La Città di Brugherio rende onore e ricorda Filippo de Pisis, che per alcuni anni della sua travagliata vita, ha vissuto giornate più o meno felici, ma sempre intense per la sua arte pittorica, in questa cittadina alle porte di Monza. Il Sindaco di Brugherio Marco Troiano, inaugurando la mostra dal titolo “Filippo de Pisis. Il Colore e la Parola” ha ricordato come con questa retrospettiva, che resterà aperta al pubblico sino all’11 dicembre presso la galleria espositiva di Palazzo Ghirlanda: “Filippo de Pisis, dopo 20 anni torna metaforicamente a passeggiare per le vie di Brugherio, a dipingere degli scorci, a scrivere delle liriche in questa città che lo ha amato e accolto negli anni difficili della sua vita”.
A Brugherio c’è ancora qualcuno che ricorda questo grande protagonista del Novecento artistico italiano, che tutte le mattine si recava accompagnato al Bar Italia per comprare due Alfa e girava col cavalletto sottobraccio. Il grande pittore ferrarese, infatti, dalla fine del 1949 al marzo del 1956, ormai consumato da una lunga malattia, ha trascorso a Brugherio nella clinica Villa Fiorita (ora sede del palazzo Municipale) gli ultimi anni della sua vita. Aveva a disposizione la serra per potersi dedicare all’attività artistica, serra che oggi ospita il centro anziani e che porta il suo nome.
L’assessora alla cultura Laura Valli ricorda che questa mostra:“E’ l’evento più prestigioso del ricco calendario di iniziative pensato per festeggiare i 150 anni di fondazione del Comune. Una retrospettiva che intende restituire alla città un pezzo delle sue radici, rappresentando l’origine della vocazione artistica di Brugherio; il giusto tributo a questo artista di rara sensibilità, notissimo per la sua produzione pittorica, ma anche coltissimo uomo di lettere e autore di testi e poesie di straordinaria intensità, di cui quest’anno ricorre il 120° della nascita e il 60° della morte. Tutto ciò è per la nostra città motivo di grande importanza e orgoglio”.
Accanto a una ventina di bellissimi dipinti, tutti autenticati dall’Associazione de Pisis, sono esposti manoscritti originali, edizioni coeve di poesie, stralci dai suoi testi e alcune sue riflessioni scritte, in un gioco continuo di rimandi tra parola e colore, tra liriche e pittura, che ne racconteranno l’opera e la vita e sottolineano la sua importanza a livello internazionale.
La mostra, voluta dall’Amministrazione comunale e curata dall’associazione Heart Pulsazioni Culturali, vuole far luce sull’artista e sull’uomo de Pisis accostando alla sua nota opera pittorica quella letteraria e poetica. “Il taglio della mostra, diversamente dall’ultima che il Comune ha dedicato vent’anni fa al grande artista e che si concentrava sul periodo brugherese – ricorda l’assessora Valli – è quello di restituire al pubblico la sua immagine a tutto tondo: il de Pisis pittore delle avanguardie novecentesche, il dandy con ghette, monocolo e pappagallo sulla spalla, il gioioso mattatore dalla dialettica raffinata, l’omosessuale, il botanico, il coltissimo poeta e letterato. Quello che vorremmo fosse colto è proprio che, in de Pisis, arte e vita erano due espressioni della stessa sensibilità e che i suoi occhi erano il mezzo attraverso il quale la Bellezza irrompeva con gioiosa prepotenza nella sua anima, tanto che per lui diventava insopprimibile l’urgenza di tradurla immediatamente sulla tela, prima che svanisse. Perché quegli occhi ammalati di colore, gli dicevano che quella bellezza, afferrata nell’attimo preciso in cui si manifesta, un attimo dopo è destinata a corrompersi e a morire. La vita di de Pisis è essa stessa un’opera d’arte, che ci racconta di un uomo dall’anima libera e intatta, capace di stupirsi davanti al mistero che palpita in ogni aspetto della vita e di sapercelo straordinariamente mostrare attraverso i colori e le parole”.
Filippo de Pisis, Luigi Filippo Tibertelli, era nato a Ferrara nel 1896. Dopo aver frequentato l’Università di Bologna, nel 1916 pubblica i Canti della Croara. Conosce De Chirico, Savinio, Carrà, militari a Ferrara, tre artisti che influenzeranno la sua pittura. Sin da subito nelle sue opere si firma Filippo de Pisis recuperando una parte decaduta del suo cognome di famiglia. Il suo primo importante impatto con la pittura è nel 1923. Poi il passaggio a Parigi, il ritorno a Milano, poi a Venezia. Nel 1948 i sintomi della malattia di cui soffrirà per tutto il resto della sua esistenza. Nel 1949 il primo ricovero alla villa Fiorita di Brugherio, dove, escluso brevi intervalli, rimarrà fino alla morte, un calvario che si conclude il 2 aprile 1956.
Pierfranco Redaelli