviglia nell’osservare gli elefanti che si spruzzano a vicenda con la loro enorme quanto regale proboscide. Nell’avere il re della foresta, il leone, a un palmo di naso, tanto da poter ammirare le sfumature rosse e arancioni della sua criniera. La corona di un re.

Non posso che restare ammaliata e incantata dalla vista dei simpatici suricati che scavano gallerie nella terra davanti ai miei occhi. E che cercano il mio sguardo, bramosi di attenzione. Che si saziano della presenza di noi esseri umani tanto quanto dell’aria che respirano. Che si avvicinano al vetro che ci separa, unica barriera tra due specie viventi differenti che si stanno reciprocamente studiando, come se cercassero un contatto. Un contatto umano.

Diversi ma mai così vicini

E poi, quando la magia di questo scambio di vicinanze tra due esseri viventi figli della stessa madre terra si interrompe, non posso fare a meno di sentirmi colpevole. Colpevole in quanto parte di un’umanità che osserva questi animali incredibili ed estremamente intelligenti in un contesto naturale e vitale che non è il loro. E non posso che chiedermi se sia giusto. Se sia davvero la scelta migliore, l’unica che abbiamo, strappare queste creature alla loro vera natura per salvarle.

Diversi ma mai così vicini

Guardo il passo felpato e ammaliatore della tigre e mi chiedo se sia “naturale” strapparla alla sua indole da felino cacciatore, da predatore. Vedo le scapole del ghepardo muoversi ritmicamente sotto la sua maculata pelliccia, un corpo snello e sinuoso, perfetto nella sua eleganza, correre al di là della rete, saltare da un ostacolo all’altro creato appositamente dall’uomo per cercare di saziare la sua sete di avventura. E mi chiedo se non gli manchino quegli spazi sterminati in cui correre veramente. I rami robusti e lunghissimi degli alberi della savana sui quali saltare veramente. Mi domando se non gli manchi quell’istinto innato di sbandierare la sua lunga coda, un bilanciere naturale per il suo equilibrio durante la corsa.

Chissà se quel leone ha mai ruggito veramente. Se i rapaci che svolazzano nelle gabbie hanno mai spiccato un volo vero, innalzandosi nel cielo e lasciandosi sospingere dalle correnti del vento.

Diversi ma mai così vicini

Viviamo in un mondo strano.

Un mondo in cui salviamo le vite strappandole alla loro vera natura. Un mondo in cui gli amanti degli animali, i paladini della loro preservazione e sicurezza, si impegnano per creare nel nostro mondo una realtà a misura di grandi felini. Per ricostruire l’ambiente naturale di mille animali differenti, ma nello stesso identico luogo. Tutto pur di preservarli e di salvarli.

Che mondo strano il nostro. Un mondo in cui per salvare la vita a milioni di animali innocenti, si deve privarli della loro indole selvaggia e indomita. Perché la loro terra natia è ormai abitualmente presa d’assalto da barbari. Cacciatori e bracconieri. Uomini che umani non sono mai stati.

Diversi ma mai così vicini

È davvero un mondo strano, il nostro. In cui animali nati selvaggi, liberi e indomati hanno sentito la mancanza dell’essere umano durante la quarantena che ci ha costretti in casa per la nostra sicurezza. Non è un mondo strano questo? Mentre gli animali dei boschi al confine con le grandi città si riprendevano il possesso della natura e dei loro spazi, approfittando delle metropoli svuotate dalla presenza dell’uomo…nei parchi gli animali sentivano la nostra mancanza. Tutti, dai nobili felini, agli enormi mammiferi, ai piccoli roditori, passavano le giornate intristiti dall’assenza dell’uomo. Alla spasmodica ricerca di quegli occhi che li osservano curiosi e ammaliati. Svuotati dalla costante delle loro giornate.

Diversi ma mai così vicini

Restano così, sospese nell’aria queste mie riflessioni. Mentre, separati da un vetro, io e loro ci scambiamo sguardisguardi che dicono più di mille parole.

Francesca Motta

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