Il dottor Massimo Del Bene, direttore del Centro di chirurgia plastica ricostruttiva con la signora Mari (operata nel 2010 ad entrambe le mani) e il direttore generale dell’ASST di Monza Matteo Stocco
Il Centro di chirurgia plastica ricostruttiva, chirurgia della mano e microchirurgia dell’Ospedale San Gerardo dell’ASST di Monza, centro di secondo livello nella classificazione di Regione Lombardia nelle strutture ospedaliere per la traumatologia della mano e dell’arto superiore, recentemente è stato ancora una volta sugli scudi per la qualità e l’eccezionalità delle cure prestate: ha infatti assistito quattro pazienti con storie drammatiche alle spalle. Ad accoglierli ed operarli lo staff diretto dal dottor Massimo Del Bene, da tempo balzato alla ribalta delle cronache per alcuni interventi assolutamente straordinari, primo fra tutti quello di Carla Mari, sottoposta con successo ad un trapianto bilaterale nel 2010.
Tante le storie di queste ultime settimane, prima in ordine cronologico quella di A.M.D., 50 anni, originario del Bangladesh, aggredito il 22 luglio scorso all’interno del «Milan Bangla Sas», una piccola agenzia di viaggi, phone center e money transfer a Milano in via Petrella a 500 metri dalla stazione Centrale. In seguito ad un litigio, il suo aggressore gli ha amputato l’orecchio sinistro. Trasferito dall’ospedale Niguarda al San Gerardo, l’uomo è stato sottoposto ad un intervento di reimpianto microchirurgico. L’orecchio è stato posizionato, salvaguardando la cartilagine in maniera provvisoria, in attesa del definitivo riposizionamento. L’operazione è stata eseguita dai dottori Pierfrancesco Cadenelli e Pietro Delle Femmine.
Dalla Caritas di Como è invece arrivata la richiesta di aiuto per M.H., un ragazzo di 18 anni del Ghana. Si tratta di un profugo, arrivato con un barcone dalla Libia. Prima di arrivare in Italia è stato tenuto in un centro di detenzione per un anno e mezzo e torturato con lo scopo di estorcere soldi alla famiglia per la sua scarcerazione. Oltre alle torture psicologiche, il ragazzo è stato sottoposto ad una violenta serie di botte sulle mani che hanno distrutto tutte le ossa. Per lui è stato previsto un piano di recupero microchirurgico per il recupero della funzionalità di entrambe le mani.
Una storia analoga è quella di M.D., 20 anni, originario della Nigeria e arrivato all’ASST di Monza attraverso il Centro di Accoglienza di Lecco. Per un anno e mezzo è stato torturato in Libia. I suoi aguzzini gli hanno gettato addosso della benzina e poi gli hanno dato fuoco. Il ragazzo ha riportato una deformità post traumatica alle mani che non gli permette di articolare i movimenti, il viso deturpato, la retrazione del labbro e ustioni sparse sul torace e sul resto del corpo.
Il Centro della ASST di Monza funge anche da consulente per diversi ospedali della Lombardia. Tra questi l’ospedale Niguarda di Milano, dove Del Bene ha operato un profugo 18enne. A Ventimiglia, il ragazzo ha attraversato il confine francese attraverso il Fréjus. L’amico che era con lui però si è trovato in serie difficoltà nella neve. Così il 18enne non ha esitato ad aiutarlo riportando però il congelamento delle mani. La conseguenza è stata l’amputazione di tutte e 10 le dita.
“Interventi complessi, delicati e di successo come questi – sottolinea il direttore generale della ASST di Monza Matteo Stocco – portano il San Gerardo alla ribalta della cronaca, mettendo in luce i nostri professionisti che ogni giorno operano con competenza senza clamore. È così che anche l’ordinario diventa straordinario grazie ai nostri chirurghi”.
Tutte storie con cui ogni giorno l’équipe del dottor Massimo Del Bene deve fare i conti. “Eseguiamo circa 3mila interventi l’anno – racconta il primario – tra cui almeno 5/6 urgenze al giorno, senza contare le numerose consulenze in diversi ospedali della Lombardia. Il nostro staff è composto da 9 persone, reperibili 24 ore su 24, prevalentemente giovani, con un’età media molto bassa, circa 35 anni, il che fa ben sperare per il futuro della sanità lombarda. La ASST di Monza in questo già si contraddistingue, avendo un consolidato centro di chirurgia plastica ricostruttiva, chirurgia della mano e microchirurgia”.
Intanto tutto è pronto il prossimo obiettivo: il doppio trapianto di mano su M.F., un ragazzo di 25 anni, che sta concludendo l’iter di studio sulla fattibilità. Una storia che richiama quella di Carla Mari.