Motori

Arturo Merzario festeggia 75 anni da campione

Brianza Acque

75 candeline per Arturo Merzario, pilota comasco, mitico alfiere della Ferrari, Alfa Romeo, Abarth ed Osella, per citare solo le Case più note che lo hanno ingaggiato e costruttore, sul finire degli anni Settanta, dell’omonima monoposto di F.1.

In piena forma, dopo aver partecipato, come ospite opinionista fisso alla trasmissione televisiva ‘Paddock’ sulla Sei TV, canale 86 del digitale terrestre, Arturo, per l’anagrafe Arturio Francesco sino a sette anni fa,  per un errore di trascrizione all’atto della nascita, taglia la classica torta con amici e familiari.

L’ennesima sua stagione agonistica è alle porte (da qualche anno gareggia, per lo più, con vetture storiche, con un occhio di riguardo per le inseparabili Alfa Romeo) e noi, nell’attesa, ci cimentiamo nel ricordare le tappe sportive più significative di questo stravagante e fortissimo pilota lariano, nato a Civenna, a due passi dal Ghisallo, l’11 marzo 1943, sposato dal 1964 con la bionda ‘Mami’, che gli ha dato due figli ed ancor oggi in piena attività nel mondo dei motori. Il ‘fantino’, come molti lo avevano soprannominato nell’ambiente automobilistico, per il suo fisico asciutto e per la statura bassa, ha da pochissimi anni festeggiato anche le ‘nozze d’oro’, sia, in famiglia, con la moglie che, in pista, con le auto da corsa.

Arturio Merzario, la storia del grande “fantino” della F1

La passione per le auto sportive in casa Merzario è ben nota in tutta la Brianza. Il padre Ugo, affermato costruttore edile, con case e villette fatte sorgere in ogni angolo disponibile da Erba a Bellagio, fra le diverse macchine possiede anche una Ferrari, mentre i due figli scorazzano intorno al lago a gran velocità con una spider Alfa Romeo ciascuno. E proprio sulla sua Duetto rossa fiammante, il fratello di Arturo trova la morte, giovanissimo, in un drammatico incidente stradale durante il servizio militare. Il tragico evento mette in ginocchio la famiglia, ma non placa minimamente la voglia di correre di Arturo.

Prima gara in assoluto a 19 anni, proprio all’autodromo di Monza, da privato, il 14 ottobre 1962 con una Alfa Romeo Spider Veloce di serie, la stessa che usava tutti i giorni per andare in giro sulle strade comasche, con tanto di hard top, autoradio e mangiadischi, nella Coppa FISA, conclusa con un onorevole ottavo posto contro avversari del calibro di Bandini e Baghetti e contro vetture già particolarmente agguerrite, come le Alfa Romeo Giulietta SZ. Da quel lontano pomeriggio autunnale d’inizio anni Sessanta sulla pista brianzola, si sono susseguite circa 1600 partenze in gare titolate, delle quali 57 nei Gran Premi iridati di F.1, dal 1972 al 1979 con monoposto Ferrari, Iso Ford, Williams Ford, Copersucar Ford, March Ford, Shadow Ford e Merzario Ford e 11 punti conquistati  complessivamente nel campionato mondiale.

Arturo Merzario, quella volta che tirò fuori Lauda dalla Ferrari in fiamme

Arturo Merzario al volante della Ferrari 312 PB nel mondiale Marche 1973

Con l’Abarth giunge secondo nel 1969 nel Campionato Europeo della Montagna, primo nella categoria Sport. Nel 1972, con una Ferrari 312P, vince la Targa Florio in coppia con Sandro Munari e la 1000 Km di Spa con Brian Redman, consentendo alla Casa di Maranello, grazie anche a brillanti piazzamenti nelle altre gare iridate, di aggiudicarsi il Campionato Mondiale Marche. Come pilota ufficiale Osella-Abarth conquista, nello stesso anno, il Campionato Europeo Sport 2000. Nel 1975, alla guida dell’Alfa Romeo 33, torna ad imporsi nel Campionato Mondiale Marche, vincendo le gare di Digione, Monza, Enna, Nurburgring e la Targa Florio in coppia con Nino Vaccarella. L’anno seguente, al Nurburgring, nel GP di Germania di F1, passa alla storia per aver estratto dalle fiamme della sua Ferrari, distrutta in una drammatica uscita di pista, il pilota Niki Lauda, praticandogli sul posto la respirazione bocca a bocca e salvandogli in pratica la vita. Nel 1977, in squadra con Vittorio Brambilla, porta l’Alfa Romeo nuovamente al primo posto nel Campionato Mondiale Marche. Nel 1985, dopo la poca edificante esperienza da costruttore in F.1, costatagli una montagna di quattrini, Arturo Merzario vince il Campionato Italiano Prototipi con una Lucchini-Alfa Romeo.

Merzario con l’Alfa Romeo 33TT12 nel 1975

Negli Anni Novanta, smaltito il bruttissimo incidente di Magione del 1991, con svariate fratture riportate agli arti inferiori, il comasco continua a gareggiare nel Campionato Italiano Prototipi e nel 1995, all’età di 53 anni, disputa, su richiesta della Maserati, il ‘Trofeo Ghibli Open Cup’, contendendo  a Denny Zardo, in giro per il mondo, la vittoria sino all’ultima tappa. Seguono vittorie nell’International Sport Racing Series con la Centenari-Alfa Romeo e nei campionati GT italiani ed esteri, al volante di vetture Ferrari e Porsche. Nei primi anni Duemila, Arturo si cimenta in combattutissimi trofei monomarca, quali quelli di Mazda,  Mini Cooper, Nissan e Lotus, dedicando sempre più tempo e passione anche alle auto storiche, con un occhio di riguardo all’Alfa Romeo, per la quale porta in pista in Italia ed all’estero i modelli più prestigiosi del passato, vedendo spesso per primo la bandiera a scacchi.

Arturo Merzario, una carriera tutta rossa tra Ferrari e Alfa per il cow-boy di Civenna

Nel 2010 viene eletto Presidente onorario della Scuderia del Portello, che si dedica alla conservazione e preparazione dei modelli sportivi e storici dell’Alfa Romeo da presentare sulle piste del mondo. Da qualche anno ecco, poi, farsi strada la ‘Merzario Academy’, una vera e propria scuola di pilotaggio, con sede a Lipomo, in via Provinciale per Lecco. Si tratta di una struttura con consolidata esperienza nel mondo ‘racing’, costruita attorno alle figure dell’irriducibile pilota comasco e di Paolo Meroni, altro driver di F.3 e vetture GT, da più di vent’anni al suo fianco, per far apprendere, in tutta sicurezza, ai partecipanti le tecniche di una guida sportiva all’insegna del divertimento, sulle più qualificate piste italiane. In uso due Ferrari 360 F1 GT3, messe a disposizione dall’Officina Autorizzata Ferrari ‘Rosso Monza’ di Concorezzo, con motore V8 a 5 valvole per cilindro da 400 cavalli, a trazione posteriore, con telaio in alluminio per un peso complessivo di solo 1170 chilogrammi, preparate in assetto corsa, con pneumatici racing e cinture a quattro punti. Al termine della giornata, a ricordo dell’evento, a tutti i partecipanti viene donata una foto di gruppo autografata dalla ‘leggenda vivente del motorismo’, Arturo Merzario, famoso in tutto il mondo per le brillanti prestazioni con ogni tipo di macchina, per le sue straordinarie vittorie iridate con i prototipi Ferrari, Alfa Romeo ed Osella, ma anche per i suoi immancabili cappelli da cow-boy sponsorizzati, che ormai lo accompagnano inseparabilmente da più di cinquant’anni.

Arturo e Niki se la ridono ricordando il tragico rogo del Nurburgring ’76 quando l’austriaco portò a casa la pelle grazie al provvidenziale intervento del coraggioso pilota comasco che lo portò in salvo dalla sua Ferrari in fiamme dopo una sbandata e un urto

Con il commendator Enzo Ferrari il driver di Civenna aveva un rapporto eccezionale e, cosa riservata a pochi eletti, poteva permettersi di dargli del tu e di fumare anche una sigaretta in sua presenza. Il ‘Drake’ gli voleva bene e lo stimava perché in pista dava sempre il massimo, non aveva paura di niente ed era sempre sincero nel giudicare, anche con le dovute critiche, la macchina.

Merzario ha avuto un ruolo determinante nella vita di Niki Lauda, estraendolo dalla sua Ferrari in fiamme al Nürburgring, il primo agosto del 1976, ma, in “Rush”, il film del 2013 di Ron Howard, che ha ripercorso il grande duello della stagione 1976 tra il pilota austriaco ed il rivale James Hunt, neppure si accenna al coraggioso salvataggio. Il dovuto merito, per motivi misteriosi, cinematograficamente non è stato riconosciuto ad Arturo. Il pilota comasco però non se l’è presa più di tanto. Quella di Howard, del resto, è solo una sorta di fiction, con tanta fantasia e finzione. Lui, invece, negli Anni Settanta rischiava veramente la vita ad ogni Gran Premio e sa per certo, avendo vissuta la drammatica vicenda di Lauda da co-protagonista e, in un certo senso, da eroe, cosa è realmente successo intorno alla Ferrari del pilota austriaco, avvolta dal fuoco, sul mitico tracciato tedesco in quella tragica domenica d’agosto. Tanti Auguri Arturo.

Enzo Mauri            

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