Club del Buongustaio MB: (da sinistra nella foto) Gisella Ceriello, Francesco De Giacomo, Vittorio Gatti, Franca Passoni, Gabriele Pirola, con Ettore Cucco (in primo piano) con alle spalle il figlio Manuel dell’Hostaria L’Angolo del Beato di Monza
Da ormai più di un anno il Club del Buongustaio di Monza e Brianza è tornato a far parlare di se – dopo il ritorno in pompa magna nei giorni della riapertura della Villa Reale di Monza a settembre 2014 – riproponendo la rassegna gastronomica che coinvolge alcuni locali tipici della Brianza. Qualche giorno fa i cultori della buona cucina locale, capitanati dall’esperto Vittorio Gatti, si sono dati appuntamento per la terza tappa della gara all’Hostaria L’Angolo del Beato, nel cuore di Monza, proprio davanti alla chiesa di San Gerardo nell’omonimo quartiere. In precedenza i giurati dal palato fino avevano toccato la Cascina Zappa di Vedano al Lambro e l’albergo-ristorante Roma Joker Fantello di Casatenovo.
Il concorso 2016, giunto alla 20a edizione, si articola su cinque prove d’autore calendarizzate nel secondo giovedì del mese. A maggio toccherà al Cenacolo dei Pittori di Besana Brianza e infine a metà giugno al ristorante La Piana di Carate Brianza. Come dire, alcuni dei santuari della cucina briantea con i loro “sacerdoti”, pronti a farti confessare ogni peccato di gola.
L’Angolo del Beato (il vecchio circolo della parrocchia rilevato del ’90 da Ettore Cocco, sardo trapiantato da tempo di fianco al Lambro) ha presentato un menù “leggero”, il linea con la tradizione, a base di antipasti brianzoli, con tanto di “mondeghino” (polpetta di carne, un tempo avanzata oggi bella fresca) avvolto nella foglia di verza, trifola di funghi misti, salame nostrano al coltello, torta pasqualina con verdurine di stagione, caponata e cotechino, risotto ai fegatini, manzo alla California (nulla a che vedere con lo Stato americano, bensì con la lavorazione e la cottura al latte che hanno origine nell’antica cascina che ha dato nome alla frazione di Lesmo in Brianza http://blog.giallozafferano.it/kissthecook/manzo-california-ricetta-lombarda/) e per finire torta paesana con al fianco una sorta di zuppa inglese; il tutto accompagnato da Chianti e Valtellina superiore docg, tanto per non farsi mancare nulla ed esaltare il gusto della cena.
I giurati (tra cui il sottoscritto, bontà loro) hanno espresso – più o meno lucidamente, vista l’abbondanza dei piatti e dei bicchieri – i loro voti sulla base di una scheda che valuta in trentesimi l’accoglienza, il piatto della rassegna (che ha nel risotto il filo conduttore), il secondo dello chef, il dessert e ovviamente l’intero menù proposto. L’esito finale lo conosceremo solo alla fine del tour che ha come obiettivo primario la rivalutazione della cucina briantea e lombarda.
La storia del Club del Buongustaio parte una quarantina di anni fa ad opera di Ugo Brambilla, purtroppo mancato nel 2012. Il simpatico ed effervescente Ugo diede vita alla prima edizione del concorso enogastronomico che, oltre a caratterizzare parte dell’attività pubblica del Club, portava alla luce le peculiarità della gastronomia del territorio, che rischiavano di perdersi sopraffatte dalle nuove tendenze e dalla nouvelle cuisine, poco avvezza ai piatti della tradizione e portata spesso ad una sperimentazione esasperata.
Dopo la morte di Brambilla, il sodalizio ha vacillato rischiando di finire nell’oblio, fin quanto ad alcuni ex soci non è venuta la brillante idea di ripartire con rinnovato slancio. Artefici della rinascita: Liborio Manasseri, siciliano, ex chef dell’Hotel de la Ville; Renzo Lucchiari, gastronomo monzese; Gisella Ceriello, imprenditrice; Eugenia Volpi, giornalista, presidente dell’Università Popolare Monzese; Francesco De Giacomi, architetto, ex presidente della Pro Monza; Gabriele Pirola, noto imprenditore del settore automobilistico. Sono stati loro a presentarsi a Vittorio Gatti, direttore della cooperativa agricola “Le donne della terra” che gestisce la mensa agricola della Scuola Agraria nel Parco di Monza, mettendolo davanti al fatto compiuto e alla “ghiotta” opportunità di diventare presidente dello storico sodalizio di buongustai. A Vittorio non è rimasto altro che dire il fatidico “si” mettendo a disposizione del club la sede presso il locale della scuola.
“Da settembre 2014 ad oggi il Club del Buongustaio è rinato, tornando a riproporre le sue iniziative – dice Gatti – con lo spirito e la passione di un tempo, con l’obiettivo di tenere sempre viva la nostra cultura enogastronomica, le nostre tipicità e antiche tradizioni culinarie, con un occhio di riguardo alle produzioni locali e alle nuove tendenze”.
Nel segno, insomma, del Bello e del Buono della nostra terra.
Carlo Gaeta