Per gli amanti del mitico scooter Piaggio da qualche tempo è operativo, insieme a numerosi altri in Brianza, il Vespa Club Monza i cui iscritti si ritrovano presso uno storico bar di via Michelangelo Buonarroti in zona San Donato, poco distante dallo svincolo per Brugherio. Nato agli inizi del 2010 per merito di una decina di appassionati, soliti darsi appuntamento presso il Cascina Cafè di via Alcide De Gasperi a Besana Brianza, frazione Montesiro, il gruppo è cresciuto col passare degli anni ed ora conta un nutrito numero di soci che tutti i mercoledì sera, alle ore 21, arrivano nel capoluogo brianzolo per discutere di motociclette, motori, itinerari, Vespe e vespini, scambiarsi opinioni ed organizzare eventi in tema.
E’ così entrato nel calendario eventi il Vespa Club Monza Aperitivo, simpatico incontro con gli amanti delle due ruote e, a gennaio dello scorso anno, la Befana Benefica Vespa Club Monza, con la partecipazione anche del Vespa Club di Gorgonzola e di Bergamo, con raduno in piazza Duomo a Monza.
Tutti conoscono ed amano la Vespa, modello di scooter della Piaggio, brevettato il 23 aprile del 1946, su progetto dell’ingegnere aeronautico Corradino D’Ascanio e divenuto popolarissimo in ogni parte del pianeta, con un’infinità di modelli prodotti di varie cilindrate e con l’apprezzamento di intere generazioni dal dopoguerra ad oggi.
Si tratta di uno dei prodotti di disegno industriale più famosi al mondo, nonché più volte utilizzato come simbolo del design italiano. La Vespa è stata esposta nei principali musei d’arte moderna, scienza, tecnica e trasporti di tutto il mondo e fa parte della collezione permanente del Triennale Design Museum di Milano e del MoMA di New York.
Sebbene la prima Vespa sia stata brevettata nel 1946, la sua storia può considerarsi iniziata due anni prima, con la presentazione del suo progenitore l’MP5 Paperino, così denominato in analogia alla Topolino, la prima auto a livello popolare. Questo mezzo, pur vagamente simile ai futuri modelli di Vespa, presentava un ampio tunnel centrale che gli conferiva un aspetto goffo, tanto da meritarsi l’appellativo di ‘brutto anatroccolo’. Il progetto fu, infatti, presto accantonato ed il modello non venne più prodotto e commercializzato.
Enrico Piaggio comprese che, per realizzare qualcosa di realmente innovativo, dovesse scegliere un progettista la cui mente fosse sgombera da ogni concetto costruttivo riguardante una motocicletta. Scelse, così, di affidarne la progettazione all’Ingegnere aeronautico Corradino D’Ascanio, progettista di alcuni modelli sperimentali di elicotteri e uomo che detestava le moto ed anche per questo ritenuta, quindi, la persona ideale per inventare qualcosa di completamente diverso.
D’Ascanio odiava dover scavalcare un mezzo a due ruote per sedersi sopra e, così, sfruttò le sue conoscenze di progettista aeronautico per creare la prima moto a scocca portante, priva di struttura tubolare in acciaio e, grazie a questo, mancante di tunnel centrale. Adottò una sospensione anteriore ispirata a quella dei carrelli per aerei e creò un motore concettualmente derivato da quelli d’accensione aeronautici. Spostò il cambio sul manubrio, ritenendolo molto più pratico da usare, coprì il motore con il telaio per rimediare alle frequenti perdite d’olio che macchiavano i pantaloni, aggiunse la ruota di scorta, in quanto la maggior parte delle strade dell’epoca erano in sterrato con i motociclisti costretti a frequenti soste per forature da rimediare con soluzione e toppe. Modellò la posizione di guida attorno al disegno di un uomo comodamente seduto su una poltrona, affinché la conduzione prolungata risultasse la meno affaticante possibile. Nacque, cos’,la prima Vespa.
L’origine del nome ‘Vespa’, divenuto in seguito famoso a livello planetario, rimane ancor oggi incerta. Secondo la versione più attendibile, questo sarebbe scaturito da un’esclamazione di Enrico Piaggio che, alla vista del prototipo, avrebbe esclamato la frase ‘Sembra proprio una vespa!’, sia per il ronzio del motore che per le forme della carrozzeria che, vista dall’alto, appariva somigliante all’insetto.
Il successo è subito travolgente, tanto che la Vespa finisce per apparire in svariati film, tra i quali Vacanze romane (1953), Quadrophenia (1979), Caro diario (1993), Il talento di Mr. Ripley (1999), American Pie (1999) e The Interpreter (2005). Di curioso interesse è anche una foto, fuori scena, di Charlton Heston e Stephen Boyd, in abiti storici, nel film Ben-Hur accanto ad una vespa VNA1T del 1959, facilmente riconoscibile dal manubrio scomponibile, utilizzata per gli spostamenti sul set.
I Vespa Club furono un importante veicolo promozionale per questo scooter. Prima in Italia e poi in tutta Europa si organizzarono raduni, gimcane e gare di regolarità riservate. Quelle di maggiore importanza nel nostro Paese furono Il giro dei tre mari e le 1000 km., con partenza ed arrivo nella stessa città ed in prova unica. Nel 1949 venne costituito il Vespa Club d’Italia per raggruppare i diversi gruppi scooteristici sparsi dal Piemonte alla Sicilia.
Nei primi anni epici, le 1000 km. si chiamavano ‘audax’, proprio per evidenziare le difficoltà del percorso rispetto al mezzo. Alcuni concorrenti, denominati ‘corsari’, non curanti del regolamento, che ne prevedeva la squalifica in caso di attuazione, facevano vere e proprie gare di velocità. Nel 1953 Ferdinando Nesti, un collaudatore della Piaggio, stabili il record alla incredibile media di 73,011 km/h.. Alla fine, fu disputato anche un vero e proprio campionato italiano, con prove di circa 200 km. in tutta Italia. La media oraria da tenere in queste prove, su strade aperte al traffico, era di 45 km/h.
Enzo Mauri